“Ho sentito uno sgradevole odore di bruciato” e subito dopo c’era “una nube di fumo e una piccola fiammella proveniente dal condizionatore a pavimento”. Sarebbe cominciato così il rogo che, ormai da più di due settimane, ha portato alla chiusura del terminal A dell’aeroporto internazionale Fontanarossa di Catania. Il racconto è quello della testimone chiave della vicenda: una donna che la sera del 17 luglio era di turno all’interno del box per il noleggio auto della società Italy Car Rent. L’unica, almeno fino a questo momento, in grado di riferire riguardo l’origine delle fiamme. Le dichiarazioni sono contenute in una relazione di servizio della polizia finita agli atti dell’inchiesta. Il fascicolo, aperto al momento contro ignoti dalla procura etnea guidata da Carmelo Zuccaro, ipotizza il reato di incendio colposo. Stando al racconto, subito dopo avere notato il fumo e la “fiammella”, la donna sarebbe scappata dagli uffici e avrebbe avvertito una guardia giurata che si trovava all’uscita della zona arrivi ma sempre all’interno del terminal A. Poi sarebbe stata la stessa testimone a uscire dall’aerostazione e comporre il numero unico di emergenza per chiedere l’intervento dei soccorsi.

Tra i passaggi fondamentali della vicenda ci sono anche i tempi. La chiamata al comando provinciale dei vigili del fuoco sarebbe arrivata alle 23.29 mentre alle 23.45 è intervenuta un equipaggio del reparto Volanti della polizia di Stato. Quando i due agenti arrivano sul posto sono già presenti i pompieri con quattro mezzi, tra cui un’autobotte e un’autoscale: il rogo però doveva ancora essere spento. Ed è proprio in quel frangente, stando ai documenti, che uno dei capi squadra dei vigili del fuoco avrebbe chiesto alla polizia di individuare il manutentore incaricato allo spegnimento del quadro elettrico interessato dal rogo. Secondo la ricostruzione erano già passati più di 40 minuti da quando l’incendio era divampato. I poliziotti tuttavia sono riusciti a rintracciare l’uomo ma solo dopo avere ottenuto la collaborazione dei colleghi della Polaria. Il tutto in una situazione di estremo caos con tanti curiosi “che provenivano dalle varie direzioni cercando, invano, di accedere alla zona interessata”, si legge nel documento.

Questa ricostruzione smentisce, ma saranno magistrati e periti ad accertarlo, quanto emerso nei giorni scorsi. Nella prima relazione dei vigili del fuoco era emerso che tra le probabili cause del rogo poteva esserci il cavo usb difettoso di una stampante. Il sospetto nasceva da una estesa macchia scura proprio nei pressi della periferica, collocata sempre all’interno del box per il noleggio auto. Sul fronte dell’inchiesta c’è da aggiungere l’avvio dei rilievi da parte dei periti incaricati dalla procura. I tecnici lunedì sono atterrati in città per analizzare l’area rossa, ossia quella ancora sotto sequestro. La Sac, società che gestisce lo scalo ha quasi finito di allestire un terminal provvisorio – realizzato con delle tende dell’Aeronautica militare e operativo dal 3 agosto – che andrà ad affiancare il già funzionante terminal C. All’interno del terminal principale i lavori di bonifica dovrebbero finire il 2 agosto ma poi bisognerà ottenere tutte le autorizzazioni per la riapertura completa. Una data certa non c’è e nessuno sembra intenzionato a fare passi in avanti, anche per evitare di non rispettare i tempi indicati come già avvenuto nelle scorse settimane. Il più ottimista era stato il ministro per la Protezione civile ed ex presidente della Regione Nello Musumeci. Il giorno dopo l’incendio aveva dichiarato che l’aeroporto sarebbe tornato nella piena funzionalità in due giorni.

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