Il tocco di Piero. Le mille vite di Piero Umiliani è il film che mancava. E se chi ama la musica di Piero Umiliani attendeva da anni che arrivasse questo momento, sicuramente chi la conosce poco o per niente potrà godere di un paio d’ore in cui essa è la protagonista assoluta.

Dopo tante fortunate visioni in giro per l’Italia, tra sale e festival, giovedì 20 luglio al Cinema Farnese di Roma ci sarà l’ultima proiezione romana, con la presenza del regista. Il documentario, diretto dal tarantino Massimo Martella e prodotto e distribuito da Luce Cinecittà, ripercorre l’intera carriera del maestro Umiliani, dagli esordi al successo, dagli anni bui della malattia alla sua rinascita, arrivando alla sua morte avvenuta nel 2001, che non ha messo fine alla sua fama, al contrario. Piero Umiliani è stato riscoperto un po’ ovunque, tra i ragazzi e i meno giovani, tra gli italiani ma anche e soprattutto tra gli stranieri. I suoi dischi in vinile sono pezzi da collezione, il suo repertorio è fruibile sulle piattaforme per lo streaming, i suoi cd godono ancora di ottima salute, alcuni suoi temi musicali fanno da commento sonoro a odierni spot di marchi prestigiosi. Per finire il suo studio di registrazione, nel quartiere Prati a Roma, che egli realizzò per avere l’indipendenza di creare e produrre quando e come avesse desiderato (ricordiamo che Umiliani fondò le sue proprie edizioni musicali per avere spazio decisionale e libertà totali), oggi vive di nuova vita, rimesso a lucido, pur nel rispetto dell’impianto originario. In esso è presente, anch’essa restaurata, la strumentazione che Piero aveva acquistato, dotandosi anche di sintetizzatori e apparecchiature per l’epoca assolutamente all’avanguardia.

Tutto ciò che sta accadendo in questi anni lo dobbiamo al certosino e paziente lavoro di riscoperta e conservazione da parte delle figlie che, attingendo agli archivi, riescono ancora a tirare fuori musica inedita, oltre a ristampare library e colonne sonore.

Il film di Massimo Martella, che racconta tutto questo, si distingue da altri documentari dello stesso tipo. Come ha raccontato lo stesso regista durante una delle presentazioni prima della proiezione è un film nell’assenza, concepito e realizzato senza il maestro. Di necessità virtù, a far parlare di lui è soprattutto la sua musica, le cui riprese mentre viene suonata dal vivo sono la parte corposa del documentario. Essa è affidata da un lato al pianista Enrico Pieranunzi, jazzista ed ex arrangiatore dello stesso Umiliani, che insieme a un gruppo formidabile di giovani musicisti suona il repertorio jazz. L’esecuzione delle composizioni elettroniche e più sperimentali, colonne sonore di svariati film di genere, è invece affidata ai Calibro 35, il gruppo che con le sue performance maggiormente rappresenta la musica da film degli anni Settanta.

Tutta questa musica è poi intervallata da testimonianze di colleghi, giornalisti, e soprattutto dai familiari, la moglie Stefania e le figlie Alessandra ed Elisabetta che raccontano l’uomo, in relazione alla vita e alla musica. Il momento più commovente ed estremamente emotivo arriva quando si parla della malattia che lo sconvolge e lo costringe a ricominciare da capo tutto un percorso di apprendimento. Fino a risorgere, tornando a suonare dal vivo e avendo la fortuna di assistere già in vita al revival della sua musica.

All’interno del cinema Farnese, antistante la sala di proiezione, è stato allestito uno spazio dove sono esposte le stampe di scatti d’epoca che riguardano incontri e momenti salienti della vita artistica di Umiliani, come quelle con Chet Baker ed Helen Merrill, e diverse copertine dei dischi di Umiliani, tra cui quelle più psichedeliche. Inoltre è presente il vinile della colonna sonora del film. Questa è un’altra interessante particolarità de Il Tocco di Piero, ossia la stampa delle versioni delle musiche di Umiliani eseguite da Enrico Pieranunzi Quintet, Calibro 35, e cantate da Carlotta Proietti, Simona Severini e Serena Altavilla.

Auspico che questo film diventi un dvd, che venga trasmesso in televisione e proiettato nelle scuole. Il suo motivo più celebre, anche il più semplice, Man’ha Man’ha, ha compiuto cinquantacinque anni ben portati, celebrati ieri da un bellissimo servizio sul Tg uno della sera.

Piero Umiliani ha vissuto nella musica e per la musica, pur avendo altissimo il valore della famiglia, che ha coinvolto in ogni sua scorribanda umana. Esploratore, pioniere, coraggioso, indipendente, libero e dotato di poliedrica ispirazione tanto da navigare veloce e leggero tra i più disparati generi, ci ha regalato delle perle musicali imperiture.

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