Il momento della verità per fare chiarezza sul dissesto di Visibilia si fa più vicino. Nella vicenda di Visibilia Editore, il Tribunale di Milano segna un punto a favore degli azionisti di minoranza, capitanati da Giuseppe Zeno, e della Procura della Repubblica di Milano: nella camera di consiglio dopo l’udienza del 28 settembre i giudici Amina Simonetti, Maria Antonietta Ricci e Alima Zana, con un lungo dispositivo che elenca numerose irregolarità, hanno decretato l’ispezione giudiziale della holding quotata del disastrato gruppo editoriale-pubblicitario che sino a due anni fa faceva capo all’attuale ministro del Turismo Daniela Santanchè. L’ispezione basata sull’articolo 2409 del Codice Civile era stata chiesta da Giuseppe Zeno e altri soci di Visibilia Editore per l’opacità sugli assetti proprietari dovuti alla rapida conversione in azioni di due prestiti obbligazionari convertibili (Poc) del 10 ottobre 2017 con il fondo Bracknor successivamente ceduto a Negma Group, per l’opacità nella determinazione del prezzo di conversione delle obbligazioni in azioni e l’anomala esecuzione di tali contratti, per l’esecuzione nel 2020 di operazioni con società correlate “di dubbia economicità in un contesto di conflitto di interesse” relativa ad “acquisti di testate e domini da Visibilia”.

A giugno, la Procura della Repubblica – che indaga per falso in bilancio e bancarotta – aveva sostenuto poi, sulla base di relazioni tecniche, che si sarebbe riscontrata la violazione delle norme sulla redazione del bilancio, la “contiguità del nuovo CdA (Consiglio di Amministrazione) con quello in carica alla data di presentazione del ricorso, soprattutto considerando l’assenza di ogni iniziativa volta a conseguire il pagamento dei crediti da parte delle due debitrici Visibilia Srl in liquidazione e Visibilia Concessionaria, pagamento essenziale per Visibilia Editore spa stante la sua situazione di forte indebitamento tributario”; ulteriori irregolarità compiute nel 2020 e 2021 relative “a illegittime domande di accesso alla Cassa Integrazione speciale in vigore durante il periodo Covid per due lavoratori che invece avevano continuato a svolgere regolarmente la loro attività lavorativa, irregolarità non ancora sanata da Visibilia Editore Spa con Inps” e “violazioni della comunicazione al pubblico delle partecipazioni azionarie rilevanti” detenute dall’ex ad Luca Ruffino, subentrato lo scorso anno alla Santanchè e suicidatosi il 5 agosto, e dalla socia Sif Italia, azienda quotata di Ruffino.

Secondo il Tribunale, nonostante al nuovo cda fosse stato concesso tempo per riscrivere il piano industriale di Visibilia “che si prospettava come sostenibile grazie a un intervento diretto del nuovo socio di maggioranza Sif Italia”, “a oggi però non vi è certezza, tanto che il Collegio sindacale ha ritenuto di interpellare direttamente la socia Sif, sul permanente impegno” di Sif Italia a sostenere il piano industriale m2023 2025 di Visibilia Editore. “A ciò si aggiunga la considerazione che il nuovo organo gestorio di Visbilia Editore spa – anche a voler tacere dei gravi episodi relativi alle violazioni della normativa inerente le comunicazioni al pubblico delle partecipazioni azionarie che può avere gravi ricadute sull’esercizio del diritto di voto in assemblea (violazione che parrebbe sia stata compiuta da chi stava a presiedere il nuovo Cda della società)- non può dirsi si sia posto in decisa discontinuità con il precedente consiglio di amministrazione”, “per aver presentato il bilancio 2022 all’assemblea di maggio 2023 in continuità con il bilancio 2021 e così a dirsi per la semestrale al 30 giugno 2023”.

