“Chi segue la carriera, avrà per sempre ansia, chi segue la propria vocazione, avrà tranquillità”. Barbara Antonini ha 42 anni e da quasi dieci vive e lavora a Cuzco, cittadina a oltre 3mila metri di altitudine sulle Ande, in Perù. Cresciuta a Trieste, ha insegnato italiano all’estero, lavorato nella vendita di food e beverage italiani a Hong Kong e poi “è arrivata la vocazione, con un forte odore di Sudamerica”, ricorda al fatto.it. Era il 6 settembre del 2014: “Arrivavo in Perù dopo aver trascorso 3 mesi in Colombia. Ero sul bus, guardavo fuori e mi ritrovavo nel deserto. Non l’avevo mai visto prima”. Dall’apprensione passa all’entusiasmo. “Non era un Paese verde il Perù?”, sorride. “Poi mi giro dall’altra parte e vedo l’oceano, le onde, i surfisti”.

La vita a 22 ore d’aereo da casa scorre tranquilla. “Sono sempre stata in giro per il mondo: per i miei non è stata una novità che partissi. Sono venuta qui perché volevo capire me stessa, aiutata dalle Ande e dalla terra amazzonica”, spiega Barbara, che in Italia ha laurea in economia, un master in sviluppo sostenibile e ha lasciato un dottorato di ricerca a metà: “Era un parcheggio”, spiega. “In Italia è tutto molto statico. Nulla si muove”, aggiunge. I veri protagonisti, per Barbara, sono i cittadini come piccoli artigiani, gli imprenditori, i lavoratori autonomi: “Lo Stato non sa cosa accade davvero nel Paese. Ammiro molto la resistenza dei piccoli lavoratori”, continua. L’Italia è il Paese dove tutto sommato si sta bene, il Paese perfetto “per chi aspira al lavoro fisso, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17”. Se invece hai un profilo più dinamico, in Italia “finisci frustrato”.

In Perù, complice il clima, spesso le case non hanno bisogno di essere riscaldate, aggiunge Barbara. Al caldo della giungla, invece, bisogna semplicemente adeguarsi: solo gli hotel a 5 stelle hanno l’aria condizionata. Tra costa, montagna e selva, il Perù ha una dimensione del territorio importante, per cui è difficile generalizzare sul costo della vita. Sicuramente i quartieri alti di Lima, come sono San Isidro o la Molina, sono “cari come il centro di Milano o Roma”. E frutta e verdura sono disponibili tutto l’anno, e sono “prodotti locali e a ottimo prezzo”. Sulla tassazione il Perù protegge molto i suoi artigiani (“e fa bene!”), aggiunge Barbara: “Qui un piccolo artigiano che vende sul territorio nazionale è libero di farlo: quando le sue vendite però superano una certa soglia, paga una cifra forfettaria”. In Italia “non hai ancora nemmeno aperto la tua azienda che già non dormi pensando alle tasse – sorride Barbara –. In questo senso, viva il Perù”. Per chi guadagna molto e ha un reddito alto, invece, le tasse sono come in Italia, o “anche maggiori”.

Barbara si definisce un outsider completa, una “pecora nera”, sorride. “Non ho mai voluto dipendere da nessuno”. Oggi si occupa di lavorazione orafa in un laboratorio della cittadina peruviana famosa per essere la culla della civiltà Inca. “I miei erano riusciti a comprare un’oreficeria in un momento d’oro nella storia di Trieste, dove insieme ai miei fratelli sono cresciuta come fosse casa”. Poi i tempi sono cambiati, nel 2010 il negozio non c’era più e Barbara si è ritrovata in Perù con edifici “strapieni di negozi d’argento, artigiani che correvano ovunque per proporre i loro pezzi. Mi sono tuffata subito: Trieste era così 40 anni fa”, aggiunge. “A mia mamma andava bene che avessi creato qualcosa di mio, però non che stesse dall’altra parte del pianeta”, sorride. La sveglia arriva con “il primo raggio di sole che si riflette sulla montagna. Vado al mercato, porto tutto in cucina e faccio colazione, che nelle Ande è importantissima. Poi un giro a piedi o in bici, un po’ di ginnastica, il lavoro, tra gioielli da disegnare, il laboratorio, lo studio”. Ora Barbara è concentrata sul romanzo che ha appena scritto: la storia di una giovane donna alla ricerca spirituale dell’Amazzonia peruviana. “Sai, tutti pensano che sia facile scrivere un libro, ma sono pensieri di persone senza esperienza. Scrivere, pubblicare e vendere con successo un libro è una vera arte. Ed è anche una spesa che uno si deve chiedere se sostenere o meno”.

Ai giovani Barbara consiglia di “spegnere la tv e i social”, prendere “una bici o qualsiasi mezzo di trasporto” e uscire di casa per “conoscere il mondo, incontrare le persone, allargare gli orizzonti”: “Siete potentissimi. Siete nel fiore dei vostri anni, il mondo è vostro”, aggiunge rivolta ai ragazzi italiani. E lei, in Italia, quando tornerà? Non adesso. “Se non fossi partita non avrei la visione del mondo che ora ho”. Ma le piacerebbe qualche serata in Italia, magari, un giorno, per vedere qualche opera greca in rappresentazione al teatro di Siracusa. Il futuro? “La parola carriera mi piace poco. Nonostante alla società piaccia questa parola, io preferisco parlare di vocazione. La mia vita è una sorpresa – conclude – però fare la console onoraria del Perù a Trieste non mi dispiacerebbe per nulla”.

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