È sul gas che per ora si ripercuotono con maggiore forza gli effetti degli scontri tra Israele e palestinesi. Dopo il + 16% messo a segno ieri sul mercato di Amsterdam, che fa da riferimento per gli scambi europei, la salita prosegue anche oggi. Le quotazioni sono ormai sopra i 46 euro per megawattora, un valore che non si vedeva da fine agosto. Ieri Israele ha ordinato la chiusura del suo giacimento di gas Tamar, nel mar Mediterraneo, gestito dalla statunitense Chevron, citando problemi di sicurezza. Lo stop comporta una diminuzione delle esportazioni di circa il 20% verso Egitto e Giordania. Un “vuoto” che complica la ripresa delle esportazioni di gas liquefatto egiziano, interrotte durante l’estate. L’Italia è particolarmente vulnerabile a queste dinamiche vista la sua dipendenza dal gas da cui proviene circa il 40% dell’energia prodotta nel paese. Le minori forniture dalla Russia sono state compensate ricorrendo al più costoso gnl (principalmente da Usa e Qatar) e ad un incremento dei flussi dall’Algeria, oggi primo fornitore dell’Italia. Algeri è però vicina alla causa palestinese e non nasconde simpatia per Hamas.

Meno violento, per ora, l’impatto della crisi sul petrolio. Israele non è un produttore di greggio significativo ma lo sono i paesi circostanti Il greggio ieri è risalito di circa il 3% fino ad 88 dollari al barile ma stamane è in calo dello 0,5%. Dopo i fatti in Israele “ovviamente stiamo monitorando tutti gli sviluppi da tutte le possibile angolazioni. Abbiamo visto i report di aumenti dei prezzi del petrolio e del gas e questo è ovviamente qualcosa che stiamo tenendo d’occhio”, ha detto il portavoce della Commissione europea Eric Mamer. Il presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia afferma: “L’Italia è a rischio con l’80% di approvvigionamento energetico estero (petrolio e gas). Già evidente il panico sui prezzi internazionali di benzina e gasolio con ricadute sul costo delle bollette. Attenzione alle parole su Iran e Qatar, salvaguardiamo la sicurezza dei gasdotti e dello Stretto di Hormuz”.

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