Fa bene un risparmiatore a rivolgersi ai consulenti finanziari cosiddetti autonomi o indipendenti? Cioè non agli ordini di una banca o una rete porta a porta? Molte volte no. Gli conviene fare da solo o almeno porre condizioni ben precise prima di firmare un contratto e pagare una parcella.

Questi soggetti si presentano come liberi professionisti e magari, per darsi un tono, ricorrono ridicolmente all’inglese e si autodefiniscono fee-only. Aiuterebbero gli inesperti a gestire i loro soldi. Godono di buona stampa, spesso in conflitto di interessi. Su di loro ecco un quiz per un approfondimento.

Purtroppo da quanto visto direttamente o riferitomi da miei lettori in decine di casi, il servizio offerto appare mediocre e non giustifica il prezzo. Non pochi si fanno dare sull’unghia un 1% del patrimonio da investire, per seguire poi un canovaccio semplice. Fanno girare un programma informatico e consegnano al cliente un elenchino di Exchange Traded Fund (Etf), con le percentuali del patrimonio da destinare a ognuno di essi. Ma un lavoretto simile può giustificare una parcella di pochissime centinaia, certo non di migliaia di euro.

Mettendo poi tutto in Etf, il risparmio gestito esce dalla porta e rientra dalla finestra. Anch’essi sono fondi comuni coi loro difetti strutturali: perdita del controllo dell’investimento, assenza di trasparenza, svantaggi fiscali ecc. La differenza è che hanno una gestione cosiddetta passiva, cioè promettono di replicare a costi bassi l’andamento in un certo settore: azioni italiane, obbligazioni in dollari ecc. Non ci vuole tanta scienza economica per prenderne uno o alcuni, per puntare per esempio sulle azioni americane o italiane. Uno può farlo da solo.

Da un consulente finanziario un risparmiatore deve pretendere e prima ancora accertarsi che sappia indicargli specifici titoli e non contenitori quali sono i fondi comuni, Etf compresi, con commissioni aggiuntive alla sua parcella. Ma proprio lì casca l’asino: provate a scovarne uno in grado di analizzare correttamente un titolo anti-inflazione! È un’impresa quasi disperata.

Avendo poi determinati obiettivi quanto mai sensati, bisogna assolutamente detenere specifici titoli e non Etf. Chi vuole innanzitutto evitare crac, default o fallimenti, deve possedere in prima persona titoli di emittenti sicuri. Per difendersi poi dall’inflazione non si scappa: nessun Etf offre le garanzie che incorporano titoli reali come i Btp Italia o i Bund-ei. Oltretutto non è molto difficile individuarli, basta scorrere i miei passati articoli sul Fatto Quotidiano e post nel blog per avere già varie indicazioni, senza sborsare tanti soldi.

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