di Leandro Bracco

Mi chiamo Leandro Bracco, ho 46 anni e tramite questo appello mi permetto di bussare alla vostra porta.

Lo scorso 25 marzo ho dato avvio, in Africa, a un pellegrinaggio di carità nel nome di Maria che s’intitola AlimentiAMO la SPERANZA e che in nove mesi – e dunque sino al giorno di Natale – mi porterà ad attraversare in solitaria a piedi sette Paesi: Tanzania, Malawi, Zambia, Zimbabwe, Sudafrica, Eswatini e Mozambico. Mentre sto scrivendo mi trovo nella quarta nazione del cammino che è lo Zimbabwe, Paese il cui confine ho varcato poco meno di un mese fa.

Finora le mie gambe e soprattutto i miei piedi hanno macinato quasi 3000 chilometri (23 in media al giorno) rispetto ai 5300 complessivi e dunque mi trovo oltre metà percorso.

Perché sto facendo tutto questo? La mia vita è radicalmente cambiata a febbraio 2019, quando la morte atroce e terrificante di mio padre ha fatto imboccare alla mia esistenza una strada che sino a qualche anno prima della dipartita del mio papà consideravo impensabile, ma soprattutto non compatibile con la mia persona. Questa strada ha un nome ben specifico: Africa.

Dopo un’organizzazione durata due anni e mezzo, sabato 25 marzo scorso è iniziata questa avventura straordinaria che credo a livello italiano e non solo possa essere considerata un unicum. Da oltre cinque mesi mi sono immerso nella vita africana, in quanto sono fermamente convinto che la migliore forma di educazione risieda nell’esempio che ogni uomo e ogni donna forniscono alla società in virtù delle scelte che ognuno di noi compie, sia nella propria vita privata che in quella lavorativa.

Io, nel mio essere una persona che va orgogliosa della sua semplicità, giorno dopo giorno mi sto rendendo sempre più conto che impegnarsi a più non posso per tentare di aiutare il prossimo sia una delle cose che alla vita dà più pienezza.

In cosa consiste il pellegrinaggio che sto portando avanti? Da un lato smuovere e scuotere le coscienze, perché se io, che sono un uomo come tanti, riesce a portare a compimento un’impresa del genere, allora significa che, se tutte le persone di buona volontà unissero le proprie forze, le possibilità di avere un mondo molto meno ingiusto sarebbero elevate. Dall’altro lato, questo cammino in terra d’Africa si prefigge il fine di raccogliere 340.000 euro allo scopo di dare concretezza a otto progetti di carità (due in Tanzania e uno ciascuno negli altri sei Paesi) i cui beneficiari saranno quattro categorie di persone fragili: bambini orfani e abbandonati, donne vittime di violenza, disabili ed ex detenuti.

Questi progetti, che ora vado a illustrare, sono stati tutti redatti da Ordini religiosi con i quali durante il 2022 ho stipulato accordi. Eccoli:

Tanzania 1: trivellazione di un pozzo presso la missione/parrocchia di Ilembula gestita dal sacerdote bresciano Tarcisio Moreschi, classe 1947, nominato a dicembre 2020 da Sergio Mattarella Commendatore della Repubblica per l’impegno che da quasi mezzo secolo porta avanti in Africa. Costo 13.000 euro.

Tanzania 2: acquisto di diverse apparecchiature mediche per dare vita a un’unità di emergenza presso l’ospedale di Ikonda gestito dai religiosi di Missioni Consolata. Costo 49.500 euro.

Malawi: acquisto di un camion da donare alla Onlus “Con Anna per il Malawi”. Anna Tommasi è una suora veronese che da un ventennio vive e lavora in terra malawiana. Il suo impegno è totalmente dedicato agli ex detenuti affinché queste persone, dopo aver sbagliato e scontato la giusta pena, possano avere in società una seconda opportunità. Costo 104.000 euro.

Zambia: contributo alle suore di San Giovanni Battista per la costruzione di un centro che ospiterà bambini abbandonati, orfani, con disabilità e ragazze vittime di violenza. Costo 40.000 euro.

