di Paolo Pastres

Delle parole di Andrea Giambruno molto si è detto in questi giorni. Ripercorriamole: “Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti, ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche, perché poi il lupo lo trovi”. Tralasciamo il “diritto ad ubriacarsi” per chi va a ballare (si può andare a ballare senza necessariamente ubriacarsi, no?), ma quelle parole nascondono una visione della donna in quanto entità ammaliante tentatrice dell’uomo verso la dissolutezza e il vizio. Infatti l’idea che traspare è quella di dare per scontato che la donna è oggetto del desiderio del maschio e che è altrettanto scontato che nel maschio è naturale che tale desiderio sia a stento trattenuto dal fuoriuscire dalla patta dei pantaloni, dal momento che proprio dal riconoscimento di tale desiderio si basa l’essenza della virile mascolinità.

Quindi, sulla base di tale visione del femminile da parte di una cultura dominante, evidentemente anche di Giambruno, il desiderio maschile è trattenuto per ragioni di convivenza sociale, le quali almeno in parte si fondano sulla reciproca assicurazione degli uomini di “non desiderare la donna d’altri”, che poi è il nono comandamento della religione cattolica.

Desiderio maschile trattenuto, ma a cui il maschio non può fare a meno di accennare, perché il fatto stesso di ammetterlo corrobora l’idea della propria virilità, intesa come forza e potere nella competizione con gli altri maschi nel possesso della donna oggetto di desiderio.

Pertanto, secondo questo paradigma culturale, è naturale che il desiderio trattenuto del maschio possa manifestarsi se è la donna che lo accende. Quindi la donna che va a ballare, e magari beve e si ubriaca, provoca il desiderio maschile che naturalmente può erompere anche nella sua brutalità. Come dire: lei se l’è cercata.

Nella scarsa originalità complessiva di Giambruno, v’è da dire che tale concezione del femminile e del maschile risale in realtà alla notte dei tempi. Del resto anche nella Bibbia la donna è vista come fonte di tentazione e perdizione. A cominciare dalla vicenda della tentatrice Eva che corrompe il povero Adamo e lo fa espellere dall’Eden. Come si vede, secondo tale visione culturale del maschile e del femminile, paradossalmente si comprende più un uomo che sfoga la propria sessualità anche contro la volontà della femmina con cui si accoppia, che la donna stessa, la quale finirà con l’essere sempre segnata e marginalizzata socialmente. Come dire che se tu svegli il cane che dorme, non sei tu la vittima se ti morde.

Del resto – portandola all’estremo – credo che molti potrebbero pensare che, se una donna gira nuda per i marciapiedi di una città, stia dando prova di dissolutezza e che quindi possa essere oggetto di violenza sessuale. Si tratta di un’opinione non molto lontana da quella di un uomo integralista islamico che veda una donna che non indossi lo hijab, il niqab o addirittura il burka. Ecco dove Giambruno potrebbe trovare un’insospettabile buona compagnia per le sue idee.

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