Il vertice alla Farnesina, che per la presidente del Consiglio è un “grande successo italiano”, il contro-vertice organizzato dalle ong a pochi chilometri di distanza per dire “no agli accordi vergogna”. Domenica Roma ospita la riunione dei capi di Stato e di Governo per la Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni promossa dalla premier Giorgia Meloni. “Avremo oltre 20 paesi mediterranei, arabi, europei, africani, 16 tra capi di stato e di governo, dieci organizzazioni internazionali”, ha detto la presidente del Consiglio al Tg1 sostenendo che la conferenza sarà utile per “capire come aiutare i Paesi dai quali i migranti partono, capire come fermare la tratta degli esseri umani e i trafficanti”. Un tentativo di estendere ad altri Stati gli accordi con la Tunisia, basati sugli aiuti economici e finanziari al paese nordafricano per evitare che lasci partire i migranti in transito senza condizionalità sui diritti umani, denunciano le organizzazioni internazionali.

A pochi chilometri di distanza dalla Farnesina, allo Spin Time Labs, andrà in scena invece l’African counter summit per dare voce ad attivisti e rifugiati provenienti da diversi Paesi africani. Con l’obiettivo, spiegano Refugees in Libya e Mediterranea saving humans, che hanno organizzato l’iniziativa, di “contrapporre alla narrazione governativa sul Mediterraneo e sull’Africa, basata sul sistematico occultamento della violazione dei diritti umani operata dai regimi al potere in questi Paesi, le dirette testimonianze di persone che ci sono nate e sono state costrette a fuggire, a causa delle insostenibili condizioni di vita”.

Il mondo delle ong è in fibrillazione dopo l’intesa Ue-Tunisia che ha stanziato 105 milioni di euro al Paese di Kais Saied per il contrasto all’immigrazione irregolare. Gli “accordi della vergogna”, li definisce Mediterranea, che spiega: “Si tratta del perfetto esempio di come l’Unione Europea concepisca le sue relazioni con i Paesi africani: un appoggio economico, politico e militare a Governi autoritari che violano sistematicamente i diritti umani in cambio di misure di esternalizzazione delle frontiere, che pongono sempre più ostacoli alle persone in movimento, e libero accesso alle risorse naturali affinché possano essere sfruttate in un contesto di relazioni neocoloniali”.

Secondo le associazioni riunite nel Tavolo asilo e immigrazione l’accordo non pone “alcuna concreta condizionalità sul rispetto dei diritti umani fondamentali, quando il quadro in cui si opera ha recentemente visto il presidente Saied sciogliere il Parlamento, scatenare una vera e propria caccia allo straniero nei confronti dei migranti sub-sahariani e, infine, deportare illegalmente ai confini con la Libia e con l’Algeria centinaia di persone in transito verso l’Europa, causando la morte di molte di loro, incluse donne e bambini, e violando quel diritto internazionale che lo stesso Memorandum richiama”.

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