Il sole è da poco tramontato quando don Pino Puglisi sta tornando a casa sua, in piazzale Anita Garibaldi, a Brancaccio, un quartiere popolare alla periferia est di Palermo. Quel giorno è il suo compleanno: il sacerdote compie 56 anni quando scende dalla sua Fiat Uno bianca e si dirige verso il suo appartamento. Dall’oscurità, però, spuntano due uomini che lo affiancano: sono Gaspare Spatuzza e Salvatore Grigoli, due fedelissimi di Giuseppe Graviano, il boss della zona. “Padre, questa è una rapina”, gli dice Spatuzza, cercando di afferrargli il borsello, che il sacerdote teneva in mano. Puglisi reagisce con uno sguardo e con un sorriso: “Lo avevo capito“, sussurra: quelle sono le sue ultime parole.

Spatuzza afferra il borsello e abbassa la testa, Grigoli preme il grilletto: il mafioso spara un solo colpo, alla nuca, in modo che quell’omicidio possa essere scambiato per una semplice rapina finita male. E invece quella non è una rapina ma un’eliminazione: una sentenza di morte ordinata da Graviano, il capomafia di Brancaccio che non tollerava la rivoluzione portata avanti dal sacerdote nel suo quartiere. Fondatore del Centro Padre Nostro, Puglisi cercava di sottrarre i giovani alla vita di strada che a Brancaccio equivale a diventare un picciotto Cosa nostra. Un’attività che non poteva essere consentita dai Graviano: da qui l’ordine di eliminarlo.

Da quella sera del 15 settembre 1993 sono passati trent’anni esatti. Per l’omicidio Puglisi vennero condannati come mandanti i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. A svelare i retroscena dell’assassinio sono stati i due killer: Grigoli, che dopo l’arresto del giugno 1997 iniziò a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi tra cui proprio quello di don Pino. Nel 2008 è diventato un pentito anche Spatuzza, che racconterà di avere cominciato un percorso interiore di conversione proprio la sera di quell’omicidio. Condannati per l’assassinio di Puglisi sono anche i mafiosi Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, gli altri componenti del commando che aspettò il prete nei pressi dell’abitazione. Nel 2013 la Chiesa cattolica ha beatificato Puglisi, considerando il suo omicidio un martirio.

Nel trentennale dell’assassinio il Centro Padre Nostro ha organizzato numerosi incontri, che si protrarranno fino a dicembre, con la posa della prima pietra per il nuovo Poliambulatorio a Brancaccio. Le manifestazioni hanno ottenuto la medaglia di rappresentanza del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Senato. Alle 18 di venerdì 15 settembre è prevista alla cattedrale di Palermo la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, e concelebrata dall’arcivescovo Corrado Lorefice.

Articolo Precedente

Quando andremo a votare pensiamo al volto sorridente di Maria Chindamo

next
Articolo Successivo

L’assassinio di don Puglisi diede inizio alla fine della Cosa Nostra dei corleonesi

next