di Giovanni Papa

In un’estate rovente sul versante inflazione, dove la corsa al rialzo dei combustibili come quello dei beni primari non accenna ad arrestarsi, complicando non di poco la vita delle fasce più deboli del nostro paese, c’è un dato “locale” in assoluta controtendenza, che potrebbe meravigliare solo chi non passa da queste parti.

Proprio alla destra della foce del più grande fiume del meridione, il Volturno che partendo dall’appennino abruzzese, dopo una corsa di 175 km, si getta nelle acque del Tirreno centrale, ci sono una serie di piccolissime località sul mare, la prima chiamata proprio Destra Volturno, dove “ormai” è possibile comprare una villetta a 100 metri dalla spiaggia per 20-30mila euro.

Nulla a che vedere con qualsiasi altro litorale della nostra amata penisola, quanto mai di più lontano dalla corregionale Costiera, ormai lasciata indietro come organizzazione e sviluppo anche dalla vicina Mondragone, le coste e i luoghi di villeggiatura del comune di Castelvolturno sono da decenni precipitati nella morsa del peggiore degrado territoriale ed evidentemente anche amministrativo. I fasti e le tradizioni di un passato che hanno avuto il suo culmine nei mitici anni ’80, seppelliti da cumuli di immondizie che invadono sia le strade principali così come le spiagge libere (poche e sporche).

Non ci sono colori o partiti politici che tengano, né alcuna giustificazione per lo scempio di un territorio una volta ricco di promesse.

Il mercato da solo già dà il suo implacabile Giudizio. In questo caso quello immobiliare, con un crollo verticale delle quotazioni delle case che in poco più di 2 decenni ha visto andare in fumo praticamente la totalità degli investimenti che i Campani avevano realizzato in questi luoghi. Un lassismo che si riflette anche su pratiche di condono risalenti al 1983 (40 anni), mai evase e i cui fascicoli sembrano oggi “momentaneamente irreperibili per inagibilità degli archivi del Comune”. Un susseguirsi di Amministrazioni fatiscenti, incapaci di controllare eventi “ordinari” o meglio leggeri e passeggeri, come la gestione estiva dei rifiuti su un territorio ormai abbandonato dalla popolazione vacanziera, ridotta del 90% in 30 anni, ad onor del vero da sempre lasciata sola di fronte a politiche scellerate di “governi centrali” che segnatamente in questi luoghi maggiormente degradati hanno registrato il più totale fallimento sulla gestione e il controllo dei processi migratori, clandestini e non.

Scaricare le persone indigenti dove il disagio già esiste al fine di ridurre al minimo le reazioni e le proteste sembra essere l’unico “razionale” della politica di accoglienza dettata dai governucci nazionali che mirano a creare veri e propri nuovi ghetti. Un territorio unico per natura e storia che se trattato diversamente potrebbe produrre da solo quell’agognato Pil tale da generare sufficienti posti di lavoro, necessari ad accantonare in modo definitivo e naturale qualsiasi politica di sostegno alla vita come il Reddito di Cittadinanza, inopinatamente cancellato anche per tanti italiani da queste parti.

A tal proposito, se la premier Giorgia Meloni si volesse “allungare” anche in queste zone, Caivano dista solo 20 minuti di auto. Anziché nelle stanze dei bottoni, qui sul campo potrebbe farsi un’idea più chiara di quanto siano inutili i “Decreti Sicurezza” laddove ad essere latitante è un efficace controllo del territorio e quanto sia letale per un popolo già in grosse difficoltà la cancellazione di misure di contrasto alla povertà dove il lavoro è quasi sempre sottopagato o più semplicemente inesistente.

Mi raccomando, avvertitela però di non passare dall’unico ponte che attraversa il Volturno sulla Domiziana (strada litoranea) inagibile da 4 anni, senza portarsi dietro quella pletora di ministeri, sovraintendenze, enti locali, regionali etc. di vario genere e varia natura, dai quali si attende ancora un articolato e tutto “italico benestare” a procedere.

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