Non è precisamente un benvenuto a Nicola Gratteri quello della giunta della Camera penale napoletana. Anzi. Gli avvocati penalisti hanno rivolto al neo-procuratore capo un comunicato sintetizzabile col titolo: “Auguri di buon lavoro, ma avremmo preferito un altro dal profilo meno militare”. Clonando nel corpo del testo le note critiche espresse in passato dell’avvocatura calabrese, spesso protagonista di scontri con il capo della Procura di Catanzaro, accusato di “innegabili torsioni avvenute, specie nei processi di criminalità organizzata, nei vari tribunali della Calabria”. Ospite della rassegna “Sorrento d’autore” – un format dell’agenzia Vis Factor – e sollecitato ai penalisti a margine dell’evento, Gratteri ha lanciato una piccola frecciata: “Ognuno è libero di dire quello che pensa, non vado appresso a pettegolezzi e chiacchiere da bar, sono stato il felice procuratore di Catanzaro e spero di essere il felice procuratore di Napoli. Vado a Napoli a mettere a disposizione la mia storia e il mio lavoro, le persone perbene dovrebbero esserne felici e tranquille, e chi non lo è non è una mia preoccupazione”.

Gratteri si insedierà in ufficio a Napoli il prossimo 20 ottobre. Nei giorni scorsi ha avuto degli incontri informali coi magistrati che lavoreranno al suo fianco nei prossimi anni. A Sorrento è stato accolto da un applauso lunghissimo. “C’è tanta attesa a Napoli per il suo incarico” gli ha detto il giornalista Gianluigi Nuzzi prima di iniziare l’intervista. Il neo procuratore ha illustrato per sommi capi le sue intenzioni. “A Napoli lavorerò per creare una squadra come l’ho creata a Catanzaro”, con un riferimento preciso anche all’arrivo del nuovo questore, Maurizio Agricola, proveniente proprio dal capoluogo calabrese. “La gente deve essere invogliata a denunciare, le nostre porte saranno sempre aperte come lo sono state a Catanzaro, dove abbiamo dato l’idea che la gente può uscire dalla cappa delle mafie”. Gratteri ha poi fatto l’elenco delle sue “bocciature” da parte del Csm prima della nomina a Napoli: “Mi hanno bocciato da procuratore aggiunto, da procuratore di Reggio Calabria, da procuratore nazionale antimafia. Perché ho pagato il prezzo della mia libertà e della mia indipendenza”.

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