L’ex assessora all’Agricoltura della Regione Sardegna, Gabriella Murgia, è stata sottoposta a custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. Murgia, 56 anni, di Oristano, ex Pd ora fedelissima dell’attuale governatore Christian Solinas, è una dei 31 arrestati in un’operazione svolta all’alba dai carabinieri del Ros (con il supporto dei comandi locali) al termine di un’indagine in cui sono contestati a vario titolo i reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione. Tra gli altri soggetti colpiti dalle misure restrittive ci sono un nipote del bandito Graziano Mesina, Tonino Crissantu, e un medico piuttosto noto sull’isola, Tommaso Gerolamo Cocco, responsabile della terapia del dolore all’ospedale Marino di Cagliari. L’ordinanza è stata emessa dal gip di Cagliari su richiesta della locale Dda (Direzione distrettuale antimafia) e le misure sono state eseguite sul territorio dell’isola, a Milano e a Torino.

Legami e intrecci tra gli ambienti criminali e le istituzioni, rapporti di scambio, favori per sviluppare interessi negli enti locali e non solo, mantenendo salde le redini degli affari anche politici con il potere dell’intimidazione: è questo il centro dell’inchiesta del Ros dei carabinieri. Dei 31 arrestati, in otto devono rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso, in sei di associazione segreta e altri 14 di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Per alcuni degli indagati ci sono più contestazioni come per l’ex assessora regionale dell’agricoltura e il primario. I due, secondo quanto ricostruito dalle indagini dei carabinieri del Ros, scattate nel maggio del 2020 e collegate all’operazione Dana che aveva smantellato una organizzazione criminale specializzata nel narcotraffico, erano il punto di unione tra le associazioni criminali e le istituzioni. Grazie all’attività investigativa sono emersi numerosi incontri tra l’ex assessora, il primario ed elementi di spicco della criminalità anche orgolese che aveva facilitato la latitanza di Graziano Mesina.

Gli incontri, i cosiddetti “spuntini”, avvenivano all’interno dell’ospedale Binaghi dove Cocco lavorava. “Abbiamo accertato diversi incontri – ha detto il tenente colonnello Giorgio Mazzoli, comandate del Ros di Cagliari- a cui hanno preso parte anche loro più volte”. Proprio per la nomina a dirigente di dirigente della Struttura semplice dipartimentale terapia del dolore all’ospedale Binaghi di Cagliari, nell’ambito di questa indagine è stato iscritto nel registro degli indagati anche il nome di Massimo Temussi, attuale presidente nazionale di Anpal Servizi e uomo molto vicino alla ministra del Lavoro Marina Calderone, il quale si dice “estraneo alla vicenda“. Temussi, insieme al medico Tomaso Cocco, è indagato per abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio, reati che avrebbe commesso, secondo quanto riportato dal gip di Cagliari Michele Contini nelle 407 pagine di ordinanza, quando era commissario straordinario dell’Ats Sardegna, l’azienda regionale della salute.

Dall’ordinanza emergono anche altri particolari investigativi, come “l’interesse” dell’associazione di stampo mafioso, per l’elezione del rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti, ma anche “l’offerta di protezione” della stessa organizzazione criminale al presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, in due occasioni. La prima rimasta senza conferme, la seconda per una sorta di “servizio d’ordine” durante una manifestazione della Coldiretti a Cagliari, rispetto alla quale l’allora assessora Murgia temeva contestazioni. L’ordinanza, in particolare, rileva che “si tratta di una “protezione” rivolta ad una carica istituzionale non dalle forze dell’ordine ma da un soggetto pluripregiudicato”. Secondo gli investigatori con questa indagine si è scoperta una “saldatura” tra due mondi considerati inconciliabili: quello della criminalità legato al traffico di droga o a quello che era l’Anonima sequestri, con alcuni membri delle istituzioni.

Secondo il tenente colonnello Mazzoli “questa operazione dimostra un cambiamento del paradigma in cui si pensava che la Sardegna avesse solo associazioni e bande modulari legate alle attività storiche come gli assalti ai portavalori e i sequestri“. “Adesso c’è un’associazione segreta di cui fanno parte membri delle istituzioni che hanno capacità di intervenire nelle decisioni degli enti locali”, ha aggiunto.

Secondo quanto ricostruito, l’organizzazione operava in diversi ambiti, ad esempio ”interferendo nei procedimenti decisori dell’amministrazione regionale in particolare nei settori dell’agricoltura e della sanità”, “intervenendo reiteratamente presso diverse amministrazioni pubbliche, con particolare riferimento a quelle regionali, al fine di assicurarsi incarichi pubblici, favori o altri interessi ad associati, parenti di questi ultimi o persone gradite al gruppo”, “procurando voti in occasione di consultazioni elettorali” e trafficando “sostanze stupefacenti (in particolare marijuana) da commercializzare sul territorio nazionale”. Nell’ambito dell’operazione, oltre a contanti, armi e munizioni, sono stati sequestrati 130 chili di marijuana.

Articolo Precedente

Messina Denaro, la salma tumulata senza cerimonia al cimitero di Castelvetrano: presenti pochi parenti. La bara arriva scortata dalla polizia

next
Articolo Successivo

Via d’Amelio, l’Antimafia ascolterà anche Salvatore Borsellino. Il fratello del giudice: “Colosimo mi convocherà a breve”

next