Dopo le 10 modifiche decise la settimana scorsa per salvare la quarta rata del Pnrr, il governo ora è costretto a intervenire su un’ulteriore scadenza relativa alla terza rata da 19 miliardi. Ancora bloccata, a sette mesi dalla richiesta, perché la Commissione Ue ha contestato diversi interventi ammessi a finanziamento. Lo schema concordato con Bruxelles e approvato su proposta del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto durante la riunione della cabina di regia prevede l’erogazione di 18,5 miliardi. Una quota di 519 milioni verrà invece versata più avanti, insieme alla quarta rata da 16 miliardi, lasciando immutata la cifra ricevuta dall’Italia nel 2023. Il nodo che non è riusciti a risolvere riguarda i 7.500 nuovi posti letto negli studentati, che Roma non ha dimostrato di aver creato ex novo: il governo Draghi aveva infatti sperato di raggiungere l’obiettivo contando nel totale anche posti per cui si era conclusa l’aggiudicazione dei lavori ma che non erano effettivamente disponibili. Poi si è cercato di metterci una pezza acquisendo strutture già esistenti. Ma Bruxelles non ha dato via libera. Ora quella quota verrà inclusa nei 60mila posti previsti entro la fine del 2026.

“La Commissione valuterà formalmente l’emendamento proposto nel contesto del quadro normativo relativo alle revisioni dei piani. Non prevediamo modifiche all’importo complessivo dei pagamenti che l’Italia dovrebbe ricevere nel 2023, tenendo conto della terza e della quarta richiesta di pagamento”, ha confermato un portavoce dell’esecutivo Ue. Questa modifica a uno dei 55 obiettivi della terza rata si aggiunge a quelle già decise nei mesi scorsi, a partire dall’esclusione del Bosco dello Sport di Venezia e della ristrutturazione dello stadio di Firenze dai progetti finanziati con i fondi europei per la vivibilità delle periferie e dalla correzione del regolamento sulle concessioni portuali.

“Avevamo detto che non era corretto dare 210 milioni ai privati, spesso per posti letto che esistevano già mentre andavano rendicontati solo posti letto nuovi. La responsabilità di questo fallimento è tutta del Governo”, scrive l’Unione degli Universitari. Le opposizioni attaccano: “Ci hanno fatto perdere mezzo miliardo di euro per progetti concreti”, scrive su Twitter Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera. “Ritardi e obiettivi saltati come quello sugli alloggi universitari. E ieri il Ministro Fitto non ne ha fatto alcuna parola davanti al Parlamento. Incapaci e inaffidabili”. “Sono mesi che sul tema degli alloggi lanciamo l’allarme in tutte le sedi”, aggiungono i deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione e università alla Camera. “Ieri in commissione istruzione alla Camera, la ministra Bernini per l’ennesima volta si è nascosta dietro a rassicurazioni di circostanza che sono state puntualmente smentite dai fatti. Il taglio per gli alloggi nella terza rata del Pnrr è un vero e proprio fallimento la cui responsabilità ricade tutta su questo governo”. Anche se gli errori interpretativi che hanno determinato questo esito risalgono in realtà all’esecutivo precedente.

Un passo indietro. Il Pnrr prevede 960 milioni per la realizzazione, appunto, di 60mila alloggi entro l’orizzonte del Piano. Ma la messa a terra del progetto è stata tormentata. Il governo Draghi ha inizialmente previsto di assegnare le risorse per i primi 7.500 posti con le procedure già previste dalla legge 338 del 2000, limitandosi ad alzare la quota di cofinanziamento dal 50 al 75%, prevedere per le residenze il regime fiscale agevolato riservato all’edilizia sociale. Gli altri avrebbero dovuto essere creati con un nuovo sistema, disegnato con decreti approvati in parte dal nuovo governo. Che prevede l’assegnazione delle risorse a privati che, anche in convenzione o in partenariato con le università, mettano a disposizione nuovi posti letto godendo di un contributo a fondo perduto per la copertura dei costi di gestione per i primi tre anni.

Come ricostruito su lavoce.info dal prorettore al bilancio e delegato per il diritto allo studio per l’Università di Milano-Bicocca Alessandro Santoro – che è stato team leader del Mef per la Missione 4 durante la fase di definizione del Pnrr – “nella primavera del 2022 il ministero dell’Università e Ricerca si rende conto che la sua interpretazione dei 7.500 posti aggiuntivi da garantire entro dicembre 2022 è diversa da quella della Commissione europea”. A quel punto, nel cuore dell’estate del 2022, “i 300 milioni del Pnrr vengono tolti al V bando della legge 338 e destinati a finanziare interventi volti a ottenere la disponibilità di posti letto per studenti universitari, mediante l’acquisizione del diritto di proprietà o, comunque, l’instaurazione di un rapporto di locazione a lungo termine, con procedure e standard diversi rispetto a quelli previsti dalla legge 338. In pratica, si tratta di posti letto recuperati presso strutture già esistenti, gestite soprattutto da soggetti privati”. Senza i precedenti vincoli di destinazione d’uso, in particolare quello in base al quale almeno il 20% dei posti privati doveva essere destinato agli studenti “capaci e meritevoli anche se privi di mezzi” delle graduatorie per il diritto allo studio.

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