Il mercato europeo dell’auto è cresciuto per il dodicesimo mese consecutivo. A luglio, infatti, le immatricolazioni di nuovi veicoli nell’Unione Europea sono aumentate del 15,2% (851.156 in totale), portando il saldo positivo da inizio anno a +17,6%.

Un trend virtuoso frutto soprattutto delle buone performance dei mercati principali, tutti in crescita. Nei primi sette mesi dell’anno, infatti, la Spagna ha fatto registrare un +21,9%, la Francia un +15,8 e la Germania un +13,6%. Per quanto riguarda il nostro Paese, l’aumento è stato del 20,9%.

I segnali di una ripresa del settore automobilistico, complice la ripresa delle forniture di componentistica, ci sono tutti. Anche se non bisogna dimenticare che rispetto all’ultimo periodo pre-pandemia, quello del 2019, manca ancora all’appello il 22% delle immatricoazioni nel vecchio continente.

Nonostante i numeri siano confortanti, il Centro Studi Promotor avverte: “Il mercato automobilistico europeo è ben lontano dall’essere tornato alla normalità. Le nuove immatricolazioni in molti Paesi non riescono a soddisfare completamente l’esigenza di rottamare le vetture più vecchie e di conseguenza più inquinanti e più pericolose”. Ci sono “lunghe attese per la consegna di modelli la cui produzione è penalizzata dalle carenze che ancora permangono di componenti e una crisi della domanda determinata dalle incertezze in molti paesi per la transizione energetica imposta dall’Unione Europea”.

Una transizione, quella verso l’elettrone, che non viaggia ancora alla velocità che a Bruxelles si auguravano, nonostante a luglio la quota di vendite di auto elettriche sia cresciuta (rispetto a luglio 2022, quando era del 9,8%) e abbia raggiunto il 13,6%. Discorso che vale anche per le ibride plug-in, che nonostante la buona performance di luglio (+14,5%) non sono andate oltre una quota di mercato del 7,9%. A gonfie vele vanno invece le ibride non ricaricabili: +28,5% a luglio e 25% di quota mercato dal inizio dell’anno. Le auto a benzina, nonostante un aumento del 5% a luglio, vedono la loro fetta di mercato diminuire dal 39,3% al 35,8%. Peggio va al diesel: -17,9% e un peso sul totale di appena il 14,1%.

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