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Niente dimissioni per Bertini e De Angelis: il nuovo corso ha ampi margini di tolleranza

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Il sonno della ragione genera mostri. Anche verbali. Anna Maria Bertini, assessora alla cultura di Ancona, area Fratelli d’Italia, dovendo giustificare dei tagli se n’è uscita dicendo “su queste cose sono molto ebrea”, spiegando poi che voleva dire “di braccia corte”, per cui il “molto ebrea” era “ in senso buono”. Dunque un antisemitismo… buono. Un ossimoro da vertigine.

C’è poi il caso di Marcello De Angelis, di nuovo area Fratelli d‘Italia, portavoce del Governatore del Lazio. Ora, tutte le sentenze (anche quelle sulla strage del 2 agosto 1980 che condannano i neofascisti tanto cari al “portavoce”) si possono criticare eccome, ma non a colpi di apodittiche, personali e indimostrate certezze, tipo: “i condannati non c’entrano, lo sanno tutti, anche le cariche istituzionali… Io dico la verità, loro mentono… E sono disposto a subire il sacrifico dei martiri cristiani o a finire sul rogo come Giordano Bruno”.

Una performance – oltretutto di un ruolo istituzionale – che ha reso “infelice” il premier Meloni, costringendo De Angelis a un’imbarazzata retromarcia. Non il massimo per chi, essendo di mestiere portavoce, dovrebbe avere grande dimestichezza con la comunicazione.

Né l’assessora di Ancona né il portavoce del Lazio han dovuto dimettersi. Si vede che quando si tratta di parlare male degli ebrei o di difendere dei fascisti stragisti il nuovo (?) corso ha margini di tolleranza piuttosto vasti.

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