Un modello nuovo, si era detto. Già, perché dopo le ultime stagioni, gli scudetti di Milan e Napoli arrivati pensando fuori da quegli schemi per anni dominanti in Serie A assieme ai buoni risultati in Europa, sembravano suggerire un cambio di mentalità. Nella consapevolezza di non poter competere con la Premier e con la nuova oasi d’Arabia e che i vecchi schemi non parevano granché replicabili vista la voce “benefici” pressoché vacante, pareva positiva la virata che vedeva lo scouting sempre più importante, i giovani meno marginali, l’usato sicuro o presunto tale meno attrattivo. Le prime tre settimane di mercato 2023 sembrano mostrare una frenata in tal senso e un clima quasi d’Ancien Régime però. A partire dai campioni d’Italia: hanno sconquassato il campionato scorso sconquassando prima le logiche di costruzione della squadra. Via Insigne, Koulibaly e Mertens, rispettivamente capitano, miglior difensore della A e beniamino assoluto dei tifosi oltre a Fabian Ruiz e Ospina e squadra grossomodo già composta in ritiro con Kvaratskhelia e Kim, sconosciuti ai più, a sopperire alle partenze illustri di sopra. Oggi Kim è già partito, con una nuova plusvalenza record per Adl ma ancora non viene sostituito, così come Ndombelé che a differenza del coreano però non aveva lasciato il segno. Lo scorso anno gli azzurri erano pronti e completi già in ritiro, ed è andata bene: in questa stagione si preferisce attendere. Andrà bene lo stesso?

Una politica attendista è pure quella della Lazio: la squadra di Lotito pur essendo tornata in Champions non ha mosso granché finora, ha preso Castellanos, punta interessantissima ma ad ora coi galloni del vice Immobile, e soprattutto ha ceduto Milinkovic Savic in Arabia. E se lo scouting del Napoli capace di trovare una perla come Kvaratskhelia a dieci milioni di euro e un portento come Kim a diciotto parevano aver indicato la strada, oggi la tentazione dell’usato sicuro pare essere tornata in auge: la Fiorentina punta su Arthur, dopo le esperienze negative alla Juventus e a Liverpool e l’oggetto del desiderio di mezza Serie A è Alvaro Morata, 32 anni a ottobre, che in A (e in Premier e in Liga) ci ha giocato con la Juve (che lo riprenderebbe volentieri) e veste di diritto per età e caratteristiche i panni di usato sicuro. A metà tra uno stile e l’altro c’è l’Inter, che punta forte su Frattesi aggiungendoci una bella scommessa come Bisseck e poi Thuram, ma poi puntella con Cuadrado, immagina di sostituire Onana con Sommer e non disdegnerebbe affatto di inserire in attacco uno tra Morata e Tharemi, entrambi ultratrentenni.

Ancora una volta è il Milan a sposare una linea interessante: perde Tonali, che a quelle cifre è quasi inevitabile, ma fornisce subito a Pioli Loftus Cheek, Pulisic e soprattutto Rejinders e Okafor. Certo ripartire con una squadra con diversi elementi nuovi non è mai facile, né lo sarà giocare senza Tonali e inizialmente Bennacer oltre a Brahim Diaz; ma considerando l’età media bassa e il progetto a lungo termine le scelte sembrano apprezzabili. Apprezzabili sembrano pure quelle della Roma almeno finora con due calciatori forti come Ndicka e Aouar presi a zero. Da valutare poi l’impatto di Giuntoli sulla Juventus dopo il capolavoro Napoli, immaginandosi certamente qualcosa di più intrigante rispetto a Lukaku in bianconero. Sullo sfondo però c’è la questione giovani: dopo una stagione in cui le nazionali giovanili (a parte l’Under 21) hanno fatto molto bene o addirittura benissimo, sarebbe stato lecito pensare ai club di A più propensi a valorizzare quei ragazzi, tanto più se il recente passato ha dimostrato che non potendo portare nel campionato italiano i big mondiali come un tempo spesso è premiale il coraggio di puntare sui campioni di domani. In tal senso bene il Cagliari che darà un’occasione a un ragazzo molto interessante come Oristanio e si spera le occasioni arrivino pure per i vari Calafiori e Prati, che Pafundi giochi di più e Baldanzi si guadagni una big. Si era detto della Serie A come nuova boutique del lusso, in grado di scovare diamanti nascosti e rivenderli bene: prospettiva accettabile nell’impossibilità nell’immediato di tornare ad essere i clienti delle botteghe care, ben meno edificante quella di fare il mercatino dell’usato.

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