“La misura proposta dal ministro dell’Economia e delle finanze, condivisa e approvata dal Consiglio dei ministri, nasce sulla scia di norme già esistenti in Europa in materia di extra-margini bancari. Al tempo stesso la misura, ai fini della salvaguardia della stabilità degli istituti bancari, prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1% del totale dell’attivo“. Martedì sera, a quasi 24 ore dall’annuncio della stangata sugli extra-profitti delle banche, il ministro Giancarlo Giorgetti – che non si era presentato in conferenza stampa – interviene con una nota per assumere la paternità dell’intervento approvato in Consiglio dei ministri e rassicurare i mercati dopo il crollo dei titoli degli istituti di credito. A rivendicare la compattezza del governo, nelle prime ore di mercoledì, interviene anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, di Fratelli d’Italia: la nuova tassa è stata “proposta in Cdm dal ministro dell’Economia Giorgetti, che è una persona particolarmente preparata e sempre attenta ai conti” e ha “ottenuto un unanime consenso di tutti i componenti” dell’esecutivo, dice a Omnibus su La7. “Siamo intervenuti”, aggiunge, “per riportare giustizia e consentire ai più deboli di difendersi anch’essi, perché questo denaro andrà alle famiglie che hanno bisogno per pagare i mutui aumentati e ai lavoratori più svantaggiati col taglio del cuneo fiscale: andrà a chi ne ha più bisogno, per questo questa misura non è né di destra né di sinistra, è giusta, responsabile e condivisa anche in Parlamento”.

Nel frattempo però, dopo il basso profilo tenuto nelle prime ore, nella maggioranza iniziano ad alzarsi voci di esplicito dissenso, che chiedono modifiche in sede di conversione del decreto-legge “Asset” in cui è contenuta la norma. E arrivano, come prevedibile, da Forza Italia, l’anima liberista della coalizione, quella che peggio sopporta un intervento dal sapore statalista e redistributivo. A sbilanciarsi per primo, a Rainews, è stato il capogruppo alla Camera Paolo Barelli: “Non vorrei che il crollo dei titoli sia dipeso da un provvedimento che probabilmente il governo avrebbe dovuto valutare meglio. In Parlamento metteremo la testa su questo provvedimento e proporremo, se sarà necessario, anche degli emendamenti. Ci sono delle opinioni controverse e valuteremo attentamente”. Parole che secondo un retroscena di Repubblica derivano da un pressing arrivato da Antonio Tajani, leader del partito e vicepremier, dopo una telefonata con il suo amico Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione banche italiane (Abi). E lo stesso Tajani assicura alla Stampa: “Lavoreremo in Parlamento affinché questa sia una misura equilibrata. Se serviranno correzioni ci saranno“. Al Corriere invece parla Tullio Ferrante, sottosegretario ai Trasporti e fedelissimo di Marta Fascina: “Il Parlamento, che convertirà il decreto, ove riterrà o dovessero emergere criticità, potrà migliorare il testo”.

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