Una marcia silenziosa dei parenti delle vittime di incidenti stradali per riaccendere i riflettori sul tema e chiedere maggiori controlli e pene certe per chi guida in maniera irresponsabile. A Napoli, sul lungomare Caracciolo, Europa Verde ha organizzato un corteo silenzioso insieme con i familiari delle vittime. Una marcia simbolica in cui sono stati deposti dei fiori nei luoghi in cui hanno perso la vita Elvira Zibra, Giuseppe Iazzetta e Alessandra Navarra. Tutti investiti sulle strisce pedonali mentre rientravano a casa. Incidenti avvenuti a poche settimane di distanza tra loro. “Queste tre vittime sono solo le ultime di una lunga lista di persone che non hanno più fatto ritorno dalle famiglie per colpa di altri. È un problema nazionale – spiega il deputato di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli – servono più controlli e soprattutto serve più giustizia per i parenti delle vittime. Nessuno dei pirati della strada ha fatto un secondo di carcere e in alcuni casi, pur essendo passato del tempo, non è nemmeno iniziato il processo. Queste persone – conclude Borrelli – si sentono abbandonate al loro dramma”. Un senso di solitudine evidenziato anche dalla poca partecipazione. Al sit in c’erano poco più di trenta persone, tutti o quasi familiari o amici di chi ha perso la vita per strada. “È qualcosa che può capire solo chi ci è passato. La vita ti può cambiare da un momento all’altro – dice Michele Iazzetta, figlio dell’Ingegnere Giuseppe Iazzetta, investito sulle strisce pedonali proprio sotto casa – è impossibile cancellare quei momenti, quella mattinata, quella telefonata di mia sorella, quel senso di sgomento a cui ora si aggiunge anche un senso di ingiustizia. La persona che ha tolto la vita a mio padre ha avuto 1 anno e 4 mesi di pena sospesa e ha dovuto pagare giusto 2000 euro di spese processuali. Inoltre poco tempo fa gli è stata anche restituita la macchina”. I familiari delle vittime non chiedono solo l’inasprimento delle pene ma una vera e propria educazione ai comportamenti responsabili quando si è alla guida. “Deve essere più una battaglia per la prevenzione e l’educazione – dice Renata Navarra, nipote di Alessandra Navarra, travolta di fronte alla Stazione di Mergellina – bisogna essere consapevoli di quale sia il pericolo nel momento in cui ci si mette alla guida. Le auto e le moto sono delle armi – conclude – e ognuno di noi può rischiare di essere un assassino ogni giorno, anche semplicemente andando a lavoro”.

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