Per i giudici del Tribunale, “potrebbe rilevare il fatto che allo stato non pare sia stata assunta alcuna iniziativa verso i precedenti componenti del consiglio di amministrazione in relazione ai gravissimi fatti, dannosi sotto più livelli, relativi alla violazione della disciplina della Cassa integrazione durante il periodo Covid, noti alla società fin dal 2022 in quanto emersi in esito a causa di lavoro presentata dalla dipendente Bottiglione al Tribunale di Roma” e per “l’aver affidato per altro tardivamente ad uno studio specializzato l’interlocuzione con Inps per sanare la posizione contributiva non esaurisce certo le possibili iniziative della società a riparazione dei gravi fatti di mala gestione”. Inoltre “potrebbe rilevare il non aver preso chiara e convincente posizione, anche a fronte delle richieste della Procura della Repubblica, sulle ragioni che hanno portato la società con i precedenti amministratori ad accordare a Visibilia srl in liquidazione una dilazione nel piano di rientro del suo debito con saldo portato dal 2023 al 2025; questo accordo non si comprende alla luce, da un lato, della situazione in cui Visibilia Editrice srl e Visibilia Editore spa si trovavano già a settembre 2022 considerando che il bilancio di Visibilia Editore 2022 si sarebbe chiuso con una situazione rilevante” di mancanza di capitale sociale “e quello di Visibilia Editrice srl con patrimonio netto negativo, dall’altro della disponibilità dei soci di controllo di Visibilia srl in liquidazione” a far fronte ai debiti della società.

In base a tutto questo, per il tribunale “appare del tutto attuale e prioritaria l’esigenza di monitorare con attenzione tutti gli indici che incidono” sulla possibilità della società di continuare a operare, anche alla luce del fatto che il Collegio sindacale ha indicato una possibile tensione finanziaria del gruppo “che potrebbe manifestarsi nel primo semestre del 2024 o anche prima se l’azionista Sif non darà esecuzione all’impegno assunto di versare quanto manca per
coprire” la parte mancante dell’aumento di capitale sociale “fino a 600 mila euro”.

Per tutti questi motivi, secondo i giudici, “molteplici dei profili di criticità evidenziati dai ricorrenti e dalla Procura della Repubblica allo stato meritano un approfondimento istruttorio, in relazione al sospetto della violazione da parte degli amministratori dei propri doveri idonea a compromettere il corretto diligente esercizio dell’attività di gestione e di controllo dell’impresa nell’interesse sociale e tale da determinare pericolo di danno per la società amministrata”. Di più: “gli elementi versati agli atti allo stato sono sufficienti per ritenere superata la soglia del mero e generico sospetto, sussistendo preoccupanti argomenti di prova che necessitano, considerando altresì le opposte allegazioni degli amministratori, di un ulteriore approfondimento, anche di natura probatoria, quale appunto quello apprestato dall’ispezione“.

A questo fine, i magistrati hanno chiesto alla dottoressa Daniela Maria Ausilia Ortelli di Milano di condurre una ispezione su Visibilia Editore per valutare “la correttezza della predisposizione del bilancio di esercizio 2022 e della semestrale 2023 sul presupposto della continuità aziendale anche considerando la voce avviamento e la voce crediti per imposte anticipate“, “l’andamento attuale della società anche in relazione agli obiettivi del business plan 2023 2025”, “la coerenza delle iniziative dell’organo di amministrazione rispetto al business plan e l’adeguatezza degli assetti organizzativi contabili, amministrativi”, “l’utilità della revoca della sospensione del POC deciso da ultimo dal Consiglio di amministrazione” e “il rispetto del piano di rientro da parte delle debitrici Visibilia Concessionaria srl e di Visibilia srl in liquidazione con indicazione dell’eventuale scaduto del debito di Visibilia Concessionaria srl”. “Si tratta di argomenti che necessitano di un approfondimento d’indagine al fine di raccogliere elementi fattuali necessari per esprimere una valutazione sulla attività dell’organo gestorio in vista della conferma o smentita dei fatti denunciati come irregolari al Tribunale”, scrivono i giudici.

Ora Visibilia Editore, come i suoi amministratori ed ex amministratori che si erano opposti all’ispezione (tra i quali Dimitri Kunz, compagno di Santanchè, e Fiorella Garnero, sorella del ministro), potranno oppore opposizione alla decisione del Tribunale.

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