Il colosso immobiliare cinese Evergrande ha presentato istanza di fallimento negli Stati Uniti giovedì. Il gruppo ha presentato la richiesta di protezione dal fallimento secondo il capitolo 15 in un tribunale di New York, secondo quanto riferito dai media statunitensi tra cui la Cnn e il New York Times. L’azienda è andata in default nel 2021, scatenando una massiccia crisi immobiliare nell’economia cinese, che continua a risentirne gli effetti. Il settore immobiliare cinese è stato a lungo considerato un motore di crescita vitale nella seconda economia più grande del mondo e rappresentava fino al 30% del PIL del Paese. Evergrande ha presentato l’istanza che consente a un tribunale fallimentare di intervenire quando un caso di insolvenza coinvolge un altro Paese: in gioco c’è una passività di circa 330 miliardi di dollari. La mossa – relativa a oneri offshore per 31,7 miliardi di dollari tra bond, garanzie e obblighi di riacquisto – è maturata un po’ a sorpresa dato che mercoledì il gruppo aveva annunciato il rinvio della riunione dei creditori sulla ristrutturazione del debito offshore, dal 23 al 28 agosto prossimi.

Ma Evergrande, preso atto delle notizie pertinenti riportate dai media, è intervenuta con una comunicazione inviata alla Borsa di Hong Kong per dire che “desidera chiarire” che la società “sta portando avanti la sua ristrutturazione del debito offshore come previsto. L’istanza – afferma il colosso cinese – è una normale procedura di ristrutturazione del debito offshore e non comporta istanza di fallimento“. Poiché le obbligazioni denominate in dollari Usa sono disciplinate dalla legge di New York, “la società ha presentato ricorso alla Corte degli Stati Uniti ai sensi del Capitolo 15 del Codice fallimentare degli Stati Uniti per il riconoscimento degli schemi di accordo nell’ambito della ristrutturazione del debito offshore per Hong Kong e le Isole Vergini britanniche”.

Il capitolo 15 sul fallimento ha lo scopo di aiutare a promuovere la cooperazione tra i tribunali statunitensi, i debitori e i tribunali di altri paesi coinvolti in procedure fallimentari transfrontaliere: Evergrande chiede infatti il riconoscimento dei colloqui di ristrutturazione in corso a Hong Kong, nelle Isole Cayman e nelle Isole Vergini britanniche. La società, che non ha rimborsato il debito nel 2021, ha accumulato debiti per oltre 300 miliardi di dollari ed è considerato uno dei promotori immobiliari più fortemente indebitati al mondo. Nel gennaio 2022, il gruppo ha annunciato un piano di ristrutturazione e le sue azioni sono state sospese dalle negoziazioni da marzo 2022.

L’iniziativa di Evergrande sulla bancarotta protetta negli Usa rappresenta una svolta nei due anni di crisi del colosso cinese, il primo grande sviluppatore immobiliare a dichiarare problemi finanziari sotto il peso dei debiti miliardari. La sua istanza arriva tra i crescenti timori che i problemi nel settore immobiliare cinese possano diffondersi ad altre parti dell’economia del Paese mentre rallenta la crescita del pil. Dall’inizio della crisi del debito del settore a metà del 2021, le società che rappresentano il 40% delle vendite di case cinesi sono fallite.

Intanto la Borsa di Hong Kong continua a bruciare capitalizzazione in scia alle ultime turbolenze del settore immobiliare della Cina coi primi contagi estesi al comparto finanziario, alimentando le incertezze sulla tenuta della già debole economia: l’indice Hang Seng cede il 2,05%, a 17.950,85 punti. Anche la salute di Country Garden, il più grande promotore immobiliare privato della Cina, sta preoccupando gli investitori dopo che la società non ha pagato alcuni interessi questo mese. La Banca centrale cinese già nelle scorse ore aveva tentato di rassicurare annunciando che avrebbe adeguato e ottimizzato “le politiche immobiliari in modo tempestivo”. Resta da capire, poi, quanto la vicenda peserà o sarà condizionata dalle pessime relazioni tra Washington e Pechino e, soprattutto, quanto peserà sull’economia cinese in deciso affanno e alle prese con pesanti turbolenze finanziarie con rischi crescenti di contagio.

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