Zimbabwe: edificazione di una cucina in muratura e acquisto di una cisterna affinché l’acqua piovana non vada dispersa. Questi due progetti sono stati messi nero su bianco dalle Maestre Pie dell’Addolorata e il desiderio è che prendano vita in una struttura già esistente che accoglie bimbi orfani e abbandonati. Costo 3.700 euro e 14.100 euro.

Sudafrica: acquisto di vestiario, medicine e cibo per un anno a beneficio di bambini senza genitori che si trovano presso la struttura di Kakamas gestita dalle suore Figlie di San Francesco di Sales. Costo 33.000 euro.

Eswatini: installazione di un impianto fotovoltaico e acquisto di cibo per un anno per i bambini orfani ospitati presso la struttura di Mbabane gestita dalle suore Mantellate Serve di Maria. Costo: 40.000 euro.

Mozambico: contributo per la realizzazione di una fattoria didattica a Maputo (progetto redatto dai frati Cappuccini). In questo edificio troveranno riparo e calore familiare bambini disagiati e ragazzi di strada. Costo: 40.000 euro.

Nel riflettere su come impostare questo articolo/appello, mi sono detto che la soluzione migliore potesse essere quella di suddividere la società nei settori che più la rappresentano. Fatto questo, individuare poi quelle persone che da diverso tempo stanno dando lustro alla nostra meravigliosa Italia nei settori appunto individuati: cattolicesimo, cinema, cultura, influencer, musica, sport e teatro/televisione. Un uomo e una donna per ciascuno di essi per un totale quindi di 14 persone. Quattordici persone che in molti anni di attività, ognuno ovviamente in base ai propri talenti, hanno dato testimonianza di sensibilità verso il prossimo, solidarietà, amore per i sentimenti più autentici e cristallini che dovrebbero animare ogni società, passione per lo studio e per la vita in sé:

  • CATTOLICESIMO: suor Giuliana Galli e don Marco Pozza
  • CINEMA: Margherita Buy e Sergio Castellitto
  • CULTURA: Ilaria Capua e Stefano Massini
  • INFLUENCER: Nadia Lauricella e Alessandro D’Avenia
  • MUSICA: Fiorella Mannoia e Max Pezzali
  • SPORT: Paola Egonu e Andrea Ranocchia
  • TEATRO e TELEVISIONE: Lorena Cesarini e Flavio Insinna

Vi chiedo, insieme a me, di dare vita a una sorta di squadra social. Una squadra social che possa dare concretezza a una Social Marathon. Una Social Marathon che possa far germogliare quei frutti necessari affinché gli otto progetti di carità che poc’anzi ho illustrato diventino realtà.

Io per me non voglio neanche un euro, neppure recuperare il denaro che ho speso affinché AlimentiAMO la SPERANZA potesse realizzarsi. Abbiamo davanti a noi tre mesi e mezzo di tempo. Per favore, facciamo in modo che il prossimo Natale questi otto progetti di carità possano prendere avvio. Io, nel mio piccolo, ho messo e sto mettendo a repentaglio la cosa che di più preziosa ho: la salute e, di conseguenza, la vita. Di più non posso fare. Vi chiedo di aiutarmi tramite i vostri canali social. Per dare dimostrazione, tutti insieme, che nella vita nulla è impossibile. Che se in una cosa ci si crede e se per essa ci si impegna con tenacia, costanza e determinazione, allora ce la si può fare.

AlimentiAMO la SPERANZA. Alimentiamola tutti insieme. Per un mondo meno ingiusto, meno indifferente, più attento verso chi soffre. Affinché la speranza di una vita migliore possa baciare quante più persone possibili.

+39 348 031 0961 (solo Whatsapp)
Articolo Precedente

Baraccopoli nascoste, mendicanti sfrattati, migliaia di poliziotti e droni antiterrorismo: così l’India si è preparata a ospitare il G20

next
Articolo Successivo

Nei giorni del golpe in Cile fui l’unico italiano preso prigioniero: 50 anni dopo, leggo e rifletto

next