Evitare che anche alla Camera vengano reintrodotti i vitalizi d’oro calcolati con il sistema retributivo: è l’obiettivo di un ordine del giorno firmato da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, e da Giovanni Donzelli. Il provvedimento, che sarà votato il 2 agosto, è in netta opposizione con quanto deciso lo scorso 7 luglio dal collegio di garanzia di Palazzo Madama, in merito ai vitalizi degli ex senatori in carica prima del 2012. “Nelle scorse settimane – si legge nel testo dell’ordine del giorno – il consiglio di garanzia di secondo grado del Senato della Repubblica, ha deliberato la cancellazione del taglio dell’indennità di fine mandato spettante agli ex senatori maturati prima dell’anno 2012, abrogando la delibera n. 6 del 2018 che ricalcolava le indennità di fine mandato degli ex parlamentari in base al sistema contributivo”. La norma del 2018, voluta dal Movimento 5 Stelle, aveva permesso al Senato di risparmiare circa 40 milioni di euro all’anno.

Sui cosiddetti vitalizi si “invita il collegio dei questori e l’ufficio di presidenza a mantenere per tutti i beneficiari, deputati ed ex deputati, la vigente normativa di calcolo su base contributiva“, e non seguire, quindi, quanto deciso dal collegio di garanzia del Senato in merito alla vicenda. Il ritorno al retributivo, ben più conveniente per gli ex parlamentari, era stato votato il 7 luglio scorso nell’ultima seduta dell’organismo parlamentare composto da Luigi Vitali (ex senatore FI), Ugo Grassi (ex M5s), Alberto Balboni di Fdi, Pasquale Pepe della Lega e Valeria Valente del Pd. Il colpo di mano dell’ex senatore Luigi Vitali, presidente dell’organo, è passato grazie all’astensione di Valente. Oltre a Vitali, ha votato a favore Ugo Grassi, mentre Balboni e Pepe hanno votato contro. La sentenza, però, è passata per 3 voti a 2, perché il voto di Vitali, in quanto presidente, vale doppio. In un organo composto per 4/5 da esponenti di centrodestra, decisiva è stata quindi la decisione della senatrice dem di astenersi. La decisione è inappellabile: il Consiglio di garanzia, infatti, è una sorta di organo d’appello della giustizia interna a Palazzo Madama.

Adesso la scelta di percorrere una strada diversa spetta all’Aula di Montecitorio, ma l’Associazione degli ex parlamentari promette le barricate: “Sentiamo il bisogno di fare il bilancio veritiero di una operazione che, nonostante le falsità e le manipolazioni circolate, già si è rivelata fallimentare dal punto di vista giuridico, finanziario e dell’equità”, si legge nella lettera aperta inviata a tutti i deputati. Gli ex parlamentari chiedono che venga riconsiderata “l’opportunità di intervenire con un atto di indirizzo politico su una questione giudiziaria non conclusa” e invitano a “prendere atto degli effetti negativi di un esperimento di giustizia retroattiva”. Secondo l’Associazione, “a nessun pensionato italiano è stata mai ricalcolata la pensione in godimento in base a regole diverse da quelle che valevano al momento del suo pensionamento”. Questo “non produce giustizia, bensì ingiustizia”, lamentano.

Applaude l’ordine del giorno, invece, Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera. “Siamo contenti che FdI difenda la delibera Fico sui vitalizi”, afferma. Poi, però, aggiunge: “Ora chiami La Russa per convocare il Consiglio di Presidenza del Senato, come da noi richiesto, per correggere la vergogna orchestrata dal Centrodestra al Senato. È ora che la maggioranza che sostiene il governo Meloni la smetta di promettere e faccia qualcosa di concreto”, conclude.

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