La supercazzola, resa immortale dal conte Mascetti-Ugo Tognazzi ma escogitata dagli sceneggiatori di Amici miei, è stata analizzata scientificamente nel libro di Maurizio Ferraris (Intorno agli unicorni. Supercazzole, ornitorinchi e ircocervi, il Mulino) che sostiene trattarsi di una pratica che non ha bisogno di competenze astratte, esattamente come si riesce benissimo ad aprire una scatola senza bisogno di rudimenti in fisica; una abilità di comunicazione strategica che testimonia che si può interagire col mondo senza disporre di concetti e che, addirittura, spesso genera una convinzione che può diventare regola. Nel film infatti, facendo una supercazzola, il conte Mascetti ottiene l’annullamento di una multa per chi ha clacsonato.

Come in ogni processo di comunicazione, però, esiste un emittente e un ricevente del messaggio che, nel caso della supercazzola, riesce ad essere raggirato o perché è poco sveglio o per assoluta ignoranza della materia. I bancari, io so e ho le prove, sono bravissimi al riguardo, tra i migliori supercazzolari in circolazione. Ne stanno dando ampia dimostrazione ultimamente nelle conversazioni tenute con i clienti che si lamentano per l’aumento delle rate di mutuo (a tasso variabile) per effetto del continuo innalzamento del costo del danaro deciso dalla Bce per combattere l’inflazione (+4% in un anno).

I mutui, così come ampiamente previsto in Salviamoci (Chiarelettere – 2021), iniziano a non essere più sostenibili: l’ultimo barometro Crif sullo stock di mutui attivi certifica un incremento medio della rata del 28% rispetto ai minimi di metà 2022. In particolare, per i mutui di più recente erogazione, cioè nel loro primo quartile di vita, la rata media è cresciuta del 40 per cento. Tutto ciò determina un peggioramento medio del rapporto rata-reddito dei mutuatari di sei punti percentuali, che diventano nove per i mutui più recenti.

A tal proposito ricordiamo che un rapporto rata/reddito sostenibile deve essere di uno a tre, nel senso che se guadagno mille euro al mese la rata del mutuo che potrei sopportare non deve essere superiore a 330 euro circa. Ebbene, secondo il report di Crif, il 12% dei mutuatari con mutuo a tasso variabile e un rapporto rata-reddito inferiore a 1/3 a gennaio 2022, a marzo 2023 si trovava sopra questa soglia.

Questa situazione peggiorerà sicuramente visto che, secondo quanto indicato dal presidente della Bce, saranno previsti ulteriori aumenti dei tassi almeno fino al primo quadrimestre del 2024, allorquando la curva dei tassi cambierà inclinazione con una riduzione che dovrebbe essere rapportata al corrispondente calo del tasso di inflazione (soprattutto quella “core”, depurata per le componenti più volatili, che attualmente è al 5,5% nell’Eurozona).

In questo scenario abbiamo raccolto alcune tipiche supercazzole utilizzate per rispondere ai poveri, ingenui (eufemismo) o impreparati, mutuatari che chiedevano cosa fare per ritornare a pagare più o meno quanto loro possibile.

Supercazzola n°1: “Possiamo passare dal tasso variabile al tasso fisso?”, domanda più che lecita visto che oggi i mutui a tasso fisso sono più convenienti rispetto a quelli a tasso variabile. Occorre far presente, però, che in questo modo il mutuatario vedrebbe un immediato abbassamento della rata attuale ma, se le previsioni sul futuro dei tassi si rivelassero giuste, questo potrebbe essere il momento più sbagliato in assoluto per compiere questa scelta, perché potrebbe portare a una posizione fortemente sconveniente nel lungo periodo in quanto si andrebbe a fissare la rata al tasso attuale, che è decisamente elevato rispetto a quanto poi il debitore potrebbe pagare con una rata variabile.

Ma, indipendentemente dalla suddetta logica (altrimenti non sarebbe una supercazzola), il bancario a tal riguardo risponde con un laconico “la nostra banca non vende mutui a tasso fisso”. Eppure si tratta di una pratica assolutamente legittima e priva di spese accessorie, nei casi stabiliti dalla legge di bilancio 2023.

Supercazzola n°2: “Posso rinegoziare lo spread sulla rata?”, altra onesta domanda visto che lo spread non è altro che il guadagno della banca. La risposta-supercazzola più frequente è: “lo spread non possiamo toccarlo ma possiamo vedere di rinegoziare il mutuo abbassando la rata attraverso l’allungamento della durata in maniera tale da rendere la rata sostenibile già nel breve periodo”.

Certo, perché noi poi siamo talmente scemi da non capire che in questo modo rimarremmo gli unici in questo paese a contribuire al calo dell’inflazione. Un po’ (di contributo) ciascuno, non fa male a nessuno: la banca guadagna qualcosa in meno (anche gli extraprofitti generano inflazione) e il mutuatario paga qualcosa in meno. Altrimenti questa sì che potrebbe essere una alternativa, caro bancario perché non mi consigli, così come avvenuto per l’emergenza Covid, di “congelare” il mutuo (e la relative produzione di interessi) per un anno in attesa che i tassi calino per poi riformulare un nuovo piano di ammortamento?

Io ci sono riuscito facendo presente che l’alternativa sarebbe stata quella di ritrovarci davanti a un giudice a discutere di sovra indebitamento (tra l’altro regolato dalla legge salva-suicidi).

Supercazzola n°3: “Veda se qualche altra banca riesce a surrogare il nostro mutuo”, non una domanda del mutuatario ma, in questo caso, direttamente il consiglio-supercazzola del bancario che “suggerisce” di provare a rinegoziare un nuovo mutuo a tassi più bassi con una diversa banca. Perché il bancario ha un ego talmente smisurato (come il conte Mascetti) da pensare che sia scemo anche il collega dell’altra banca.

La surroga in realtà è l’accensione di un nuovo mutuo a tutti gli effetti che prevede una analisi creditizia ex novo sia del richiedente, che magari ha perso il lavoro o si è visto ridurre lo stipendio, che dell’immobile da ipotecare. In caso di svalutazione rispetto alla data dell’acquisto (negli ultimi dieci anni gli immobili hanno avuto una diminuzione dei prezzi di circa il 40% ), state certi che la “nuova” banca quasi sicuramente si rifiuterà di accettare la surroga.

Inoltre, a differenza della rinegoziazione con la propria banca, tutelata dalla legge di bilancio e priva di spese, la surroga è un’opzione che dà origine a dei costi – seppur modici – da sostenere, che vanno tenuti in considerazione.

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