I Mondiali di pallavolo ogni due anni anziché quattro. In sostanza, le nazionali disputeranno un anno i campionati internazionali e l’anno successivo quelli continentali, come gli Europei, a differenza di quanto avviene nel calcio e nel basket. In più, va aggiunta l’annuale Volleyball Nations League (Vnl), torneo internazionale spalmato su due mesi, che ha un buon montepremi ed è valido per il ranking. Un tour de force che metterebbe a rischio le condizioni fisiche delle atlete e degli atleti di alto livello, ma anche la programmazione dei club, obbligando anche gli atleti fuori dal giro delle nazionali a partite ogni 3-4 giorni durante la stagione. È il frutto dei nuovi calendari internazionali approvati dalla Federazione internazionale di pallavolo (Fivb), che ha anche aumentato da 24 a 32 il numero di squadre partecipanti. L’obiettivo dichiarato dall’Fivb: dare più visibilità alle 32 nazionali e allo sport.

Campionati compressi
La prima voce critica che si è sollevata è stata quella di Mauro Fabris, presidente della Lega Pallavolo Serie A femminile. “La Serie A1 è una competizione lunga e impegnativa, che accoglie le migliori giocatrici a livello mondiale, con squadre che giocano costantemente manifestazioni europee e intercontinentali. Già in questi anni la compressione dei nostri calendari è stata evidente, l’ultima finale scudetto ne è stata un esempio, con gare molto importanti giocate a distanza di quarantotto ore”. Le società – ha denunciato ancora Fabris – subiranno anche altre conseguenze: “I campionati dovranno terminare addirittura entro la fine di aprile: meno di sette mesi, un record negativo che impatterà certamente sulle società e sui loro sponsor. Società su cui, va ricordato, ricade l’onere esclusivo di garantire per dodici mesi l’anno il giusto sostegno economico delle nostre campionesse”.

“Questo dà un problema di visibilità e di sponsor – spiega a ilfattoquotidiano.it Massimo Righi, presidente della Lega Volley, che organizza i principali campionati maschili, Superlega, serie A2 e serie A3 –. Da una prima lettura il planning dà enormi problemi con la compressione dei campionati”. Il problema non è nuovo: “Da quasi 25 anni battagliamo con l’Fivb per avere più tempo. Ci vorrebbero almeno otto mesi per i campionati”. Non ritiene però che la mancanza di pause riguardi tutti gli atleti, ma solo di una parte: “Alle finali scudetto arrivano soltanto due squadre, le altre si fermano prima. Dire che non c’è tempo per riposarsi è errato. Il problema, semmai, si presenta durante la stagione”. Perché tra campionati, coppa Italia, coppe europee, molte squadre giocano ogni tre o quattro giorni, affrontando anche lunghe trasferte, sia nel settore maschile, sia in quello femminile. Lo racconta bene Alessia Gennari, schiacciatrice dell’Imoco Volley Conegliano (che quest’anno ha vinto mondiali per club, Supercoppa Italiana, coppa Italia e scudetto) e della nazionale (con cui ha vinto gli Europei 2021 e la Vnl 2022), ma anche consigliera dell’Associazione italiana pallavolisti (Aip): “Dopo i mondiali femminili, finiti a metà ottobre, siamo rientrate e abbiamo avuto due giorni liberi e due allenamenti col club perché il 20 è cominciato il campionato”, ricorda. Per i club che giocano anche nelle coppe internazionali, lo sforzo è maggiore: “Si va in campo ogni tre giorni. A dicembre, poi, noi dell’Imoco abbiamo partecipato al Mondiale per club ad Antalya, in Turchia (con la finale vinta domenica 18, ndr). Siamo rientrate lunedì a Venezia e la mattina dopo siamo ripartite per Moulhouse con un viaggio in treno e in pullman per disputare la Champions”. Cosa significa essere giocatrici di altissimo livello e far fronte a questi ritmi? “Non c’è più il tempo per allenarsi sul piano fisico e fare il lavoro coi pesi che permette di prevenire gli infortuni. Per fortuna ormai le squadre hanno degli staff preparati alle tante esigenze”.

