Nelle ultime settimane non trova pace lo stato brasiliano di Amazonas, che sta affrontando la più grande siccità mai registrata nella sua storia, infrangendo tutti i record segnati precedentemente nella regione. La crisi è iniziata a fine settembre e molti cittadini residenti nei villaggi vicino ai grandi fiumi rischiano di rimanere isolati e privi di beni di prima necessità. All’origine, secondo quanto afferma l’istituto nazionale di meteorologia brasiliano (Inmet), è il passaggio del Niño, un fenomeno naturale che si presenta ciclicamente in media ogni cinque anni e riscalda sensibilmente le acque del Pacifico con conseguenze sempre più devastanti per gli ecosistemi terrestri e marini a causa del cambiamento climatico, che ne estremizza gli effetti. I principali effetti prodotti dal Niño, oltre ad un aumento significativo dei livelli medi di temperatura, sono l’interruzione dei modelli di circolazione delle correnti marine e delle masse d’aria, con conseguenze sull’intero globo. Il precedente record storico di siccità nello stato di Amazonas risale al 2015-2016, proprio in virtù delle ripercussioni del passaggio del Niño nella regione.

A lanciare l’allarme, lo scorso 25 settembre, è stato il governatore dello Stato Wilson Lima, che ha dichiarato di non “aver mai visto nulla di simile” nel territorio da lui governato. In un incontro a Brasilia con il ministro dell’ambiente Marina Silva, è stato quindi deciso l’invio di aiuti umanitari verso la regione da parte dello stato centrale. L’aspetto critico principale riguarda la distribuzione di beni di prima necessità, che in Amazonas avviene di norma quasi esclusivamente per via fluviale, una rete logistica che in questo momento rischia di andare fuori uso a causa della portata nettamente inferiore ai livelli medi stagionali di diversi fiumi strategici della regione. Secondo quanto dichiarato dalla protezione civile di Amazonas e dalla minisra Silva, sono in totale “56 su un totale di 62 i municipi colpiti dall’emergenza”, zone in cui risiedono 111mila persone che corrono rischi concreti nella “fornitura di cibo, acqua potabile, nonché di prodotti per l’igiene e medicinali”, mentre 55 sono i comuni dove è già scattato ufficialmente lo stato d’emergenza.

A causa della penuria d’acqua inoltre, nello stato di Amazonas e in tutto il Brasile potrebbe anche verificarsi un calo di fornitura di energia elettrica. La centrale idroelettrica di Santo Antônio, la quarta più grande del paese, con una capacità media installata di 2.424,2 megawatt di energia, è stata eccezionalmente interrotta a causa della scarsa portata del fiume Madeira. Il corso d’acqua in questi giorni sta infatti riscontrando un calo della propria portata del 50% e la compagnia che gestisce la centrale ha fatto sapere che “sebbene l’impianto abbia una notevole importanza per il sistema elettrico, durante il periodo di magra del fiume Madeira il suo funzionamento avviene con una produzione ridotta può essere fermato se vengono raggiunti i limiti operativi delle unità di generazione”.

Non sono però solo le persone a subire le conseguenze della siccità. Le alte temperature dell’acqua, che ha toccato il livello record di “39 gradi Celsius”, potrebbero inoltre essere all’origine della moria di pesci e delfini che si è registrata nello stato negli ultimi giorni. L’Istituto Mamirauà, un centro di ricerca finanziato dal ministero della Scienza brasiliano, ha segnalato la morte di oltre cento esemplari di delfini e tucuxi nel lago Tefé in una sola settimana, pari al 5% dell’intera popolazione della specie. Un numero del tutto anomalo, che fa ipotizzare che le cause siano da ricercarsi in una serie di fattori legati alle elevate temperature e allo scarseggiare di acqua. Seppur sia ancora presto per concludere con certezza che gli eventi siano connessi, Miriam Marmontel, ricercatrice presso Mamirauà, ha dichiarato di avere “l’impressione che ci sia qualcosa nell’acqua legato ovviamente all’estrema siccità, alla bassa profondità dei fiumi e, di conseguenza, al riscaldamento delle acque”.

Ciò che rende ancora più drastico lo scenario, sono poi le previsioni del Centro di monitoraggio e allerta per i disastri naturali del governo federale del Brasile (Cemaden), che senza mezzi termini ha fatto sapere che “le alte temperature unite alla siccità potrebbero prolungarsi fino all’inizio del 2024”, aumentando drasticamente il numero di comuni e di persone colpite dalla difficoltà di approvvigionamento, compromettendo l’accesso all’acqua e favorendo il rischio di incendi. La situazione quindi potrebbe precipitare nelle prossime settimane e, solo nello stato di Amazonas, il governo stima che potranno essere fino a “500mila le persone colpite” nel corso del mese di ottobre per cui saranno necessari vasti interventi di assistenza umanitaria.

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