È un’estate infernale per il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Non tanto per il caldo ma perché, ovunque si giri, scopre prezzi che aumentano. E allora bisogna convocare una “commissione di allerta rapida” e “fare riunioni”. Nulla di concreto, per carità, ma pur sempre impegni che riempiono l’agenda. La settimana è densissima, incontri con i rappresentanti dei pastifici, della grande distribuzione, delle compagnie petrolifere, dell’industria dei prodotti per l’infanzia. Che i prezzi stiano aumentando a vista d’occhio le famiglie lo vivono sulla propria pelle da qualche anno. Ormai persino le banche centrali invitano i commerciati a darsi una calmata. I governi di Francia, Spagna e Gran Bretagna hanno avviato interventi concreti. In Italia non si è fatto nulla se non sguinzagliare “Mr Prezzi”, dimenticato nel suo ufficio da anni, e togliere le agevolazioni fiscali su carburanti e bollette energetiche.

Oggi Urso si è concentrato sui biglietti aerei. “Le tariffe degli aerei aumentano laddove il cittadino non ha altra scelta, come in Sicilia e Sardegna, con picchi inaccettabili, del 70%. Con Matteo Salvini siamo d’accordo che interverremo a breve”, afferma Urso. Ma siamo ormai a fine luglio, molti italiani hanno già volato e i biglietti di agosto sono per lo più presi. Come fa giustamente notare il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona: “È dall’inizio del mese che il ministro Urso annuncia che interverrà a breve. Vogliamo dargli una notizia, dato che evidentemente non se ne è accorto: l’estate è arrivata e le persone stanno già andando in ferie. Insomma le vacanze sono oramai quasi tutte prenotate. I voli sono in testa alle top ten dei rincari delle vacanze. Inutile chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati”, conclude Dona. Speriamo nell’estate 2024.

Ieri era toccato alla pasta. Nell’ultimo anno il prezzo del grano sui mercati internazionali è sceso del 9% ma sugli scaffali dei supermercati i pacchi di penne, spaghetti e fusilli costano sempre di più e le confezioni si restringono (un po’ quelli dei gelati, diventati ormai dei mini snack). Quello con le aziende della filiera della pasta “è stato un confronto significativo, con un settore che determina il paniere alimentare del Paese. Domani incontrerò i rappresentanti della grande distribuzione organizzata. Al termine di questi incontri definiremo una politica, con il consenso degli attori, per accelerare la discesa dei prezzi che si sta già manifestando, venendo incontro alle esigenze primarie dei cittadini” ha detto Urso. Con calma. Il ministro ha poi annunciato l’ipotesi di un paniere di prodotti di largo consumo a prezzi calmierati. “È iniziato un confronto che dovrebbe portarci a un’intesa con la grande distribuzione, ma dobbiamo coinvolgere anche il sistema produttivo”, dichiara Urso. “Penso che nella prossima settimana – aggiunge – entreremo nel vivo di questo confronto per raggiungere formalmente un’intesa che possa consentire ai cittadini di percepire una significativa riduzione dei prezzi dei beni a maggior consumo”.

Plauso del ministro invece per i petrolieri. La benzina è tornata in zona due euro al litro e ieri l’Antitrust ha aperto un’indagine a carico di Eni e altre 7 compagnie per una possibile intesa sul costo della componente bio che avrebbe avuto l’effetto di tenere i prezzi più alti del dovuto da almeno 3 anni. Ma Urso applaude: “I ribassi registrati in questi giorni alla pompa confermano un andamento che va consolidandosi e che vede il prezzo industriale dei carburanti in Italia, al netto dunque della fiscalità nazionale, stabilmente più basso rispetto a quelli di Germania, Spagna e Francia”.

“Il Governo non molla perché ritiene che l’inflazione sia uno dei problemi principali”, dice ancora Urso che poi rivendica: “Quando a ottobre dell’anno scorso si è formato il governo l’inflazione era oltre il 12%, oggi è al 6.4. È un dato positivo che dobbiamo rendere più forte”. E qui il governo dovrebbe fare pace con se stesso. L’inflazione sta scendendo in tutta la zona euro e l’Italia è anzi uno dei paesi dove rimane più alta e ha eroso di più il valore reale degli stipendi. In Spagna, dove il governo è intervenuto per calmierare i prezzi dell’energia, l’inflazione è all‘1,6%, in Francia al 5,3% . Nel calo dell’inflazione Urso e colleghi non c’entrano nulla. Semplicemente sui prezzi inizia a farsi sentire, meno che altrove, il rallentamento economico dovuto anche all’azione della Banca centrale europea che in un anno ha alzato i tassi dallo 0,5 al 4% proprio per cercare di contrastare il carovita. Una politica monetaria apertamente e continuamente criticata dal governo italiano che la Bce continua a perseguire anche per supplire all’inazione di alcuni governi.

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