In concomitanza con la seconda serata della settantatreesima edizione del Festival di Sanremo verrà trasmesso su Sky Arte (disponibile su Now in streaming e on demand) il quarto e ultimo episodio (ognuno della durata di circa 46 minuti) della serie Sound Gigante: storia alternativa della musica italiana. Prodotta da Sky e Kplus in collaborazione con Sonne Film e Sample. E’ diretta da Giangiacomo de Stefano e scritta dal regista con Valentina Zanella. Un ambizioso progetto collettivo che ha richiesto un anno di intenso lavoro di ricerca, produzione, montaggio e post produzione regalandoci infine questo sorprendente e affascinante sussidiario su un ventennio artistico d’oro.

Si tratta infatti di un meraviglioso viaggio musicale tutto italiano che racconta avvenimenti storici, di società e costume in parallelo con la musica e il cinema del momento. Dal boom economico, dal perbenismo di una società in crescita ai ribelli, agli urlatori e al beat, partendo dal 1964, l’anno del rivoluzionario Per un pugno di dollari di Sergio Leone e della sua ancora più rivoluzionaria colonna sonora di Ennio Morricone. Passando poi per la contestazione giovanile, la controcultura e l’avanguardia degli anni settanta, gli anni di piombo violenti e sanguinosi, si arriva a punk, new wave e italo disco successivi.

Narrato dall’affascinante voce di Alessio Bertallot, il documentario si snoda al ritmo veloce di foto, copertine di dischi e filmati originali dell’epoca, con la relativa evocativa e spettacolare musica in sottofondo, alternati a testimonianze dirette di alcuni tra i protagonisti di allora, ossia discografici, autori, attori, come Franco Bixio, Fabio Frizzi, Franco Micalizzi, Red Canzian, Don Backy, Romano Di Bari, Erika Blanc, Fabio Testi e racconti di odierni cultori, come produttori, dj, collezionisti, tra cui Marco D’Ubaldo, Ninfa Dora, Tommaso Colliva, Deborah Farina, Oderso Rubini. Veniamo condotti alla scoperta di come siano nati, si siano sviluppati e abbiano avuto fortuna determinati filoni musicali.

In particolare per quanto riguarda gli anni Sessanta e Settanta il successo della musica da film è stato coadiuvato dal proliferare di un’industria cinematografica che in quegli anni ha raggiunto l’apice della sua produzione, copiosa e abbondante, tanto da arrivare alla cifra di più di trecento film l’anno. Non tutti capolavori, molti cosiddetti di genere, spaghetti western, gialli, neri, serie b, erotici, mondo movie, poliziotteschi, ma tutti senza dubbio dotati di colonne sonore eccezionali, non solo in grado di valorizzare la pellicola, ma spesso capaci di superarne di gran lunga lo spessore.

I temi principali erano talmente incisivi da oltrepassare la loro funzione di musica per immagini entrando nelle classifiche dei successi del momento portando alla fruizione del grande pubblico i generi più disparati, anche i meno popolari come il jazz o altri completamente reinventati dai maestri italiani, come la bossanova e i ritmi latini. I compositori erano professionisti al servizio dei registi, ma ebbero la possibilità di scatenare il proprio talento con massima libertà creativa. Così Piero Piccioni, Piero Umiliani, Stelvio Cipriani, Riz Ortolani, Franco Micalizzi, Alessandro Alessandroni, Fred Bongusto e Stefano Torossi. Spesso erano i musicisti che lavoravano con i più grandi compositori a dedicarsi con successo alle library, cioè ai commenti musicali per documentari e pubblicità, altro fenomeno prolifico e interessante dell’epoca, una produzione con meno budget, ma con altrettanti fortunati risvolti artistici.

Con taglio dinamico, montaggio veloce e seducente come il materiale proposto, puntata dopo puntata la musica colta incontra il jazz, il rock sposa la classica, l’elettronica saluta l’avanguardia, si rende omaggio a musiciste di grande spessore pur in minoranza numerica rispetto ai colleghi uomini, come Daniela Casa e Franca Sacchi, si tira fuori il Franco Battiato sperimentale e si ritrovano quei gruppi composti da strumentisti virtuosi come Area, i Giganti, Osanna e i Goblin di Claudio Simonetti.

Per chi conosce e ama questa epoca fruttuosa della musica, che da italiana è diventata internazionale, sia perché conosciuta e rivalutata all’estero sia perché in grado di influenzare quella straniera, questo programma è un compendio e voluttuoso ripasso.

Ogni puntata potrebbe dare il via a delle monografie perché tanto ancora ci sarebbe da approfondire, ma per chi non ha avuto una formazione musicale completa, per generazione o per oblio, questa serie rappresenta una preziosissima sufficiente guida, imprescindibile materiale da studiare per chi fa musica oggi, anzi da diffondere già nelle scuole.

Finalmente abbiamo un documento che, lungi dall’essere un’operazione nostalgia pur provocandone tanta, renderà imperitura nel tempo quella cultura italiana che siamo stati in grado di creare ed esportare in diversi campi, non solo quello musicale. Perciò, tutti a guardare la quarta puntata e a rivedere le altre.

Articolo Precedente

“Non puoi sfottere lo sponsor”: Simona Ventura ‘sgrida’ in diretta Antonella Elia come fece Mike Bongiorno

next
Articolo Successivo

Il carro del momento

next