Un manager affidabile che sa rendersi indispensabile. È questa l’opinione prevalente tra chi ha conosciuto Massimo Temussi, classe 1970, l’uomo che per anni ha gestito le politiche del lavoro in Sardegna, prima di fare il grande salto sul palcoscenico nazionale. Chiamato direttamente dal ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone, prima è stato nominato consulente personale del Ministro il 19 gennaio 2023 (146.070 euro annui il compenso), poi a marzo, presidente di Anpal Servizi, società in house controllata da Anpal, organismo di diritto pubblico vigilato dal Ministero del lavoro (dove il compenso è lievitato a 184.000 euro l’anno).

“Sono soddisfatto, onorato e orgoglioso perché è un incarico prestigioso, in un dicastero importante e con portafoglio. Sono contento che la ministra Calderone abbia riposto fiducia in me, la nostra conoscenza risale a molti anni fa quando abbiamo avuto modo di confrontarci sui tavoli istituzionali”, aveva dichiarato il manager sassarese al momento della chiamata di Calderone, non nascondendo che i due sono amici da anni. Una carriera tutta in crescendo quella di Temussi, iniziata come presidente dell’Agenzia sarda per le politiche attive del Lavoro (dal 2014 al 2020), passata poi per il ruolo di commissario straordinario all’Ats Sardegna (fino al 2021) e culminata con la direzione della cassaforte di Regione Sardegna, il Centro direzionale di programmazione (fino ai primi mesi del 2023).

Quindi la chiamata della ministra a Roma. Un crescendo impermeabile ad ogni cambiamento di colore politico delle giunte sarde: manager di successo con il centrosinistra, manager di successo con la giunta sardista-leghista di Christian Solinas. Anzi è con Solinas che Temussi assume un ruolo centrale, diventandone uno dei collaboratori più fidati. Anche se col passare del tempo il “tecnico” seguendo il trend elettorale e si sposta sempre più nell’area Fratelli d’Italia, facendosi vedere al festival Atreju, tanto da esser stato considerato per alcuni mesi il papabile candidato del centrodestra (meloniano) alle prossime amministrative nell’isola.

La chiave del suo successo? L’affidabilità, dicevamo. E sicuramente il governatore Solinas del manager si fida, tanto da affidargli i compiti più spinosi. Secondo il Pm cagliaritano Andrea Vacca, anche quelli al di fuori della legalità. Infatti Vacca a luglio ha chiesto il rinvio a giudizio di entrambi (Solinas e Temussi) per un’inchiesta inerente alcune nomine fatte in Regione. Le accuse contenute nel fascicolo vanno a vario titolo dalla corruzione, all’abuso d’ufficio, passando per il falso e l’induzione indebita. Per i magistrati Temussi avrebbe scelto commissari di gara “amici”, trasmesso i desiderata di Solinas ad assessori e dg regionali “al fine di condizionare (e turbare) il procedimento di scelta del contraente” e sarebbe arrivato a ordinare ad assessori di manipolare i testi di delibere già approvate e pubblicate.

Ma non è solo Vacca ad essersi occupato di Temussi: da mercoledì scorso il manager è ufficialmente indagato dalla Dda di Cagliari nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “mondo di mezzo” made in Sardegna. A inguaiarlo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero stati gli stretti legami con il medico Tomaso Gerolamo Cocco, ritenuto uno dei registi dell’organizzazione malavitosa, al quale Temussi avrebbe fatto avere una promozione e una struttura sanitaria tutta sua. Anche qui, i reati ipotizzati sono di abuso d’ufficio e rivelazione di segreti d’ufficio. “Incidenti” che non hanno minato, fino a oggi, la cieca fiducia del ministro Calderone nell’amico Temussi, indicato da molti come il vero autore della Mia, la Misura di Inclusione Attiva, lo strumento che da gennaio sostituirà il Reddito di cittadinanza. Anche se, dopo lo scoppio dello scandalo dell’indagine della Dda, la visita dei due a Cagliari fissata per lunedì prossimo è stata annullata.

Nonostante un’interrogazione parlamentare del Pd, il ministro non ha ancora commentato l’indagine. Del resto Calderone per Temussi si è esposta non poco: per nominarlo a capo di Anpal servizi (defenestrando la presidente nominata solo 8 mesi prima, l’ex assessora comunale di Milano, Christina Tajani, un’esperta molto stimata) arrivò a scrivere un decreto interministeriale, controfirmato dal ministro Giancarlo Giorgetti, che azzerava l’intero cda della Spa. Paradossalmente, la cacciata di Tajani arrivò nello stesso giorno in cui la presidente Giorgia Meloni, in occasione della Festa della donna, annunciava la sua volontà di nominare una donna nelle agenzie governative. Secondo la ministra, il licenziamento di Tajani è stato regolarissimo, perché avvenuto in base alla Legge Frattini del 2002 sullo spoil system (norma dichiarata incostituzionale nel 2007 e mai fino ad allora applicata a una società in house). Una spiegazione che non ha per nulla convinto Cristina Tajani, che infatti ha fatto immediato ricorso al Tar contro il decreto. Ma il giudizio, a oltre sei mesi di distanza, è ancora sospeso.

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