Mentre il “clima impazzito” imperversa con la tragica scia di morti (poco importa se essi avvengono per gli incendi o per incidenti provocati da tempeste improvvise), assistiamo ad un governo che non sappiamo se sia disinteressato a ciò che avviene oppure del tutto incapace di fare qualcosa. Probabilmente ci troviamo di fronte ad entrambi questi “requisiti” che in realtà l’intera classe politica italiana “affronta” buttando tutto in caciara politichese, come se non ci fosse da dare risposte immediate ma anche di respiro.

Così assistiamo con preoccupazione ad un “circo mediatico” popolato da improbabili personaggi “negazionisti” (‘l’uomo non c’entra nulla con ciò che sta avvenendo’… e allora, ammesso che sia così, si sta immobili? Si continua ad andare avanti come niente fosse? non si pone comunque il problema degli “adattamenti”?) oppure da ultra liberali (in genere di destra) che mentre sono favorevoli, magari, a mettere in galera i giovani di Ultima Generazione per le loro azioni provocatorie ma sempre pacifiche, sono però a difendere “libertà individuali” basate sugli sprechi e sulla deresponsabilizzazione. Sono proprio costoro che parlano di “ecoterroristi”, di “ambientalismo ideologico”… Sì, parlano, offendono, mentre “fuori” il tendone che loro immaginano ben protetto (ma non ne sarei sicuro visto i venti che si scatenano in pochi minuti!) la situazione infuria e si svolge l’ennesima conta di danni.

Qui non c’è da fare polemiche, perché in questo scenario più generale che pone al centro un ambiente che è stato maltrattato da una malintesa nozione di “progresso” o riusciamo a ricostruire tutti insieme (basta stupide fazioni!) una nuova prospettiva pacificata con i cicli naturali o tutto rischia di avvitarsi su di un piano inclinato che il Segretario dell’Onu ha raffigurato in corsa verso l’inferno. Infatti, diatribe a parte, non c’è solo il cambiamento climatico, ma anche l’esaurimento delle risorse (raw material scarcity riconosciuta da tutti gli analisti a partire dai “metalli critici”) e l’eccessiva impronta ecologica degli attuali “modelli economici” e stili di vita, quantitativi di plastica nei mari che nel 2050 supereranno in peso quello dei pesci, le ricorrenti siccità anche dovute ai fenomeni crescenti di desertificazione con il loro corollario di povertà e migrazioni. Insomma, uno scenario epocale che traccia sfide inedite non solo per i singoli Paesi ma per l’intera umanità.

E’ proprio essere consapevoli della portata di questa sfida che ci può mettere nelle condizioni di essere positivi e vincere questa sfida non più “contro” la natura, ma passando dal “modello lineare” (estrai, consuma, butta) ad uno circolare e rigenerativo. I mass media, anziché battibeccare, distorcere, alimentare contrapposizioni, aiutino e accelerino la presa di coscienza di un’opinione pubblica preparata sempre più ad essere parte attiva della transizione e conversione ecologica. Non ci sono alternative sensate; occorre puntare sulle buone pratiche accelerandone la disseminazione, riuscendo così anche nella non semplice operazione di mantenere e accrescere i livelli sia occupazionali che di benessere, inteso soprattutto su base qualitativa (salute, ambiente, servizi sociali e diritti, riproducibilità delle risorse, più servizi e meno beni necessari).

Per questo il Progetto Zero Waste (spreco zero-rifiuti zero) lancia la proposta differenziata sia rivolta alla società civile, sia ai Governi regionali e nazionale: si arrivi alla nuova riunione internazionale del Cop28 prevista negli Emirati Arabi per la fine di novembre con incontri diffusi da parte della società civile e con una riunione nazionale degli Stati generali per il clima e per l’ambiente promossa da Governo e governi regionali, ma anche coinvolgendo i sindaci, per portare all’incontro mondiale proposte concrete per accelerare l’affermarsi di una governance rivolta ad attuare percorsi concreti di emissioni zero e di spreco zero.

L’Italia, una delle “culle delle civiltà”, può così fornire un contributo di primaria importanza nel contesto internazionale. Rimuovere il problema, affidarsi a scelte di basso profilo, continuare a minimizzare non è ulteriormente accettabile. Occorre che anche la Politica impari a guardare il futuro con gli occhi delle nuove generazioni. Se almeno un po’ sapremo farlo possiamo vincere questa sfida capitale.

Articolo Precedente

La Venere tra stracci e rifiuti speciali al rogo: la perfetta fotografia di Napoli

next
Articolo Successivo

Appello di 100 scienziati (e premi Nobel) ai media italiani: “Non si tratta di maltempo. Spiegate le cause del cambiamento climatico”

next