Una nota di benvenuto, che però è piena di riferimenti polemici a cominciare da un auspicio: “Confidiamo che il lavoro fin qui svolto dalla Procura di Napoli continui con le stesse modalità“, anche “senza clamori mediatici“. È in questo modo che la sezione napoletana di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, ha deciso di accogliere l’arrivo di Nicola Gratteri come nuovo procuratore del capoluogo campano. Mercoledì al Csm il magistrato calabrese è stato eletto a larga maggioranza, ma contro la sua nomina si sono schierati gli 8 componenti della sinistra giudiziaria: i 6 togati di Area, Mimma Miele di Magistratura Democratica e il laico in quota Pd, Roberto Romboli. Come ha raccontato Il Fatto Quotidiano Gratteri viene accusato di essere un “padre-padrone”, locuzione pronunciata durante il plenum da Maurizio Carbone, ex segretario dell’Anm: “Crea problemi che all’audizione Gratteri si è posto come un dirigente quasi padre-padrone”, vede il ruolo di procuratore come “fortemente gerarchizzato” al punto che, secondo il consigliere togato di Area, “si sbarazza di aggiunti e pm, che ritiene non svolgono al meglio il lavoro dal suo punto di vista”.

Va dunque letta alla luce di queste parole la nota della sezione napoletana di Magistratura democratica, che dopo aver “preso atto” della nomina di Gratteri gli augura “un intenso e proficuo lavoro, nel corso del quale si gioverà della sua indiscutibile professionalità ed esperienza nell’impegno contro le varie e temibili forme di criminalità che affliggono la città e l’intero distretto”. Poi, però, gli esponenti della corrente progressista mettono nero su bianco una serie di inviti che ricalcano le accuse di Carbone. “Auspichiamo che il nuovo Procuratore sia in grado di apprezzare tutte le risorse dell’Ufficio: i magistrati, giovani e più esperti, addetti alla Dda, ma soprattutto alle numerose Sezioni ordinarie, che sono preposte alle indagini relative alle più varie manifestazioni criminose, da ritenersi tutte di eguale rilevanza; il personale amministrativo, imprescindibile sostegno nella quotidiana attività nel settore giustizia; l’avvocatura, con la quale, pur nella differenza di ruoli ed impostazioni, deve continuarsi il dialogo per la realizzazione di obiettivi comuni volti alla efficienza ed alla effettività della giurisdizione”. Perché il nuovo procuratore di Napoli non dovrebbe apprezzare tutte le risorse dell’ufficio se fanno correttamente il proprio lavoro? La nota della corrente progressista continua indicando al magistrato che “essenziale sarà anche la funzione di coordinamento e di leale collaborazione con gli altri uffici giudiziari del distretto di Napoli, specie giudicanti”. Un concetto che Gratteri ha sicuramente già chiaro avendo guidato per anni la procura di Catanzaro.

La corrente progressista poi va oltre, auspicando essenzialmente che al cambio di procuratore non corrisponda un cambio di metodo. “Confidiamo, pertanto, che il lavoro fin qui svolto dalla Procura di Napoli continui con le stesse modalità, che fin qui hanno consentito, anche senza clamori mediatici, di raggiungere risultati in ogni settore di indiscusso rilievo, ottenuti grazie allo sforzo congiunto dei sostituti e della dirigenza, che ha sempre difeso e promosso il modello costituzionale orizzontale e diffuso dell’azione inquirente, baluardo per l’indipendenza di tutta la magistratura e garanzia per tutti i cittadini da impropri interventi di interferenza del potere politico, che ci riporterebbero indietro di settant’anni”. Un passaggio che evoca l’accusa di toga star”, già in passato diretta a Gratteri, e poi rilancia la contestazione avanzata al plenum di mercoledì: quella di “padre padrone”. A perplimere, però, è soprattutto l’auspicio che la nomina di Gratteri faccia continuare “con le stesse modalità” il lavoro in procura a Napoli, addirittura a difesa di una presunta ingerenza del “potere politico“. Un’accusa che, seppur formulata in modo indiretto, appare assolutamente gratuita visto che viene avanzata nei confronti di un magistrato da sempre estraneo a tutti i giochi di corrente.

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