I Carabinieri del Ros hanno effettuato nuove perquisizioni per acquisire ulteriori documenti nell’ambito dell’inchiesta “Monte Nuovo“, che mercoledì 27 settembre ha portato all’arresto di 31 persone – di cui 13 sottoposte a custodia cautelare in carcere e 18 ai domiciliari – tra cui l’ex assessora all’Agricoltura della Regione Sardegna Gabriella Murgia e un primario dell’ospedale Binaghi di Cagliari, Tomaso Cocco, insieme a nomi eccellenti della criminalità organizzata sarda. Nel registro degli indagati è stato iscritto anche Massimo Temussi, ex commissario straordinario dell’Ats (l’agenzia sanitaria sarda) e attuale presidente di Anpal, l’Agenzia nazionale per il lavoro.

I militari hanno setacciato gli uffici della Regione Sardegna e tre ospedali di Cagliari – Brotzu, Binaghi e Marino. Nelle scorse settimane, le prime perquisizioni avevano portato al sequestro di armi di vario calibro, munizioni e droga. L’ipotesi degli inquirenti è che questo “mondo di mezzo made in Sardegna”, così definito da Cocco, abbia non solo agevolato carriere e indirizzato decisioni della politica, ma anche contribuito a favorire la latitanza del bandito Graziano Mesina. È lo stesso primario, dopo aver chiesto “come sta zio Graziano?“, a offrirsi di compilare una relazione medico-legale per certificare l’incompatibilità dell’ex primula rossa con il carcere. Il medico sarà interrogato domani, nel carcere di Uta dove si trova rinchiuso.

Gabriella Murgia, anche lei nello stesso penitenziario, si è invece avvalsa della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, ma ha voluto rilasciare una breve dichiarazione spontanea. “Sono totalmente estranea a tutti i fatti che mi vengono contestati, non so perché sono qui”, ha detto l’ex assessora della prima giunta di Christian Solinas. “Ha detto che la gran parte delle persone arrestate non le conosce e di essere andata ad alcuni pranzi, un numero di volte pari a quello delle dita di una mano. C’erano una moltitudine di persone, almeno cinquanta. Lei sapeva di qualcuno che aveva precedenti ma pensava che avessero cambiato vita”, dice il suo legale, Enrico Meloni. “Come sempre non ho mai commentato l’attività della magistratura, in questi casi non si può che attendere l’esito dello sviluppo della vicenda, lasciando a ciascuno la propria competenza e rinviando qualsiasi giudizio quando i fatti saranno acclarati”, risponde il governatore Solinas alle domande dei giornalisti.