di Savino Balzano

A domanda diretta di Gruber e Giannini negli studi di Otto e Mezzo la settimana scorsa, che chiedevano alla leader del Pd se si fosse pentita di quell’intervista sull’armocromia, Elly Schlein ha risposto di no: secondo lei è stato infatti un modo per parlare a un mondo alternativo rispetto a quello che già la conosce bene e che già si fida di lei. In poche parole, secondo la Segretaria del Partito Democratico, il proletariato e il sottoproletariato lei li avrebbe già conquistati: operai metropolitani e cafoni della terra già comporrebbero e affollerebbero il suo elettorato. Ancora dunque: il suo Pd avrebbe già pacificamente abbandonato le ztl e albergherebbe nei cuori convinti di chi popola le periferie.

In totale franchezza, davvero senza alcuna acrimonia, penso che basti questo per convincervi che mai ho provato tanto imbarazzo per un leader politico durante un’intervista: avrei voluto sparire per lenire almeno in parte il disagio di assistere a come gli intervistatori, di solito piuttosto indulgenti con gli esponenti del Pd, l’abbiano messa all’angolo e suonatala come una zampogna.

Insisto nel tentativo di argomentare come il Pd sia un partito morto in partenza, senza alcuna speranza, se non quella di perseguire un’agenda autenticamente neoliberale: pensare a quell’accozzaglia come “alternativa” alla destra (ascoltavo compassionevole Bersani indugiare sul punto dalla stessa trasmissione qualche giorno prima) significa illudersi drammaticamente. L’ipocrisia politica di Elly Schlein in questa circostanza è peraltro emersa come mai in precedenza e su un tema che avrebbe dovuto rappresentare, secondo la retorica fasulla che la sostiene, un vero e proprio Moloch.

Se la Cgil promuovesse un referendum abrogativo del Jobs act (iniziativa curiosamente assunta mentre al governo c’è altra gente rispetto a quelli che lo hanno approvato otto anni prima, ma questo è un altro discorso) lei lo appoggerebbe? Questa un’ulteriore domanda rivoltale durante l’intervista. Ebbene, la stessa leader che contro quel Pd aveva mosso feroci critiche, occupandone persino le sedi, oggi ci dice che prima di decidere sarebbe necessaria una discussione interna. Capite cosa vuol dire? Esce dal Pd in contrasto con le politiche renziane e quando qualcuno le chiede se appoggerebbe una iniziativa per abrogarle lei nicchia, tentenna, prova con l’ennesima supercazzola nel tentativo di prendere per i fondelli un elettorato per cui non nutre alcun rispetto.

Il Pd non è un partito interessato a tutelare i molti e i fragili e non dimentichiamo che chi ha votato il Jobs act è ancora là dentro: ammesso che la Schlein voglia davvero provarci (e lo escludo categoricamente), la disarcionerebbero prima di subito. Ed ecco che la questione dell’alternativa di cui ciancia qualcuno diventa risibile, semplicemente comica: sarebbe questa la ricetta da proporre al posto dell’attuale esecutivo? Personalmente concordo al 100% con chi ritiene che Meloni abbia appaltato tutte le grandi questioni: la politica economica e fiscale all’Unione Europea e quella estera alla Nato, tanto per cominciare (seppure qualche “no” Giorgia riesce comunque pronunciarlo alla volta di Bruxelles, a dispetto dei servi che l’hanno preceduta). Quello che mi domando però è questo: Schlein mette in discussione i vincoli di bilancio europei? Critica apertamente la Nato, gli Stati Uniti e in generale la strategia suicida che l’Occidente sta perseguendo nella crisi internazionale?

E in definitiva non resta che interrogare su questo Giuseppe Conte: bisogna riconoscergli il fatto di non voler sostenere, quantomeno per il momento, un minestrone improvvisato pur di costruire un’alleanza, ma in prospettiva non mi pare che egli escluda una ricomposizione col Partito Democratico. Francamente lo reputo inaccettabile: l’ala movimentista che ancora guarda con un qualche interesse ad Alessandro Di Battista e Virginia Raggi forse dovrebbe farsi sentire con maggior vigore perché nessuna alternativa è possibile con un partito, il Pd, che altro non è se non l’altra faccia della medaglia di una tecnocrazia che ancora stritola il futuro del nostro Paese.

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Elly Schlein è un’ottima leader. Forse del partito sbagliato

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