Dopo aver spaccato la maggioranza, le proposte lanciate dal ministro Carlo Nordio creano fratture anche all’interno del gotha di Fratelli d’Italia, con posizioni diametralmente opposte espresse da esponenti vicinissimi alla presidente del Consiglio. Tutto questo mentre i retroscena parlando di una Giorgia Meloni infastidita dalle uscite del suo Guardasigilli, che non ha (ancora) sconfessato pubblicamente ma che starebbe quasi “commissariando” per cercare di evitare fughe in avanti di Nordio e per concordare tutti i principali progetti sui quale sta lavorando il ministro. Secondo quanto riportato da alcuni giornali, la premier avrebbe anche telefonato al ministro Nordio chiedendogli di abbassare i toni per non mettere a rischio la riforma della giustizia.

A rompere il fronte di Fratelli d’Italia ci ha pensato Guido Crosetto. Il ministro della Difesa, considerato un membro del quartier generale meloniano, difende pubblicamente Nordio: “Ha tutta la mia solidarietà perché si trova stretto nella morsa tra chi vuole mantenere il potere di utilizzare la ‘giustizia’ come uno strumento di lotta politica e chi ha paura di sfidare l’ingiustizia facendo una scelta giusta, perché teme ‘ritorsioni'”. Commenta su Twitter Crosetto, che non entra nel merito né dell’idea di smantellare il concorso esterno, né sulle eventuali modifiche in Parlamento al ddl giustizia nella parte riguardante l’abuso d’ufficio (come sembra avere promesso la premier al presidente Mattarella).

Con queste parole, però, Crosetto sconfessa il braccio destro di Giorgia Meloni, il sottosegretario alla presidente del Consiglio, Alfredo Mantovano, che – invece – sul tema era intervenuto con parole chiare e nette per stoppare le idee di “rimodoluzione” del concorso esterno avanzate da Carlo Nordio: “Ai parenti delle vittime di mafia, a Salvatore Borsellino e Maria Falcone, dico che modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità”, aveva detto Mantovano al Fatto Quotidiano.

Mentre la Lega con Matteo Salvini, si allinea alle posizioni espresse da Mantovano ( “Non è la priorità”, ha commentato il leader del Carroccio), Forza Italia – invece – spalleggia il ministro sia su una possibile revisione del concorso esterno (“Da un punto di vista giuridico credo che abbia ragione il ministro Nordio”, ha detto Tajani) e soprattutto sulla riconferma, senza modifiche, sia alla Camera che al Senato del testo che prevede l’eliminazione dell’abuso d’ufficio così come previsto dal decreto già approvato in Consiglio dei ministri.

Secondo i retroscena pubblicati dai quotidiani, infatti, nel colloquio di giovedì al Quirinale la premier si è impegnata (o quantomeno resa disponibile) a modificare in Parlamento il ddl presentato dal Guardasigilli nella parte in cui vorrebbe abrogare tout court l’articolo 323 del codice penale. Una scelta che secondo il capo dello Stato e quasi tutti gli addetti ai lavori rischia di violare convenzioni e trattati sottoscritti dall’Italia in sede internazionale, e quindi l’articolo 117 della Costituzione, che ne impone il rispetto. Il Quirinale non ha ancora firmato l’autorizzazione a presentare il ddl alle Camere, sembrerebbe in attesa dell’assicurazione di interventi da parte del governo. Niente abolizione ma modifiche necessarie, avrebbe spiegato Meloni a a Nordio durante la telefonata.

Sempre i retroscena oggi parlano di un tentativo di Giorgia Meloni di ridimensionare Nordio ma senza polemiche pubbliche. La presidente del Consiglio rivendica la regia dei dossier in mano al ministro. E mentre Nordio continua a intervenire su temi che imbarazzano Meloni, Palazzo Chigi – dopo l’incontro con il Capo dello Stato – ha iniziato una trattativa per mettere mano in Senato all’abuso d’ufficio con degli aggiustamenti, ma non si sa ancora quali: almeno, al momento, non trapela nulla. Potrebbe toccare proprio a Mantovano illustrare a Nordio le modifiche da apportare, con la speranza che il ministro della Giustizia accetti senza dare il via a una vera e propria guerra civile nella maggioranza. A sostenerlo nella battaglia troverebbe di certo le truppe di Forza Italia, contrarie a qualsiasi forma di passo indietro.

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