Si sgonfia, come prevedibile, la tassa sugli extraprofitti bancari annunciata lo scorso 7 agosto. Tra modifiche, emendamenti, distinguo ed eccezioni, dell’imposta originaria resterà poco. E infatti i titoli bancari festeggiano. Unicredit ed Intesa Sanpaolo salgono del 2%, Bper del 3%, Banco Bpm ha recuperato completamente il calo seguito all’annuncio. In tutto questo, nonostante gli allarmi lanciati a squarciagola da un nutrito gruppo di economisti ed opinionisti, lo spread e i rendimenti dei Btp praticamente non hanno battuto ciglio. A far sorridere banche e banchieri sono le dichiarazioni che si sono registrate nelle ultime ore. Sugli extraprofitti “non parlerei di scontro ma di diverse posizioni. Con la premier parlo quasi quotidianamente, non c’è un problema di stabilità di governo, ma di idee non sempre coincidenti. Per noi c’è da modificare il decreto, sui tre punti fondamentali: tutelare le banche del territorio, prevedere un prelievo una tantum e che ci sia deducibilità del contributo con un credito di imposta “di valore pari o di poco inferiore” al prelievo che subiranno. Non cambiamo idea e ragioneremo su come fare”, dice il numero uno di Forza Italia Antonio Tajani al Corriere della Sera. In sostanza quel poco che il governo prenderà con una mano alle banche, lo restituirà con l’altra. Un prestito più che una tassa.

“Le correzioni – risponde sollecito Lucio Malan di Fratelli d’Italia dalle pagine di QN, sono sempre possibili, perché dettate dall’osservazione dei fatti o dai suggerimenti in questo caso di FI. C’è qualche dubbio invece che la Bce, il cui parere sarà tenuto in considerazione, abbia competenza in materia”. “Il principio è giusto, deve esserlo anche la sua applicazione. Noi siamo già al lavoro affinché durante l’esame parlamentare si possa trovare la migliore soluzione possibile”, ribadisce il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Giuseppe Mangialavori.

Sulle banche “andiamo dritti”, a fine anno “faranno più di 40 miliardi di utili” e “mi batterò perché una piccola parte di questi profitti potremo usarli per aumentare gli stipendi di lavoratrici e lavoratori”, ha detto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, in una diretta sui social. “Qualche banchiere si è lamentato ma penso che se a fine anno le banche italiane guadagnassero 30 o 35 miliardi invece di 40, i loro azionisti sarebbero ugualmente contenti e con quei soldi aiuteremo tanti lavoratori e lavoratrici”, ha concluso. In teoria inizialmente le somme raccolte avrebbero dovuto essere destinate a sostenere le famiglie più in difficoltà con i mutui. Molto difficile invece utilizzare un ipotetico introito una tantum per finanziare misure che dovrebbero essere strutturali come la riduzione del cuneo fiscale a cui sembra accennare Salvini.

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