“Gli indicatori congiunturali più recenti suggeriscono per i prossimi mesi il permanere della fase di debolezza dell’economia italiana”, lo afferma il presidente facente funzione dell’Istat Francesco Maria Chelli in audizione parlamentare sulla Nadef. “Lo stimolo agli investimenti fornito dalle risorse del Pnrr dovrebbe manifestarsi più compiutamente a partire dal 2024; la realizzazione di investimenti pubblici e riforme previste dal Pnrr sarà oltremodo rilevante per il raggiungimento degli obiettivi di crescita previsti dal governo”, ha aggiunto Chelli spiegando poi che AAl netto dell’andamento dei fattori esogeni internazionali, elementi di freno alla crescita sono legati anche a condizioni di accesso al credito più rigide per famiglie e imprese e al lento recupero del potere d’acquisto delle famiglie“. Dalle tabelle fornite dall’Istituto di Statistica emerge che “Le retribuzioni reali sono tornate sotto i livelli del 2009. Per la straordinaria crescita dei prezzi nel 2022, la differenza tra l’aumento dell’inflazione e quello delle retribuzioni contrattuali sull’intero periodo (2009-2023) è stato pari a 12 punti percentuali. La differenza di crescita tra salari e prezzi varia nei diversi settori: passa dai 4,1 punti per l’agricoltura e 4,7 punti per l’industria, dai 13,6 punti per i servizi privati ai 19,5 punti per la pubblica amministrazione. La perdita di potere di acquisto è fotografata anche da altri dati. A settembre degli oltre 400 beni aggregati utilizzati dall’Istat per calcolare l’inflazione “oltre il 58% evidenzia un incremento dei prezzi, sulla media del 2019, uguale o superiore al 10%. Di questi, oltre la metà è rappresentato da generi alimentari“, scrive l’Istat.

Banca d’Italia conferma che “I rischi che gravano sull’attività economica sono elevati e orientati al ribasso. Le tensioni geopolitiche – legate sia al conflitto in Ucraina sia ai feroci attentati dei giorni scorsi in Israele – generano forte incertezza circa le prospettive di crescita. Queste ultime potrebbero risentire anche dell’indebolimento dell’economia cinese e, nell’area dell’euro, di una trasmissione particolarmente intensa della stretta monetaria, con un ulteriore irrigidimento delle condizioni di offerta del credito“. Sergio Nicoletti Altimari della Banca d’Italia prosegue affermando che “Il quadro macroeconomico prefigurato nella Nadef è nel complesso plausibile anche se leggermente ottimistico, in particolare alla luce dei più recenti sviluppi interni e internazionali. Permangono, per l’attività produttiva, non trascurabili rischi al ribasso”.

È stato ascoltato anche il presidente del Cnel Renato Brunetta. “Per i prossimi anni scordiamoci qualsiasi manovra di bilancio espansiva: questo è l’altro quadro che viene fuori” dalla Nadef, ha affermato. Brunetta ha aggiunto che “Tassare gli extraprofitti non è una bestemmia, quando questo aumento dei profitti degli istituti bancari è dovuto ad un aumento forzato dei tassi di interesse a fini anti-inflazionistici. Quanto getta non lo so, posso solo dire, da presidente del Cnel e da economista, che i policymakers hanno tutto il diritto di intervenire: lo aveva avuto Draghi con l’energia, lo ha avuto Meloni su questo. Siamo nel campo delle esogene straordinarie, una tassazione di riequilibrio si giustifica assolutamente”. Brunetta criticato poi le politiche della Banca centrale europea spiegando che “I tassi di interesse potevano salire prima e con minore intensità: sappiamo tutti che la Bce ha preso coscienza della situazione con ritardo (diceva ‘sarà una fiammata, finirà prestò) e quindi non ha messo in campo alcuna azione di contrasto e quando si è accorta” della situazione “ha recuperato il ritardo aumentando il dosaggio”.

La Corte dei Conti segnala come “Il perdurante stato di incertezza del quadro generale, economico e finanziario, colloca ora la posizione debitoria del nostro Paese su un sentiero molto stretto; ne consegue la necessità di un attento monitoraggio affinché la pur modesta riduzione del rapporto debito/Pil programmata per il prossimo triennio sia effettivamente conseguita”. Il quadro tendenziale descritto nella Nadef “delinea spazi molto stretti sia per confermare e mantenere gli obiettivi di rientro, seppur graduale, del debito, sia per onorare gli impegni assunti con il Pnrr. Esso si fonda su una previsione di spesa nei principali comparti molto contenuta. Se appare, infatti, corretto l’implicito richiamo in tutte le aree dell’azione pubblica ad un più attento utilizzo delle risorse, vanno considerati i rischi di ulteriore ricorso a maggiore indebitamento”, ha detto il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino.

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