Nell’immaginario collettivo, italiano e internazionale, Toto Cutugno, tristemente venuto a mancare in data odierna, è senza dubbio l’archetipo musicale dell’italiano, e lo è soprattutto in virtù di quell’incredibile successo di vendite, in Italia e nel mondo, che fu il suo brano più celebre in assoluto, L’italiano, classificatosi appena quinto al Festival di Sanremo del 1983, secondo tra i singoli più venduti quell’anno in terra italica per poi letteralmente sbancare all’estero.

Soprattutto, innanzitutto, in Russia, paese nel quale Toto Cutugno divenne, dopo L’italiano, uno tra gli artisti più amati in assoluto: una magia, quella del suo successo russo e internazionale, principalmente dovuta a questioni di tipo geopolitico. Ermeticamente chiusa, nei tempi bui della guerra fredda, a influenze angloamericane d’ogni sorta, l’Unione Sovietica si apre a quella lunga stagione passata agli annali come “italianzy” trasmettendo per la prima volta, nel 1983 e in differita, il Festival di Sanremo, quello nella cui edizione oltre allo storico successo di Cutugno gareggiano brani quali Vita spericolata di Vasco Rossi e Vacanze romane dei Maria Bazar: a dispetto della quinta posizione conquistata al termine della kermesse sanremese è però L’italiano a scatenare nella federazione di lì a poco guidata da Michail Gorbačëv una vera e propria cutugnomania, tale da consegnare il cantante e autore di origini toscane alla storia della musica dell’est europeo.

Non solo, il brano viene tradotto in un’infinita serie di lingue straniere, interpretata da una miriade di più o meno grandi star internazionali, ed è così che l’autore della sua musica e principale interprete, Toto Cutugno, diventa simbolo di un’italianità a cui sapranno far fronte, a livello internazionale, solo una piccolissima rosa di ulteriori artisti di casa nostra, tra cui Albano, Umberto Tozzi e, più avanti, Eros Ramazzotti.

Da quel momento in poi Cutugno, così come dimostrano ancora oggi una miriade di occasioni, eventi e siti internet possibili, diventa in Russia il “maestro melodico più grande di tutti i tempi”, titolo a cui farà sempre da contraltare un snobismo italico tanto ingiustificato quanto provinciale: uno snobismo che si ripresenterà anche in occasione dell’Eurovision Song Contest del 1990, edizione vinta da Cutugno senza troppo clamore in terra patria. La canzone vincitrice era Insieme: 1992, ultimo brano italiano a trionfare nella kermesse europea fino alla recente vittoria dei Maneskin.

Ma Cutugno, come se già non bastasse, non è stato solo autore e interprete di un significativo numero di brani divenuti celebri in tutto il mondo, con quote di vendita che sembra abbiano ampiamente superato i 100 milioni di copie vendute: il musicista italiano per antonomasia ha altresì firmato successi poi affidati a voci terze del calibro di Soli, per la voce di Celentano, Noi, ragazzi di oggi, affidata al fenomeno messicano Luis Miguel, la bellissima Io amo, interpretata da Fausto Leali, Canzone d’amore, per i Ricchi e Poveri, e tante altre splendide pagine della grande musica italiana.

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