Sale a 80 il numero dei morti causati dagli incendi che hanno colpito l’isola di Maui, alle Hawaii. I vigili del fuoco sono impegnati da oltre due giorni per spegnere i focolai e contenere gli incendi a Lahaina, città completamente devastata dalle fiamme, Pulehu/Kihei e nell’Upcountry Maui. Per sostenere i famigliari nella ricerca dei propri cari dispersi è stato anche aperto un centro di assistenza e informazioni. Nella giornata di ieri la Cnn aveva annunciato che si stava evacuando anche la zona di Kaanapali, un centro abitativo situato a nord di Lahaina. Secondo i dati della Contea di Maui sono 1.418 in totale le persone che si trovano in rifugi di emergenza a causa dell’evacuazione.

E dopo i soccorsi e l’assistenza si registra anche la polemica sui presunti mancati allarmi alla cittadinanza. La procuratrice generale delle Hawaii, Anne Lopez, ha dichiarato che il suo ufficio esaminerà il processo decisionale e le politiche in vigore in tema di sicurezza per gli incendi. Secondo le ricostruzioni, nelle ore precedenti all’incendio più grave, ovvero quello che ha coinvolto la città di Lahaina, i funzionari della contea di Maui non hanno attivato le sirene preposte all’avvertimento dell’emergenza per l’intera popolazione ma si sono affidati solo alla pubblicazione dei post sui social, raggiungendo quindi un pubblico ristretto. Poi, una volta interrotta la corrente, è stato più complicato effettuare determinate comunicazioni d’emergenza. Inoltre, alcuni sopravvissuti hanno riferito che le notizie via radio erano scarse, anche quando le fiamme hanno iniziato a divorare la città. Queste inefficienze hanno quindi portato molti cittadini locali a chiedersi se sia stato fatto tutto il possibile per contenere i danni degli incendi, tenendo conto del fatto che l’arcipelago Hawaii è uno stato che vanta storicamente un sofisticato sistema di allarme per emergenze di vario genere come vulcani, uragani e anche incendi.

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