Ha ragione il Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi: la scuola dovrebbe ricominciare a fine settembre o alla prima settimana di ottobre in tutta Italia così che i giovani possano conoscere la propria Nazione. Anzi aggiungo: il governo dovrebbe organizzare una sorta di “carta famiglia” con la possibilità di entrare gratis in musei, siti archeologici, palazzi e Chiese, solo per chi viaggia nel mese di settembre. In questo modo “si allungherebbe la stagione turistica con grande beneficio per le imprese del settore ricettivo”, come dice Sgarbi e inoltre le famiglie avrebbero meno rincari sui prezzi delle località turistiche.

Ora mi immagino le critiche. Già i ragazzi stanno a casa tre mesi ci manca che tornino a scuola a ottobre. Domanda? Certo, fanno tre mesi di vacanza d’estate (un po’ meno a dire il vero) ma quanti ne fanno tra i banchi? Ben nove mesi. Trascorrono molto più tempo in aula che con i genitori, che a conoscere il nostro Paese. Nove mesi (un po’ meno se togliamo le vacanze di Natale, Pasqua e qualche “ponte”) sono più che sufficienti se la scuola è ben fatta.

Altra obiezione: in Italia si fanno meno giorni di scuola che nel resto dell’Europa. Falso! Scopriamo, con i dati Eurydice (The Organization of School time in Europe, primary and general secondary education) che il numero di giorni di scuola varia dai 156 in Albania e i 200 giorni in Danimarca e Italia. In circa la metà dei Paesi l’anno scolastico conta 170/180 giorni; in 17, il numero varia tra 181 e 190 giorni.

Ora penso, invece, a quelli che prenderanno per folle me e Sgarbi perché non si può fermare la produzione, perché a settembre le famiglie devono tornare a lavorare. Siamo di fronte a un modello di scuola basato sull’industrializzazione che va avanti da anni con scarsi risultati. Questa “overdose” di scuola (che non vuol cambiare nemmeno modello di lezione) ha prodotto come risultato che i cosiddetti “Neet” cioè i giovani tra i 15 e i 29 anni inattivi sono il 18%. Dopo di noi c’è solo la Romania. La scuola non deve servire i genitori.

In questo Paese va cambiato il modello lavorativo: un operaio, un educatore, un infermiere devono avere diritto di godere di un tempo di riposo (ferie) quando serve non quando gli è imposto.

Infine, mi aspetto chi dirà: “Ma non bastano tre mesi per conoscere l’Italia?”. A quanto pare il tema è un altro ovvero il concetto di vacanza. Per molti dei miei alunni significa solo mare, spiaggia, hotel. Nulla di più. Ho allievi che abitano a Crema e non hanno mai visto il Cenacolo Vinciano a Milano. E’ chiaro che va incentivato un “turismo” intelligente.

La proposta di Sgarbi non va colta come una banale provocazione ma come una sana provocazione. Parliamone, almeno!

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