Il Sole 24 Ore ha comunicato l’intenzione di ridurre di 7 giornalisti l’organico di Radio24, emittente radiofonica del gruppo della Confindustria. L’idea è quella di trasferire i giornalisti ad altre divisioni del gruppo, in particolare all’agenzia Radiocor che oggi ne conta 43. Attenzione a queste due cifre. Nel comunicato diffuso dai giornalisti di Radio24 si legge che “l’Assemblea dei giornalisti di Radio24 respinge con forza l’ipotesi presentata dall’Azienda di trasferire presso altra realtà editoriale del Gruppo24ORE sette colleghi attualmente in organico presso la redazione di Gr24. Una riduzione pari al 20% dell’attuale componente giornalistica e al 30% dell’organico del giornale radio. Un’ipotesi, giustificata dall’azienda dalla necessità di ridurre i costi, ma presentata in modo estemporaneo, senza la contemporanea indicazione di percorsi di sviluppo, crescita, ed eventuali modelli complementari a quelli che hanno fatto di Radio24, anche attraverso la qualità della sua informazione giornalistica, un marchio d’eccellenza nel panorama radiofonico italiano. La comunicazione arriva dunque senza un progetto di effettiva valorizzazione delle professionalità coinvolte, in coincidenza con l’atteso via libera al Fondo Straordinario per gli interventi di Sostegno all’editoria 2023 e ai nuovi criteri per le agenzie stampa. L’Assemblea ha proclamato all’unanimità lo stato di agitazione, ripromettendosi ulteriori iniziative di protesta”. La Rsu, che rappresenta i dipendenti della radio non inquadrati con contratto giornalistico, esprime solidarietà ai colleghi e in un comunicato sottolinea: “Preoccupa la contestuale mancata comunicazione da parte dell’Azienda di un progetto editoriale che salvaguardi il prodotto, in particolare il giornale radio che – assieme ai programmi – fornisce quotidianamente agli ascoltatori informazione e contenuti di qualità che da anni contraddistinguono la nostra radio”.

A sostegno dei giornalisti dell’emittente prendono posizione anche il Comitato di redazione del quotidiano e quello dell’agenzia Radiocor. “La redazione tutta e il cdr del Sole 24 Ore condividono la protesta delle colleghe e dei colleghi di Radio 24. Le loro ragioni sono le nostre ragioni: il trasferimento forzoso di sette giornalisti ad altra testata, prefigurato dall’azienda con l’assenso della direzione, oltre che una forzatura, appare evidentemente strumentale e condurrà all’impoverimento della spiccata fisionomia giornalistica che, sin dalle origini, ha caratterizzato Radio 24. Appare oltretutto paradossale dopo che il 2022 ha rappresentato il miglior anno di Radio 24 quanto a risultati economici. Alle amiche e agli amici con cui ogni giorno lavoriamo va allora tutto il nostro sostegno e l’appoggio a qualsiasi iniziativa di opposizione decideranno di intraprendere”, si legge nella nota. “La redazione e il Cdr di Radiocor Plus esprimono solidarietà ai colleghi di Radio 24 alla luce delle comunicazioni arrivate dall’azienda per una ristrutturazione pesante e a sorpresa che arriva al termine di un ulteriore periodo di sacrifici per tutti i dipendenti. Invitano inoltre l’azienda a un confronto con tutte le realtà redazionali per discutere eventuali soluzioni in modo non traumatico e costruttivo per una testata centrale per il gruppo come Radio24 e per i colleghi che lavorano con grande impegno e professionalità”, si legge invece nel comunicato dell’agenzia.

A breve dovrebbe arrivate il decreto attuativo del Fondo per l’editoria che per quest’anno prevede stanziamenti per 140 milioni di euro. Sovvenzioni importanti andranno alle agenzie di stampa, specialmente se con organico di almeno 50 dipendenti. Lo ha spiegato lo scorso 4 luglio, proprio in un’intervista a Il Sole 24 Ore, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini. “Abbiamo voluto modificare proprio la filosofia di fondo dell’intervento pubblico. Per i sostegni si seguivano criteri del 2017. Poi sempre prorogati. Da tempo si parla della necessità di rivedere questa impostazione. Un comitato presieduto da Sabino Cassese ci ha aiutato in questo lavoro per andare verso un vero sostegno all’informazione primaria. Abbiamo, quindi, previsto un elenco di rilevanza nazionale: si devono avere almeno 50 giornalisti articolo 1 a tempo indeterminato. E abbiamo individuato anche parametri incentivanti: assunzione di giornalisti fino a 35 anni di età, investimenti in tecnologie, collaborazioni con agenzie estere”, ha affermato Barachini.

Con una specie di gioco delle tre carte tra Radio24 e Radiocor, l’agenzia del Sole potrebbe quindi raggiungere la soglia necessaria in tempo per far scattare la maggiorazione del sussidio da 1,5 a 2,5 milioni di euro per tre anni. Coincidenze curiose, sia nelle cifre, sia nelle tempistiche. La decisione è stata un fulmine a ciel sereno per i dipendenti della radio, che stanno per finire il periodo di cig, e a cui mai era stato prospettato alcun taglio. Il 2022 era stato festeggiato come “il secondo anno migliore di sempre” per la raccolta pubblicitaria. Il gruppo spiega la sua decisione facendo appello ai costi ma il 2022 si era chiuso con ricavi in crescita e l’amministratrice delegata Mirja Cartia d’Asero aveva celebrato il ritorno all’utile. “Abbiamo riportato il gruppo in utile dopo 14 anni, al netto di partite non ricorrenti, con un miglioramento di 2,1 milioni di euro rispetto al 2021, grazie alla valorizzazione del nostro brand su un percorso di innovazione e sostenibilità”, aveva affermato lo scorso 23 marzo. Interpellato da ilFattoquotidiano.it, il Sole 24 Ore non ha voluto commentare. Questa sera, tra l’altro, è in programma l’evento del gruppo per festeggiare il successo oltre le attese dell’ultima edizione del Festival di Trento. Il Comitato di redazione di Radio24 chiede ai colleghi di tutto il gruppo di non partecipare al brindisi.

Sino a qualche tempo fa il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, e i 13 vicepresidenti dell’associazione, tuonavano contro “il Sussidistan“, il paese dei sussidi con il reddito di cittadinanza nel mirino. E pazienza se i sussidi statali erogati alle imprese di Confindustria valgano il triplo rispetto al costo del reddito di cittadinanza. La misura aveva comunque il terribile effetto, per gli imprenditori, di consentire alle persone di rifiutare offerte di lavoro con stipendi scandalosamente bassi. Non che in generale ci sia peraltro da scialare visto che, come ricorda l’Ocse, l’Italia è l’unico paese membro in cui gli stipendi sono più bassi di 40 anni fa e quello in cui la perdita del potere d’acquisto dei salari negli ultimi anni è stata più forte. Poi è arrivato il governo Meloni a sistemare le cose come chiesto da Bonomi. Dal canto suo Confindustria non perde occasione per goderselo, il Sussidistan.

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