di Isabella Pratesi*

Vi ricordate il cartone animato di Walt Disney “l’apprendista stregone”? Quando sulle note di una fantastica colonna sonora, Mickey the mouse, dopo aver tentato di dominare ramazze e catini, si trova all’improvviso in balia di eventi inarrestabili e fuori controllo?
Bene quella di Topolino incapace di invertire quello che lui stesso aveva con leggerezza e follia avviato, è stata l’immagine che mi è balzata in testa ieri mattina leggendo le notizie sui giornali: ramazze, catini ed elefanti rosa hanno acquisito le ben più drammatiche sembianze di roghi inarrestabili, chicchi di grandine grandi come pesche, tempeste di vento di portata apocalittica, ondate di calore al limite della sopportazione umana e, come se non bastasse, eventi prima sconosciuti al grande pubblico come supercelle temporalesche e downburst.

Quella preoccupante crisi climatica che ci piaceva in fondo immaginare lontana nello spazio e nel tempo è arrivata prepotentemente a battere alle nostre porte, soprattutto le nostre, al centro Mediterraneo, vera e propria hot spot climatica, in un continente, quello europeo che la scienza ci avverte si sta riscaldando ad una velocità doppia rispetto la media planetaria.

A questo punto abbiamo davanti due strade: la prima è far finta che esista un’altra rappresentazione delle realtà – diversa da quella volutamente distorta dalla scienza, dai media e dagli ecologisti estremisti e “ideologici” – continuando a dire che è possibile andare avanti così come abbiamo sempre fatto. Che le stagioni calde ci sono sempre state e che la soluzione a siccità e alluvioni sono cemento e opere pubbliche. Una strada che tranquillizza (certo non i parenti delle vittime che continueremo a leggere sui giornali), ben marcata da chi oggi governa e che prevede che l’opinione dei cittadini possa essere gestita con disinformazione e fake news. Una strada che prevede la stigmatizzazione e la condanna pubblica dei cosiddetti “ambientalisti catastrofisti estremisti” e lo sbarramento con una serie di voti negativi di quei percorsi generati dal Green Deal – come la Restoration law – che l’Europa sta cercando di portare avanti per realizzare l’unica transizione possibile, ovvero quella ecologica.

Poi c’è la strada della consapevolezza, della presa di coscienza e della motivazione ad agire, perché è tardi, ma non è assolutamente troppo tardi. Una strada fatta di azioni concrete per fermare il riscaldamento del pianeta, per rafforzare gli ecosistemi naturali che possono essere fondamentali alleati per mitigare la crisi, per riconvertire l’economia verso forme di sostenibilità possibili e di energie rinnovabili a portata di mano.

E chi dice che questa seconda strada sarà a costo zero lo fa per addolcire la pillola… perderemo qualcosa sicuramente ma qualcosa guadagneremo anche. Perderemo il sogno di una biosfera da poter governare e sfruttare a nostro piacimento senza limiti; guadagneremo il senso della misura, della cura, dell’attenzione, della partecipazione, della condivisione, dell’impegno, di un futuro senza angosce. Per qualcuno sarà più costosa che per altri, ma dovremo mettere in azione tutti gli incentivi e le correzioni possibili perché sia meno costosa per chi ha di meno.

Ognuno di noi deve decidere da che parte voler stare, ma se non agiamo per risolvere quello che l’apprendista stregone insito nella nostra specie ha causato, non resteranno che posti in prima fila per contare le vittime, raccontare giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, catastrofe dopo catastrofe, cosa potevamo fare e non abbiamo voluto fare.

*Direttore Conservazione WWF Italia

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