È in arrivo una maxi revisione al rialzo della spesa per realizzare la Pedemontana Veneta, in questo momento l’opera stradale cantierata più importante d’Italia, che si credeva sarebbe costata due miliardi e mezzo di euro. Invece, dalle pieghe dei bilanci della società per azioni che si sta occupando della costruzione (e che fa riferimento al gruppo Sis di Torino) spunta una nota aggiuntiva secondo cui è pronta una richiesta di 361 milioni in più, motivati dall’aumento delle materie prime e dai ritardi risalenti all’epoca del Covid. Si arriverebbe ai 2 miliardi 884 milioni di euro, una cifra-monstre soprattutto se si considerano due fattori: la realizzazione è tremendamente in ritardo rispetto a ogni cronoprogramma e il costo effettivo complessivo a carico della collettività sarà di 12 miliardi di euro nell’arco dei 39 anni di durata della concessione.

La superstrada a pagamento che collegherà la A4 a Montecchio Maggiore e raggiungerà la A27 a Spresiano, attraversando le province di Vicenza di Treviso, sarà lunga 94 chilometri e verrà pagata con i pedaggi. Visto che il cantiere si era bloccato, la Regione Veneto si è assunta l’onere del completamento, fissando nel 2017 il pagamento di canoni di occupazione annuali alla Sis che mediamente saranno di 300 milioni di euro all’anno quando la Pedemontana sarà tutta percorribile. È così che si arriva ai 12 miliardi complessivi che saranno versati dalla Regione. Se non ci saranno incassi sufficienti, sarà il bilancio regionale a dover compensare.

La notizia degli extracosti di 361 milioni è stata diffusa da Il Mattino di Padova che ha scovato una nota al bilancio che indica “un incremento di 361,2 milioni di euro, corrispondenti al costo dei servizi di costruzione realizzati nel 2022 di complessivi 276,6 milioni di euro, nonché degli oneri finanziari inerenti il progetto e capitalizzati per 84,6 milioni di euro”. I motivi? “Avvenimenti eccezionali di natura straordinaria ed assolutamente imprevedibili, quali l’emergenza sanitaria da Covid e il conflitto russo-ucraino, con le loro ricadute economiche nel settore delle costruzioni, prodotte prima dalla drastica riduzione della produttività di cantiere e poi dalla repentina crescita della dinamica inflattiva dei materiali, sono stati la causa dell’aumento del costo di realizzazione dell’infrastruttura”. Conseguenza? “Si è realizzata la condizione contrattualmente prevista per la revisione del corrispettivo di realizzazione dell’infrastruttura. Si è pertanto definita la natura e l’entità dei maggiori oneri sostenuti da Sis con la redazione di un atto aggiuntivo… quale elemento propedeutico e necessaria ad espletare la procedura di riconoscimento da parte del concedente Regione Veneto”.

In un primo tempo la Regione si è chiusa a riccio, con un comunicato di fuoco. Adesso, dopo che le opposizioni hanno martellato per due giorni, il governatore Luca Zaia ha dovuto ammettere: “L’opposizione fa il suo, ma è stata montata una polemica ad arte. I nostri uffici hanno risposto e definito la questione, dicendo che è giusto che l’impresa faccia le sue richieste in autonomia, in base alle proprie valutazioni, come l’innalzamento dei prezzi delle materie prime e il periodo della pandemia. Dopodiché sarà il nostro ufficio tecnico, in qualità di controparte responsabile unico del procedimento, che deciderà cosa accogliere e cosa no”. In una parola, Sis batte cassa, ma la Regione non ha ancora accettato nulla.

In un primo tempo la giunta regionale aveva accolto “con disappunto la ricostruzione giornalistica” viziata da “alcune importanti imprecisioni”: “E’ erroneo che alla Regione Veneto siano stati già preventivati dall’azienda realizzatrice maggiori costi per oltre 300 milioni di euro. Gli incrementi di costo di singole voci riguardano costi correnti di un cantiere ancora aperto, che pertanto registra non solo i nuovi costi ma ulteriori ed altre voci di costo. La Regione ad oggi non ha concesso nè proroghe sui tempi di realizzazione, nè maggiori costi riconosciuti a carico della concessione”.

Le parole di Zaia confermano però che è in atto una trattativa. La Regione avanza 20 milioni di euro di Iva indebitamente versati a Sis, ma solo su sollecitazione della Corte dei Conti, ha avviato un’azione di recupero. Inoltre c’è la partita delle penali, che la Regione non ha ancora applicato nonostante i ritardi conclamati di Sis, con la giustificazione che i conti si faranno quando l’opera sarà ultimata. Anche su questo la Corte dei Conti non è d’accordo. L’impressione è che Sis presenti un conto aggiuntivo per evitare esborsi. “La richiesta di aumento è scandalosa, di fronte a un’opera che doveva aver definito tutti i termini contrattuali nel 2017, senza ulteriori sorprese” commenta Arturo Lorensoni, portavoce dell’opposizione in consiglio regionale. “Scandaloso per il fatto che i privati si azzardino a richiedere riserve di questa entità, ritenendo di avere di fronte un interlocutore debole, evidentemente. Secondo i privati concessionari la Pedemontana Veneta è un bancomat da cui attingere per 39 anni. A loro non importa che si generi un debito colossale per la Regione”. Severo il giudizio dei consiglieri regionali dem Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni, Francesca Zottis, Anna Maria Bigon e Chiara Luisetto: “Alla Sis non si deve dare un euro in più. Se la concessionaria avesse rispettato il cronoprogramma della terza convenzione del 2017, i lavori sarebbero terminati ben prima del Covid-19 e della guerra in Ucraina. Vediamo se Zaia farà ancora una volta gli interessi del privato a scapito dei contribuenti veneti”.

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