Confindustria “resta convinta che la mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva”. Lo dice il presidente Carlo Bonomi, all’assemblea dell’associazione degli industriali, l’ultima del suo mandato. Bonomi sottolinea che “la Costituzione ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto” e questa funzione “è affidata alla contrattazione”. L’industria, rimarca, “negli ultimi vent’anni ha avuto dinamiche retributive di gran lunga superiori al resto dell’economia”. Bonomi tralascia però di menzionare il fatto che l’Italia è l’unico paese Ocse in cui i salari sono oggi più bassi di 30 anni fa e dove ‘adeguamento delle buste paga all’inflazione procede con particolare lentezza, riducendone il valore reale.

Dopo la tragica sequenza di vittime degli ultimi giorni(secondo l’Inail i morti sul lavoro avevano raggiunto già in luglio quota 559), Bonomi decida qualche parola al tema della sicurezza sul lavoro che “presuppone regole chiare e semplici e si fonda sulla prevenzione“. Bonomi richiama quindi i contratti collettivi che prevedono “piena applicazione della normativa di salute e sicurezza”.
“La nostra visione – l’unica che per noi ha senso – è che sia necessario evitare gli incidenti valorizzando una logica partecipativa – afferma – una logica che unisca nelle azioni e nelle relative responsabilità, non che divida e contrapponga, eredità di vecchi antagonismi di classe”.

“Dobbiamo migliorare l’inclusività del mercato del lavoro, soprattutto nei confronti dei giovani e delle donne e garantire la piena realizzazione dei diritti che enunciamo. Non è sufficiente introdurre obblighi per legge, servono interventi e politiche coerenti”, afferma poi Bonomi richiamando di nuovo la Costituzione e sostenendo che “ora serve una correzione di rotta” capace di “promuovere tutte le condizioni affinché il diritto al lavoro sia effettivo”. Servono politiche industriali e politiche per il lavoro per “creare un mercato in cui concorrenza leale e competitività siano valori imprescindibili”.

“Di fronte al Covid l’Unione Europea fece un grande balzo in avanti” con l’acquisto di vaccini e Next Generation Eu. “Ma ora il cammino si è interrotto”. Così il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che all’assemblea annuale degli industriali ha ricordato l’accelerazione arrivata poi su stringenti obiettivi introdotti per il contenimento delle “emissioni climalteranti avvenuta senza considerare tutti gli interessi degni di tutela”. “Anche per questa nostra assemblea annuale, in continuità con la scelta compiuta lo scorso anno, ospiti in Vaticano alla presenza di Sua Santità Papa Francesco, abbiamo deciso di non esprimere le nostre osservazioni sullo stato dell’economia, sul Pnrr, o sulla manovra di bilancio che si avvicina”, ha precisato Bonomi aprendo l’assemblea.

Nella manovra bisogna “lavorare su tre cose: la prima è i redditi delle famiglie”, con un taglio del cuneo fiscale che “va reso strutturale” (il cuneo fiscale è la differenza tra quanto un’impresa paga di lordo e il netto ricevuto in busta paga, di fatto tutto a carico del lavoratore, ndr) , chiede il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Poi sostegno agli “investimenti che sono crollati”: “Stimolare gli investimenti sulle transizioni”, il Pnrr va “scaricato a terra bene e subito”. “Terzo tema le riforme”. Le risorse per il taglio del cuneo? “Le tax expenditures per il solo comparto delle imprese sono 14 miliardi. Sono disposto a rinunciarci se vanno totalmente al taglio del cuneo fiscale. Credo che sia una assunzione di responsabilità del sistema imprenditoriale”.

No alla tassa sulle banche – “Credo che mettere una tassa su una riga di bilancio sia un prelievo forzoso”, dice il presidente di Confindustria della tassa sulle banche: si ad un eventuale “contributo di solidarietà, ma con una finalità: va nella spesa pubblica corrente o fa a favore dei correntisti, li do a chi in teoria sembrerebbe essere stato danneggiato”. Ed è “lo stesso sul tema caro voli. Si vai a incidere su un mercato unico europeo. Se intervieni per garantire una continuità territoriale su Sardegna e Sicilia che sono penalizzate” si può trovare la soluzione, non “intervenire di imperio”. “Ma la risposta dell’a.d.di Ryanair non si può sentire: posso non condividere un provvedimento ma devo sempre avere un rispetto istituzionale”. A contestare la tassa sulle banche è anche Marina Berlusconi, importante azionista (30%) di banca Mediolanum attraverso Fininvest. “Ho apprezzato molte misure del governo, tra queste non c’è la tassa sugli extraprofitti” delle banche. “Capisco le motivazioni ma non sono sufficienti a superare le grandi perplessità che ho sia nel merito sia nel metodo”, ha affermato l’erede del fondatore di Mediaset.

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