Il Marocco non sarà membro dei Brics. Lo rende noto, in un comunicato pubblicato dall’agenzia di stampa marocchina, Nasser Bourita, il ministero degli Esteri di Rabat che spiega che “per il Regno del Marocco non si è mai parlato di rispondere positivamente all’invito all’incontro ‘Brics/Africa’ previsto in Sudafrica” dal 22 al 24 agosto, il primo non da remoto dalla pandemia da Covid-19. Durante il summit saranno presenti i capi di Stato e di governo dei Paesi aderenti, quindi Cina, Russia, Sudafrica, Brasile e India. Allo stesso tempo il vertice sarà anche l’occasione per la formalizzazione delle richieste di adesione di “circa 40 Paesi che hanno chiesto in modo formale o informale di diventare membri Brics”, ha affermato, secondo quanto riporta Africa News, l’ambasciatore del Sudafrica per l’Asia e i Brics, Anil Sooklal. Tra questi anche Iran, Argentina, Bangladesh, Arabia Saudita e Algeria. Ma non il Marocco.

Rapporti tesi con il Sudafrica – Nella nota del ministero degli Esteri di Rabat si specifica infatti che il Marocco ha valutato l’iniziativa alla luce del suo rapporto bilaterale teso con il Sudafrica, che “ha sempre mostrato posizioni assolutamente aggressive nei confronti del Regno, e ha adottato sistematicamente posizioni negative e dogmatiche riguardo alla questione del Sahara marocchino“, facendo quindi riferimento al sostegno di Pretoria al Fronte Polisario, in aperto conflitto con Rabat sulla questiona del Sahara Occidentale. Il dicastero marocchino spiega infine che l’iniziativa è venuta unilateralmente dal governo sudafricano, che “si è permesso di parlare dei legami del Marocco con i Brics senza previa consultazione“, smentendo l’elenco pubblicato il 14 agosto scorso dal ministero degli Esteri sudafricano dei Paesi che hanno ufficialmente richiesto di aderire ai Brics, in cui c’era appunto il Regno nordafricano.

La stessa fonte ha spiegato poi che “è diventato chiaro che il Sudafrica distorcerà la natura e lo scopo di questo evento al fine di servire un’agenda segreta” e che “Pretoria ha così moltiplicato, sia a livello nazionale che all’interno dell’Unione Africana, le sue azioni notoriamente dannose contro gli interessi superiori del Marocco”, sottolineando che “la diplomazia sudafricana è nota per la sua gestione leggera, improvvisata e imprevedibile quando si tratta di organizzare questo tipo di eventi”. Il ministero degli Esteri marocchino chiarisce però che “il Marocco mantiene certamente relazioni bilaterali importanti e promettenti con gli altri quattro membri del gruppo (Brasile, India, Cina e Russia, ndr), e ha anche accordi di partenariato strategico con tre di loro”. Il Marocco cerca infatti di tenersi in una posizione tendenzialmente neutrale sullo scacchiere internazionale, soprattutto con la Russia e gli Stati Uniti. Oltre all’annosa questione del Sahara Occidentale, Rabat sta infatti iniziando a ritagliarsi una posizione di rilievo a livello internazionale da quando ha iniziato ad assumere il ruolo di attore significativo nel mercato globale dell’uranio.
Il Marocco vanta circa il 75% delle riserve mondiali di fosfato, dal quale si possono potenzialmente estrarre circa 6,9 milioni di tonnellate di uranio, facendolo di fatto diventare il maggiore produttore mondiale di uno degli ingredienti chiave per l’energia nucleare, tanto cara a Mosca quanto a Washington. Durante il vertice Africa-Russia dello scorso 27 e 28 luglio, Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, ha descritto i legami tra i due Pesi come “molto buoni e brillanti”. Le relazioni strategiche in evoluzione hanno dato visibilmente i loro frutti, poiché la nazione nordafricana è tra i primi tre partner della Russia in Africa. Nello specifico, il Marocco è al secondo posto per export verso la Russia e al terzo per import dal Paese. Da considerare però che, d’altra parte, il maggior investitore in Marocco nel 2022, e per la prima volta in assoluto, sono stati gli Usa, con circa 7,4 miliardi di Dirham (o 700 milioni di euro), surclassando in un anno quello che fino ad allora era l’investitore numero uno del Paese nordafricano dal periodo coloniale, la Francia, che si è attestata a 3,3 miliardi di Dirham (300 milioni di euro). Ingenti investimenti che sono arrivati soprattutto da quando Rabat ha aperto il dialogo diplomatico con Israele.
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