Numerose generazioni hanno incontrato sulla loro strada l’arcivescovo Rino Fisichella. Tanti studenti lo hanno avuto come professore di teologia fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana. Molti parlamentari di ieri e di oggi lo ricordano come premuroso cappellano della Camera dei Deputati. Numerosi sacerdoti hanno beneficiato della sua guida pastorale come vescovo ausiliare di Roma e rettore della Pontificia Università Lateranense.

Tante persone hanno apprezzato la sua indiscutibile capacità organizzativa nel suo servizio nella Curia romana, per volontà di Benedetto XVI, come presidente della Pontificia Accademia per la vita e come presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, dicastero quest’ultimo creato proprio da Ratzinger. Servizio nel governo centrale della Chiesa cattolica che è continuato anche con Papa Francesco che gli ha affidato l’organizzazione del Giubileo straordinario della misericordia e del Giubileo del 2025 e lo ha voluto pro prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, organismo di cui è capo lo stesso Bergoglio, per guidare la Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo.

Esattamente venticinque anni fa san Giovanni Paolo II, supportato dall’allora cardinale vicario del Papa per la diocesi di Roma, Camillo Ruini, lo volle vescovo. Significativo e sicuramente molto indovinato è stato l’omaggio che numerosi e autorevoli studiosi hanno voluto tributare a monsignor Fisichella in occasione del suo giubileo episcopale. Un volume di studi in suo onore dal titolo Amore e verità (Lateran University Press) a cura di Gianluigi Pasquale e Carmelo Dotolo. Un testo che ripercorre i temi della teologia fondamentale maggiormente presenti nell’insegnamento di monsignor Fisichella, la cui bibliografia è abbastanza nutrita e diffusa a livello internazionale. Un libro che, rispecchiando proprio la grande capacità divulgativa dell’arcivescovo, non vuole essere riservato soltanto agli accademici, ma si offre alla lettura di chi vuole entrare in dialogo con le verità fondamentali del cattolicesimo.

È abbastanza noto quanto monsignor Fisichella sia legato a numerose encicliche di san Giovanni Paolo II e in particolare alla penultima delle 14 scritte da Wojtyla: Fides et ratio. Un testo in cui si ritrova molto del pensiero, dell’insegnamento e del magistero del presule che ha incarnato nella sua attività accademica e in quella pastorale proprio le due dimensioni di fede e ragione. Un annuncio che si fa operativo e che riesce così a dimostrare che la teologia non è qualcosa riservata a un ristretto circolo di studiosi slegati dalla realtà, ma si pone a fondamento e così al servizio dell’evangelizzazione o, per dirla con san Giovanni Paolo II, della nuova evangelizzazione che ha bisogno, oggi come in passato nel tempo immediatamente post conciliare, di inculturarsi sempre più. Un tema, quest’ultimo, su cui hanno insistito tanto e con forza san Paolo VI, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e attualmente Francesco.

Venticinque anni fa, quando il cardinale Ruini ordinò vescovo monsignor Fisichella, il presule scelse un motto episcopale che riassume bene il suo ministero: Viam veritatis elegi, ho scelto la via della verità. Una missione che l’arcivescovo ha sempre svolto fedelmente in tutti i numerosi e prestigiosi ruoli che ha ricoperto nel suo servizio incondizionato e totale alla Chiesa di Roma.

All’orizzonte c’è l’ennesima missione: il Giubileo del 2025 che segnerà un tempo di riflessione a un quarto di secolo dall’Anno Santo che aprì il terzo millennio cristiano. Lo scenario mondiale è profondamente cambiato. Il Grande Giubileo del 2000 era il culmine del pontificato wojtyliano. L’Anno Santo del 2025 scandisce una tappa importante dopo il cammino rivoluzionario, non solo per la Chiesa cattolica, portato avanti da oltre un decennio da Francesco. Quel rifiuto del “si è fatto sempre così” che Bergoglio ha messo in cima al documento programmatico del suo pontificato, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium.

Monsignor Fisichella è ben consapevole di queste profonde diversità e lo ha dimostrato con la geniale intuizione dei venerdì della misericordia durante il Giubileo straordinario del 2015-2016 voluto da Francesco e affidato anch’esso alla sua sapiente regia. Appuntamenti mensili in cui Bergoglio è tornato a fare il prete missionario nelle periferie geografiche ed esistenziali a lui molto care. Il Papa, infatti, è consapevole che è dalla periferia che si governa il centro, che è dalla periferia che si può leggere autenticamente la realtà e che è solo andando nelle periferie che si può rendere un autentico servizio a ogni uomo, soprattutto quello scartato dalla società.

Un tandem vincente, quello tra Francesco e Fisichella, destinato a replicarsi con notevole successo anche nel Giubileo ormai alle porte.

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