di Germano Bosisio

Sto rileggendo il libro di Marcello Foa Il Sistema (in) visibile col sottotitolo perché non siamo più padroni del nostro destino, dal vago e seppur solo apparente “sapore complottista”. Ne cito un passaggio illuminante sulla “Guerra cognitiva”, come viene definita dagli esperti di comunicazione: “La manipolazione di un individuo sarà più facile se i suoi meccanismi cognitivi sono stati analizzati correttamente e se l’informazione trasmessa per influenzarlo sarà in grado di attivarli nella direzione voluta”, precisando che “il cervello umano diventa il teatro dell’operazione. L’obiettivo è influire non solo su ciò che pensano le persone, ma anche su come pensano e, in definitiva, su come agiscono”.

Non che voglia anch’io presuntuosamente discettare sul vasto e pur delicatissimo mondo della comunicazione, di cui peraltro non ho specifiche competenze se non quelle del cittadino in consapevole ricerca, ma vorrei semplicemente esprimere alcune opinioni, certo personali ma probabilmente non solo mie.

Ma perché mi interessa tanto questo mondo? Ovviamente per quanto anche espresso nelle sopraccitate annotazioni, ma soprattutto perché in gran parte del cosiddetto circo mediatico ravvedo, non poche volte e per certi versi sistematicamente, un rovesciamento delle parti. Per non rischiare un eccesso di prolissità mi limito a pochi ma assai eloquenti esempi:

– Come si può non identificare un rovesciamento delle parti il presentare la possibile introduzione di un salario minimo come un elemento regressivo (peraltro già presente sotto varia forma in quasi tutti gli altri Paesi europei) di una civiltà giuridica che si autodefinisce basata sulla dignità di un equo rapporto di lavoro?

– Come si può rovesciare uno strumento di sussistenza minimo e di avvio al lavoro (pur con i suoi limiti ma idem c.s. rispetto ad altri Paesi europei) come il Reddito di Cittadinanza in un paradigma di tutte le furbate tipiche del nostro martoriato Paese quando, in realtà, incommensurabilmente meno gravoso, non solo economicamente, della vera e, nei fatti tollerata, piaga sociale rappresentata dell’enorme evasione fiscale? La povertà è diventata una colpa e il contribuire alle spese comuni della collettività un “pagamento del pizzo”?

– O come tentare di far passare come espressione di volontà politiche strumentali la ricerca dei veri mandanti delle stragi del 92-93 o dei responsabili di innumerevoli casi di corruzione/concussione che hanno caratterizzato, e che ancora caratterizzano, la nostra vita pubblica costruendovi attorno una solo presunta “guerra tra bande” tra politica e magistratura, che consenta di celare dietro una insopprimibile voglia di impunità da parte di chi pretende di non essere soggetto alla legge, come tutti gli altri?

– O far apparire come solo una giusta resistenza all’invasione russa una guerra sempre più aperta che nasconde ben altri interessi geopolitici? Come non ricordarsi della principale motivazione a supporto dell’ aggredito che sosteneva di difendere sacrosantamente soltanto i propri confini, quando ora si assiste ad aperte incursioni nei territori dell’aggressore; e nel contempo come non rilevare che, ancora nel pieno delle azioni di guerra, interessi rapaci stanno già spartendosi i lauti affari della ricostruzione?

– Come poi dipingere come vandali irresponsabili gruppi di giovani che, pur utilizzando metodi opinabili, ricordano a tutti la fondamentale importanza della preservazione di un bene assoluto come l’ambiente?

– Perché poi, ad ogni piè sospinto, da parte del cosiddetto circo mediatico ripetere la narrazione “capestro” di un debito pubblico costantemente sopra le nostre teste facendo leva sul giusto principio dell’onorare i debiti quando, di fatto, la quota interessi che divora sistematicamente gli effetti di pratiche virtuose di bilancio è determinata da meccanismi distorsivi e speculativi del mercato finanziario?

– Perché si mena il can per l’aia sulle vere cause del fenomeno migratorio sempre più accentuato, criminalizzando spesso coloro che lasciano forzatamente i propri paesi d’origine e non invece cercando concretamente di eliminare lo strapotere commerciale e geopolitico che li tiene al guinzaglio del cosiddetto mondo occidentale?

Mi fermo volutamente qui domandandomi, e domandando pur in un quadro che lascia intravvedere anche sprazzi di speranza di cambiamento, se questi non siano veri e propri esempi di sistematico rovesciamento delle parti, di cui occorra sempre più prendere coscienza!

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Parla l’autore di “Riot. Sciopero. Riot”, Joshua Clover. “Nel capitalismo non c’è salvezza. Cambiamo o non sopravvivremo”

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