I risultati delle elezioni regionali in Assia e Baviera dicono che i governi regionali sono stati confermati, con uno schiaffo a metà legislatura alla coalizione del cancelliere Olaf Scholz. In Assia la Cdu si conferma con il 34,6% (+7,6% rispetto al 2018) e la AfD diventa il secondo partito 18,4% (+5,3%). Le forze di governo perdono: Spd 15,1% (-4,7%), Verdi 14,8% (-5%) e FdP entra nel Landtag per il roto della cuffia col 5% (-2,5%). Invece i Linke si dimezzano, raggiungono solo il 3,1% e spariscono dal parlamento regionale. Il governatore Boris Rhein (Cdu) può scegliere se sommare ai suoi 52 seggi i 22 dei Verdi, per continuare la coalizione con loro, o preferire un’alleanza con la Spd che porterebbe un seggio in più. In Baviera la Csu si conferma primo partito col 37% (-0,2%) seguita dai Freie Wähler con il 15,8% delle preferenze (+4,2%), in ascesa nonostante l’affaire del volantino antisemita distribuito al liceo dal suo capo Hubert Aiwanger. Una crescita che blocca l’avanzata della AfD col 14,6% (+4,4%) al terzo posto conteso dai Verdi col 14,4% (-3,2%), che sono gli unici a costituire un blocco importante a sinistra, essendo scesa ancora la Spd con l’8,4% (-1,3%). Escono dal Landtag i liberali della Fdp 3% (-2,1%) e la percentuale ai Linke non è neppure registrata. In seggi significa: 85 CSU, 37 FW, 32 rispettivamente AfD e Verdi e 17 SPD.

Indubbiamente le urne consegnano una Germania che va più a destra. In Baviera l’esito è estremo con Csu, FW e AfD, tre partiti dal conservatore alla destra populista, che da soli prendono quasi tre quarti dei seggi. Innegabile la volontà di punire il “semaforo”, la coalizione che governa a Berlino: i calcoli sulle stime di migrazione dei voti evidenziano che la AfD, oltre a guadagnare da quanti non votavano prima, ha conquistato voti anche da ex elettori dei partiti della maggioranza (Spd, Verdi, Fdp). La crescita del partito blu è quindi da leggersi anche come voto di protesta. L’AfD si afferma però pure nella Germania occidentale come effettivo contraltare alle politiche di difesa climatica ed al supporto alla guerra in Ucraina del governo e cessa di essere solo fenomeno della ex DDR. Visto il suo nocciolo antidemocratico – basti citare come nel 2019 i deputati blu lasciarono il Landtag bavarese quando veniva ricordata la Shoa – il fatto che accede col voto così in grande stile anche nei Parlamenti regionali di Monaco e Wiesbaden desta inquietudine, soprattutto tra gli altri partiti.

La AfD cavalca le paure: una volta erano i vaccini contro il Covid, adesso principalmente i migranti. Il problema non ha le dimensioni del 2015, ma a fronte delle diffuse ansie di declino socioeconomico è visto adesso da tutte le forze politiche come il più urgente, appunto per togliere terreno di crescita alla protesta prima delle prossime elezioni tra giugno e settembre 2024 in Sassonia, Brandeburgo e Turingia, roccaforti della AfD. Il governo ha accelerato i respingimenti e si è attivato con successo per una soluzione europea, ma è corso ai ripari in ritardo aumentando solo poco prima del voto i controlli tra Repubblica Ceca e Polonia. Il presidente della Cdu Friedrich Merz ha cercato di cavalcare il tema con toni populisti, che gli sono valsi critiche tra le sue stesse fila e una richiesta a procedere penalmente per istigazione all’odio da un’esponente dei Linke.

Boris Rhein in Assia ha vinto invece grazie a toni moderati e senza demonizzare i Verdi. Pur approfittando dell’insoddisfazione per la litigiosità del “semaforo” e il varo difficoltoso della legge sul rinnovo dei riscaldamenti, il governatore dell’Assia non ha dimostrato i tentennamenti di Merz verso la AfD e ha evitato di propalare che i migranti vengano in Germania per approfittare delle cure dentistiche a scapito dei tedeschi (concetto espresso da Merz, ndr). Si inserisce, come constatano Konstantin Kumpfmüller e Wenke Börnsen della Ard, sulla scia di Daniel Günther in Schleswig-Holstein ed Hendrik-Wüst in Nord-Reno Vestfalia, una nuova guardia di primi ministri regionali nella Cdu con esperienza di governo con i Verdi. Sarà da vedere tuttavia se Markus Söder in seguito alla flessione della Csu (il peggior esito dal 1950) possa vedersi preclusa la corsa alla futura candidatura per la Cancelleria. I FW sono peraltro, insieme alla AfD, gli unici vincitori in Baviera; delineandosi quasi come una AfD light potrebbero offuscare la Csu alle europee, vista come troppo poco conservatrice.

Queste elezioni rischiano poi di riaccendere gli screzi nel tripartito di governo. I Liberali dopo aver già perso terreno in Bassa Sassonia, Schleswig-Holstein, Nord-Reno Vestfalia, Berlino e Brema escono dal Landtag anche in Baviera e lottano per restare in quello dell’Assia, dovranno perciò fare valere al proprio elettorato la conquista di risultati per giustificare la loro permanenza nella coalizione. Questo costringerà i Verdi a dover accettare ancora dei compromessi. Se ne sono avuti i sentori già ad urne chiuse nelle reiterate accuse del segretario generale della Fdp Bijan Djir-Sarai di avere bloccato per lungo tempo un accordo sui Paesi considerati sicuri verso cui poter procedere ad espulsioni. I Verdi accusano poi il freno della disponibilità della popolazione ad accettare compromessi per il clima a fronte delle incertezze economiche, venendo visti come “partito dei divieti”. La Spd d’altro canto non ha perso solo le tornate elettorali, ma ha anche messo in gioco la credibilità della ministra degli Interni, lasciando che Nancy Faeser si candidasse in Assia. Il gruppo parlamentare socialdemocratico per contro da tempo vuole dare un’impronta più marcata nella coalizione, tra l’altro ha già contraddetto la linea di Scholz sfavorevole ad un tetto al prezzo dell’energia industriale.

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