Le poche risorse a disposizione della prossima legge di Bilancio arriveranno per lo più dal deficit. “Gli spazi finanziari che si rendono disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, che includono anche la maggiore spesa per interessi passivi (i soldi pagati per le cedole dei titoli di Stato che nel 2024 risaliranno a 90 miliardi di euro, ndr) conseguente al maggior disavanzo, sono pari a 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025″, cioè in tutto 23,5 miliardi in tre anni”, si legge nella relazione al Parlamento sulla Nota di aggiornamento del Def, il documento con le cifre su cui viene poi impostata la legge di bilancio. Nulla di nuovo, la relazione fornisce giusto qualche precisazione in più.

Per spremere un po’ di fondi il deficit verrà potato fino al 4,3% del Pil, a fronte del 3,6% che si sarebbe registrato senza interventi da parte del governo. Lo 0,7% di differenza significa una quindicina di miliardi in più. “Nel 2024 e 2025, le risorse saranno utilizzate, nell’ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, per il taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche nel 2024 e l’attuazione della prima fase della riforma fiscale, il sostegno alle famiglie e alla genitorialità, la prosecuzione dei rinnovi contrattuali” della Pa “con particolare riferimento alla sanità, il potenziamento degli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti del PNRR, nonché il finanziamento delle politiche invariate”.

Il governo punta anche a racimolare una ventina di miliardi tra il 2024 – 2026 attraverso la cessione di partecipazioni pubbliche. Si tratterà di “dismissione di partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico”, scrive il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nella nota si specifica poi che “La revisione al rialzo dell’impatto di bilancio dei crediti d’imposta legati al superbonus (1,1% del Pil) causa una revisione in aumento dell’indebitamento netto tendenziale previsto per quest’anno, dal 4,5% al 5,2% del Pil”. Il governo comunque, aggiunge “conferma la propria determinazione a perseguire una graduale, ma significativa, discesa dell’indebitamento netto della Pa e un ritorno del rapporto debito/Pil al di sotto del livello precrisi pandemica entro la fine del decennio”.

“Riteniamo che l’incertezza di fondo che caratterizza la situazione economica renda necessario intervenire per ridare slancio all’economia e assicurarle un maggiore grado di resilienza”, scrive ancora il governo per motivare il ricorso al maggior deficit. Lo scrive il governo nella Relazione al Parlamento sulla Nadef, in cui chiede di approvare uno scostamento per avere più spazi di deficit. “Occorre consolidare la crescita, soprattutto nel corso del prossimo anno, con provvedimenti – quali quello di riduzione del cuneo fiscale a carico dei lavoratori – che garantiscano la tutela del potere d’acquisto delle famiglie e continuino ad accompagnare il processo di riduzione dell’inflazione. È anche importante iniziare a dare concreta attuazione ai contenuti previsti dalla delega fiscale per avviarsi su un percorso che, nel corso dei prossimi anni, trasformi il sistema tributario in un fattore di crescita”.

“In sostanza – si legge – si ritiene importante utilizzare il margine di manovra oggetto della presente richiesta per adottare provvedimenti in grado di fornire supporto all’economia nel breve termine e di rafforzare le tendenze virtuose registratesi negli ultimi anni nel mercato del lavoro, al fine di aumentare il potenziale di crescita del Paese”. Il tutto, spiega Giorgetti, in una situazione economica e di finanza pubblica che “è più delicata di quanto prefigurato in primavera”. “Ipotizzando che, anche grazie agli elevati livelli di riempimento degli stoccaggi, il prezzo del gas resti relativamente basso durante l’inverno, nel 2024 si provvederà ad adottare misure sempre più mirate, che tutelino le fasce della popolazione a rischio di povertà energetica e a ridurre ulteriormente gli oneri di bilancio derivanti dal contrasto al caro energia“, scrive infine il ministro.

Il consiglio dell’Ufficio parlamentare di bilancio ha quindi validato le previsioni macroeconomiche tendenziali della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 (Nadef 2023). “Il quadro tendenziale per l’economia italiana – si legge nella lettera di validazione trasmessa al ministero dell’Economia e delle Finanze lo scorso 21 settembre e pubblicata oggi sul sito Upb – si colloca in un intervallo accettabile, sia nel biennio 2023-24 che nel successivo (che non è oggetto di validazione)”. Come prescritto, l’Ufficio parlamentare di bilancio procederà a valutare anche il quadro macroeconomico programmatico della stessa Nadef, quadro che incorpora gli effetti della prossima manovra di bilancio. L’esito verrà comunicato nel corso della consueta audizione parlamentare presso le Commissioni Bilancio.

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