Giovedì pomeriggio a Coverciano non sono stati interrogati. Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali hanno ricevuto gli avvisi di garanzia e gli sono stati sequestrati telefonini e tablet, poi hanno lasciato il ritiro della Nazionale. Sono i due calciatori finora coinvolti insieme a Nicolò Fagioli nell’inchiesta della Procura di Torino sulle scommesse illegali. È questa infatti l’accusa che viene contestata sia la centrocampista della Juventus che a Zaniolo e Tonali. Dal punto di vista della giustizia sportiva, però, il punto è un altro: hanno scommesso su partite di calcio? Su questo punto, scrive La Gazzetta dello Sport, Nicolò Zaniolo parlando con entourage, familiari e con il direttore sportivo dell’Aston Villa Monchi è stato chiaro: avrebbe giocato solo a blackjack. Secondo Repubblica, anche Tonali ha fornito la stessa versione: “Giocavamo delle partite a poker e a blackjack“.

La linea difensiva dei due calciatori quindi sarebbe questa: ammettere di avere giocato su piattaforme illegali – rischiano un’ammenda fino a 516 euro – ma “mai sul calcio”. Quindi evitare una sanzione dal punto di vista sportivo, in altre parole una squalifica. Infatti, il codice di giustizia sportiva all’articolo 28 vieta ai tesserati le scommesse “che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della Figc, della Fifa e della Uefa“. Se le attività di Tonali e Zaniolo sulle piattaforme illegali riguardassero solo poker e blackjack, la Procura federale non avrebbe nulla di cui occuparsi. Rimarrebbe ovviamente il profilo penale, perché avrebbero utilizzato siti non provvisti di regolare concessione statale. Per verificare la loro posizione, però, saranno cruciali gli esami sui cellulari dei due calciatori.

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