di Comitato “Stadio Pietralata, No Grazie”

In questi ultimi giorni un’importante notizia è apparsa sui maggiori quotidiani della città di Roma; ci ha colto di sorpresa e ha mortificato il nostro sentirci cittadini.

Sembra infatti che l’attuale ospedale Policlinico Umberto I sia pronto a trasferire la propria sede; ambienti obsoleti e degradati, una articolazione eccessiva con 54 blocchi diversi, rendono la struttura ottocentesca difficile nella gestione sanitaria ed economica. Esiste, infatti, un progetto per un moderno complesso edilizio di circa 230.000 metri cubi (71.640 mq di superfici), con sette o otto piani in superficie (e un paio sotterranei) e per il quale, da oltre un anno, sono disponibili oltre 220 milioni di euro. A ben vedere è dal marzo 2011 che esiste una convenzione tra i dipartimenti del Comune di Roma e la Sapienza che trasferisce all’Università la proprietà delle aree ricadenti in quella zona di Pietralata (quartiere nell’area nord-est della città, ndr) destinata, tanto tempo fa, ad accogliere il Sistema Direzionale Orientale, il fantomatico SDO.

Ma per quanto il necessario progetto di un nuovo Policlinico sia previsto e anche finanziato da tempo, sembra che verrà brutalmente scalzato dalla proposta di un nuovo stadio (ottobre 2022) fatta da Thomas Daniel Friedkin – finanziere americano e proprietario della AS Roma – ed entusiasticamente accettato da Roberto Gualtieri, sindaco della capitael e tifoso romanista. Peraltro, si tratta di 700.000 metri cubi di uno stadio a fronte dei 230.000 dell’ospedale: nel primo caso verrebbe annullata la previsione da PRG del Parco di Pietralata che, invece, verrebbe mantenuto nel secondo.

Come riportato dal Messaggero (1/7/2023), “l’ipotesi di costruire il nuovo Policlinico Umberto I° sulla Tiburtina, non lontano dal Pertini […] qui non ci sarebbero vincoli di natura paesaggistica o architettonica, ma c’è invece il timore che l’area possa risultare troppo congestionata, perché nello stesso quadrante dovrebbe sorgere tra il 2024 e il 2027 il futuro stadio della Roma”. Anche il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, si adegua e nicchia sulla localizzazione. In una recente conferenza stampa al Policlinico Umberto I candida, oltre la prevista zona SDO di Monti Tiburtini, le aree di Castro Pretorio; rinviando la decisione in autunno.

Tutta questa vicenda, oltre a svolgersi fuori della programmazione già definita e senza alcuna partecipazione democratica, è davvero irritante. Ci si chiede se il calcio sia più importante della nostra salute? Il buon senso direbbe ovviamente no. Ma evidentemente non è così e siamo ormai abituati a vedere gli interessi economici e politici calpestare i reali interessi pubblici.

Poi, c’è la Legge Stadi che concede all’iniziativa privata, quasi sempre fondi speculativi, il facile superamento delle norme urbanistiche, di tutela ambientale-territoriale, del patrimonio storico-artistico, della salute. Nonostante la gravissima crisi sociale, climatica ed economica, pare indifferibile costruire nuovi stadi commerciali con attività economicamente molto più redditizie del botteghino.

Del resto, cosa c’è di più folkloristico dello sventolio delle bandiere, dei cori e delle urla per una partita di calcio alla domenica? Vero, durante tutta la settimana, c’è la penosa via crucis di persone che necessitano una cura, una visita, una assistenza sanitaria qualunque: ma vuoi mettere uno stadio… altro che ospedale!

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