L’Italia è, in certi ambiti, un paese sotto assicurato: i premi versati annualmente per il ramo danni (RcAuto esclusa, perché è obbligatoria per legge) corrispondono all’1,1% del PIL contro una media europea del 2,3%. I proprietari dei veicoli colpiti dalla grandine in questi ultimi giorni dovranno fare i conti con questa realtà: “I fenomeni sono sempre più frequenti e sempre più intensi”, conferma il 37enne Minjun Hu, referente per il ramo assicurativo di Altroconsumo Connect.

I numeri dell’ANIA, l’associazione delle imprese assicuratrici, rivelano solo in parte questa tendenza: nel 2018 le compagnie avevano riconosciuto ai clienti 600 milioni di euro per “eventi atmosferici e atti vandalici”. Lo scorso anno erano stati 800 milioni. Solo che nel frattempo le auto assicurate volontariamente con garanzie accessorie sono passate da 6 a 7 milioni. I risarcimenti complessivi per danni subiti tra furti, incendi, kasko, collisioni, eventi atmosferici, atti vandalici e rottura di cristalli sono passati 1,5 a 1,8 miliardi. Su circa 44 milioni di vetture circolanti, appena 10 milioni (9 cinque anni fa) sono coperte da polizze che vanno oltre la RcAuto (responsabilità civile). La “sotto assicurazione” vale anche per le abitazioni: malgrado il 75% risulti esposto al rischio di calamità naturali (terremoti e alluvioni), solo il 5% è coperto.

Almeno sulla carta il ramo auto sulla responsabilità civile non sembra redditizio perché l’ANIA parla di una raccolta premi di 12,5 miliardi e di impieghi per circa 13,6, di cui 4,4 per la riparazione dei veicoli e 6,5 per il risarcimento dei danni ai feriti e l’indennizzo ai familiari delle vittime. Negli ultimi anni, tuttavia, le stesse case automobilistiche hanno cominciato a presidiare il settore, non solo per fidelizzare il cliente.

La grandine rientra fra gli “eventi atmosferici” contro i quali gli automobilisti si possono assicurare. A seconda delle compagnie, questa estensione costa difficilmente meno di 25 euro ogni 10.000 di valore del veicolo, ma non è mai acquistabile singolarmente. Altroconsumo ha diffuso una serie di suggerimenti, che includono una attenta lettura dei contratti. Si tratta anche di capire e valutare quali siano i cosiddetti sotto limiti, ossia gli importi massimi risarcibili, e gli scoperti e le franchigie, ovvero l’entità del danno che rimane carico dell’assicurato.

L’età dell’auto è una variabile da tenere in considerazione, perché il “parametro vetustà” incide sul calcolo del premio, incluso quello sugli eventi atmosferici, e in genere è difficile trovare una compagnia disposta ad assicurare una macchina con più di 10 anni. “Il risarcimento non può superare il valore commerciale dell’auto”, avverte Hu.

L’automobilista deve attestare il danno con delle fotografie (l’ideale sarebbe avere anche scatti della vettura prima della grandinata) e chiedere l’apertura del sinistro alla propria compagnia, che a sua volta delega un perito. I casi legati agli eventi atmosferici non lasciano generalmente spazio di manovra all’assicurato, che viene dirottato dalle compagnie presso le officine specializzate.

Gli italiani dovrebbero, dunque, prendere seriamente in considerazione l’idea di spendere di più per assicurare certi tipi di beni. Per effetto dei sinistri di queste settimane (alluvioni, roghi, grandinate) appare scontato che nei prossimi mesi i premi aumenteranno: “L’importante è che a fronte di una maggiore spesa vengano anche riviste le prestazioni, dato che i massimali che andavano bene qualche anno fa, adesso non sono più adeguati”, ricorda Hu.

Articolo Precedente

Renault-Nissan, siglati gli accordi definitivi per l’Alleanza. I giapponesi investono in Ampere

next