Tempo di metter mano alla legge di bilancio e quest’anno butta male, di soldi non ce ne sono, le promesse e le richieste sono tante. A che punto siamo con la manovra? “In alto mare…”. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, risponde scherzando, ma fino ad un certo punto, a chi lo interpella sulla prossima manovra. Poi aggiunge: “Aspettate una settimana, la prossima arriva la Nadef”. Ovvero la Nota di aggiornamento sui conti pubblici, in sostanza le cifre da cui partire per impostare la finanziaria.

Comprensibilmente Giorgetti inizia a mettere le mani avanti: “Certamente per chi è indebitato l’aumento dei tassi non è stato positivo noi abbiamo un debito per cui lo spread di tassi di interesse rispetto all’anno scorso fa sì che la manovra di bilancio sia stata portata via dalla rendita finanziaria”. Il riferimento è agli interessi che l’Italia deve pagare sui suoi titoli di Stato in circolazione che valgono oltre 2mila miliardi di anno. Ogni volta che i tassi salgono l’assegno aumenta e il ministro dell’Economia quantifica in circa 15 miliardi le maggiori spese per interessi causate ai decisi aumenti del costo del denaro dell’area euro. “Faremo più fatica ma faremo”, rassicura quindi Giorgetti.

“Quando si fa una legge bilancio ci sono sempre richieste dei partiti e dei ministri ben al di là delle reali possibilità, poi però nel bilancio dello Stato a un certo punto si tira una linea e quella deve quadrare” spiega il ministro. E “siccome a breve il Parlamento deve approvare il numeretto di deficit che sta sotto la linea che poi dobbiamo anche presentare in Europa, bisogna mettere un numero che sia ragionevole e che dimostri la volontà del Paese di tornare a una politica fiscale prudente che sia compatibile con il nostro livello di debito”.Quello che spaventa Giorgetti, ha detto, non è tanto il giudizio della commissione Ue, “a me fa paura la valutazione dei mercati che comprano il nostro debito pubblico e dico ai ministri che rispetto il loro operato ma tutte le mattine ho il problema di rendere il nostro debito pubblico (ossia i titoli di Stato, ndr) accattivante per convincere la gente a comprarlo”.

In Europa “siamo tutti messi male, è evidente che la politica monetaria restrittiva aveva obiettivo di rallentare la crescita dell’economia (in realtà l’obiettivo primario è il contrasto all’inflazione ma questa battaglia comporta generalmente ricadute negative sull’attività economica, ndr) e devo dire che lo ha brillantemente raggiunto“, dici Giorgetti precisando che mentre l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% “è di là da venire ma che l’economia stia rallentando, molto in Germania e abbastanza purtroppo anche da noi e negli altri paesi, è un dato anch’esso evidente”. Sulla riforma del Patto di stabilità “penso che un accordo si raggiungerà, se non a ottobre dopo Natale“, afferma Giorgetti che su questa partita si gioca altri margini di spesa. Se passasse la linea “dura” sul risanamento dei conti verrebbe meno un’altra quindicina di miliardi.

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