Giuseppe Cormio, direttore generale della Lube Civitanova, una delle squadre più titolate a livello maschile, pone in primo piano la salute degli atleti: “Alcuni, come Mattia Bottolo, da un paio di anni non hanno neanche sei giorni di riposo consecutivi. Non c’è rispetto per la salute dei giocatori, né per quello dei club”. Il pensiero va all’esperienza di Ivan Zaytsev che, dopo le ultime olimpiadi, si è dovuto operare ed è rientrato soltanto nel finale della stagione. I calendari intensi sono “il dramma del nostro sport, considerando che ci sono di mezzo trofei più ‘commerciali’ come la Vnl o il Mondiale per club”. Questa competizione, organizzata dall’Fivb, a volte capita nel mezzo di campionati e Champions League: “Non c’è dialogo tra la Federazione internazionale e quella europea”. La mancanza di dialogo tra le due organizzazioni viene denunciato anche da Alessia Gennari: “Le vedo tutte concentrate sui loro interessi. C’è poca volontà di creare qualcosa di più armonioso per l’atleta. Dovrebbero confrontarsi di più”.

Atlete e atleti sotto stress
Per l’Associazione italiana pallavolisti, la prima organizzazione che raggruppa gli atleti e le atlete di questo sport per rappresentarne e difenderne gli interessi, parla anche il presidente Giorgio De Togni: “Se eliminano i tornei di qualificazione olimpica, che durano un mese, richiedono ritiri lunghi e hanno molte partite, allora può avere aspetti positivi, comportare meno impegni e meno sforzi per gli atleti – spiega –. Il problema principale è che la nazionale fa tornei estivi troppo lunghi che fanno comprimere i tempi dei campionati col club. La Vnl è un torneo superfluo, soprattutto se ci saranno i mondiali ogni due anni”.

La federazione cerca di limitare i danni
Contro l’intasamento dei calendari, le federazioni nazionali hanno le mani legate e sono poco unite: quelle che hanno nazionali di livello (come Serbia, Slovenia, Stati Uniti e Francia), ma campionati poco competitivi, puntano molto sugli impegni estivi internazionali. Senza una presa di posizione unitaria, è impossibile cambiare le decisioni della Fivb e risulta anche difficile rinunciare alle competizioni. Così la Federazione italiana pallavolo in questi anni ha insistito affinché almeno mondiali ed europei diventassero propedeutici alle qualificazioni olimpiche e questa è l’unica concessione arrivata dalla Federazione internazionale: dai prossimi anni i tornei in vista dei giochi iridati non si disputeranno più. Inoltre, per quanto riguarda l’organizzazione interna, il ct Ferdinando De Giorgi ha imposto agli atleti della nazionale maschile un riposo di almeno due settimane.

Ovviamente quest’anno restano i tornei di qualificazione olimpica previsti a settembre e ottobre, al termine di una stazione che è cominciata a maggio con la Vnl e che proseguirà con gli Europei ad agosto, durante i quali le azzurre di Davide Mazzanti e gli azzurri di De Giorgi dovranno difendere in casa gli ori vinti nel 2021. Però per gli uomini il torneo di qualificazione a Parigi 2024 finisce l’8 ottobre: “Due settimane dopo inizierà il campionato, ma ci vorrebbe almeno un mese tra riposo e preparazione. Così il nostro campionato non parte al meglio”, dice Righi. “Alcuni giocatori arriveranno otto giorni prima dell’inizio del campionato, e chissà in quali condizioni”, afferma Cormio.

La federazione internazionale di pallavolo replica alle critiche
Nei giorni scorsi, l’Fivb è intervenuta con un comunicato che sembra rispondere alle critiche emerse, ricordando che per limitare gli impegni sono stati eliminati i tornei di qualificazione olimpica e assicurando di aver tenuto in considerazione la voce degli atleti. La federazione ha annunciato che un gruppo di lavoro determinerà le date per concedere un tempo sufficiente tra la fine dei campionati nazionali e i tornei internazionali e per consentire il riposo, il recupero e la preparazione: “Questo approccio strategico sosterrà ulteriormente la salute e il benessere degli atleti”, assicura.

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